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26 marzo 2018

News

Fibrosi cistica. Stamattina al carcere di Catanzaro una lodevole iniziativa solidale


Sono più di 100 le uova di cioccolato acquistate dal personale della Polizia penitenziaria in servizio presso la Casa circondariale «Ugo Caridi» di Catanzaro, per sostenere, in occasione della Santa Pasqua, la ricerca per le cure della fibrosi cistica.

Stamattina c’è stato un momento di confronto su questo tema, nella sala conferenze del carcere di Siano, alla presenza delle ragazze dell’Oratorio San Pantaleone di Papanice, in provincia di Crotone, che hanno svolto in questa occasione attività di volontariato a favore della Fondazione per la ricerca sulla fibrosi cistica Onlus.

«Il legame con il territorio» ha detto la direttrice del carcere, Angela Paravati «deve essere inteso in senso reciproco e non unidirezionale. Il carcere viene spesso erroneamente visto come un’amministrazione isolata, un quartiere chiuso che può solo ricevere sostegno ed aiuto dalla comunità esterna. In occasione delle festività pasquali la Polizia penitenziaria, presente presso questo Istituto attraverso oltre 300 risorse, ha voluto dare un segnale inverso, facendo partire da qui un’iniziativa solidale nei confronti della società».

La fibrosi cistica è la più comune fra le malattie genetiche gravi: compromette i bronchi e i polmoni, con conseguente insufficienza respiratoria, ma anche il pancreas, spesso con la complicazione del diabete.

La patologia è dovuta ad un’alterazione genetica: si eredita da genitori portatori sani di un gene mutato. In Italia c’è un portatore sano ogni 25 persone circa.

Ad oggi, le cure sono dirette ai sintomi e alla prevenzione delle complicanze. Negli anni Cinquanta un bambino malato di fibrosi cistica non arrivava in genere all’età scolare: oggi molti adulti ci convivono, riuscendo a studiare e a lavorare.

La Fondazione per la ricerca sulla fibrosi cistica Onlus promuove progetti di ricerca per migliorare la durata e la qualità della vita delle persone che soffrono di questa malattia.

Ecco i numeri: 700 ricercatori, 140 delegazioni e gruppi di sostegno in tutta Italia, 10.000 volontari che raccolgono fondi, divulgano informazioni sulla malattia e portano avanti iniziative solidali come quella a cui oggi la Polizia penitenziaria del carcere di Catanzaro ha sentito di dover aderire.


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