La senatrice Monica Cirinnà
1 marzo 2016
La senatrice Monica Cirinnà

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Fiducia alle unioni civili, nuovo equilibrio in Parlamento


173 favorevoli, 71 contrari e 0 astenuti. Dopo settimane di discussioni, il Senato approva lo scorso 25 febbraio la proposta di legge per la regolamentazione delle unioni civili. Ora il ddl Cirinnà passa a Montecitorio. Una maggioranza d’altri tempi vota la fiducia.

Un dibattito accesso che ha coinvolto l’opinione pubblica a 360 gradi. Presentato il 6 ottobre 2015, il testo a firma Monica Cirinnà (Pd) è stato approvato in prima lettura da Palazzo Madama. Della discussione in aula si è detto molto, ma anche il voto della scorsa settimana merita la dovuta attenzione.

Il dissenso assente
Pochi i voti contro. Solamente Conservatori e riformisti, Forza Italia e Lega nord hanno votato in maniera compatta dicendo no al provvedimento. Il Movimento 5 stelle, nonostante la chiara opposizione al testo, ha deciso di non partecipare alla votazione, uscendo dall’aula e risultando quindi assente. Una decisione in linea con un trend che caratterizza l’attuale legislatura. Piuttosto che prendere la responsabilità politica di votare contro un determinato testo, si decide di non partecipare al voto.

Diviso Grandi autonomie e libertà, con nove voti contro e quattro voti ribelli: Davico, Naccarato, D’Onghia e Villari hanno infatti votato a favore del testo.

Maggioranza d’altri tempi
Hanno contribuito al passaggio del provvedimento i voti di Alleanza liberalpopolare-Autonomie. I 18 voti, per quanto ininfluenti nel caso specifico visto le tante assenze in aula, hanno di fatto segnato l’appoggio del gruppo capitanato da Denis Verdini all’esecutivo di Renzi. Non partecipando al voto, i 5 Stelle hanno infatti contribuito all’abbassamento della soglia di maggioranza a quota 123, rendendo non necessari i voti favorevoli di Al-A. Un sostegno al governo, quello di Al-A, già dimostrato con le recenti nuove nomine in commissione al Senato.

L’attuale maggioranza è dunque in continua evoluzione, in continuo cambiamento e soprattutto con un’identità molto particolare. Quest’anteprima di terza Repubblica assomiglia già alla prima. Non uno o due partiti al governo e il resto all’opposizione, ma una maggioranza variabile, adattabile alle circostanze e soprattutto non ben definita. Tutto questo, come per l’opposizione, rende molto difficile individuare una chiara responsabilità politica per i provvedimenti che vengono presi in aula.

Ora il testo continua il suo iter parlamentare. A breve l’arrivo a Montecitorio, dove i numeri a favore dell’esecutivo fanno immaginare tempi rapidi di discussione e approvazione finale.
(openpolis.it)


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