“Parlare di unità, di ‘Paolo che deve essere di tutti’ e poi lanciare un attacco diretto alle Agende Rosse, e quindi a me, accusandomi di andare dietro a chissà quali teorie balzane… mi dispiace ma questo davvero non lo posso accettare, nemmeno dal marito di mia nipote”. E’ un Salvatore Borsellino deluso, “incaz…” come dice lui, quello che a una settimana dall’anniversario della strage di via D’Amelio, in cui persero la vita il fratello Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta, si trova a leggere l’intervista dell’avvocato Fabio Trizzino, legale dei figli di Borsellino e marito della primogenita Lucia all’edizione palermitana di Repubblica. “Non accetto che si parli di armonia, di unità, e poi si cerchi di tagliare fuori me, il fratello di Paolo, gli altri nipoti e le loro posizioni, in maniera così forte – dice all’Adnkronos – Mi sono sempre astenuto dal rispondere all’avvocato Trizzino, nonostante le sue posizioni processuali siano assolutamente diverse dalle mie, per rispetto al fatto che è il marito di Lucia e perché i figli di Paolo non hanno mai preso posizione rispetto alle mie idee. Ma questa volta non posso esimermi”.
Ad aver “passato il segno”, secondo il fratello del giudice ucciso nel ’92, sono le frasi in cui il legale si chiede se “le Agende rosse siano veramente al servizio della verità o se siano innamorate di una tesi, quella della trattativa, in maniera dogmatica”. “Da avvocato – prosegue Salvatore Borsellino – Trizzino dovrebbe sapere che la trattativa non è stata smentita, è solo stata considerata non reato. Lo stesso Mori, dopo la sentenza, ha detto che rifarebbe la trattativa quindi vuol dire che c’è stata. La sentenza sulla trattativa dimostra solo una giustizia in stato confusionale. Venirla a negare è assolutamente fuori luogo e mi lascia allibito. Non posso accettare che si accusino le Agende Rosse, e quindi me, di andare dietro a un’idea e non di ricercare la verità come ho fatto, e continuo a fare, in tutti questi anni. Non sono solo deluso, mi perdoni il termine, sono incazzato”.
Per Salvatore Borsellino, Trizzino “non è il legale della famiglia Borsellino, ma il legale dei figli di Paolo. La famiglia Borsellino è fatta anche dai fratelli di Paolo, anche se in vita sono rimasto solo io, e dagli altri suoi nipoti. E abbiamo idee diverse dalle sue che meritano lo stesso rispetto che io porto ai figli di Paolo”. Il richiamo al ‘Paolo è di tutti’, riguarda anche la presenza di due cortei in vista delle celebrazioni del 19 luglio. “Ci saranno due manifestazioni ma non vedo perché quella organizzata da giovani e da studenti, a cui fra l’altro io, le Agende Rosse e la Casa di Paolo abbiamo aderito, debba essere definita alternativa. Il corteo sarà composto dalle stesse persone che il 23 maggio sono arrivate in via Notarbartolo e in maniera poco edificante sono state fermate quando stavano per arrivare all’albero Falcone per il minuto di silenzio. Ecco, questo non accadrà il 19 luglio: in via D’Amelio saranno i benvenuti”.
E anche sulla possibilità che la politica entri nelle celebrazioni per la strage di via d’Amelio, Salvatore Borsellino è molto chiaro: “Io la politica l’ho sempre lasciata fuori dal 19 luglio. Via D’Amelio è sempre stata aperta a tutti, tutti sono sempre stati i benvenuti ma senza passerelle. Non ci sono mai stati politici o rappresentanti delle istituzioni invitati a salire sul palco, perché io dalla politica e dalle istituzioni mi aspetto verità e giustizia non corone di fiori. Parlare a me di ‘politica fuori’ dalle celebrazioni è davvero fuori luogo”.