Dal Consiglio europeo al G7, cercando la sponda giusta. La partita di Mario Draghi per arrivare a mettere un tetto al prezzo del gas, e a disinnescare il ricatto energetico di Mosca, prosegue senza sosta. Se a Bruxelles avrebbe voluto ottenere di più, con la convocazione di un Consiglio straordinario a luglio che invece non ci sarà, a Elmau ha fatto un passo avanti, superando le resistenze della vigilia del presidente americano Joe Biden, molto più interessato al petrolio.
Il risultato, per ora tutto politico, è il riconoscimento del price cap come uno strumento capace di raggiungere due obiettivi strettamente legati tra loro: tutelare aziende e consumatori europei e ridurre i guadagni della Russia, che continuano a essere consistenti grazie al gas.
Il comunicato finale del vertice è come tutti i documenti di questo tipo avaro di dettagli. Ma è significativo che riconosca la decisione dei Paesi UE membri del G7 di individuare le modalità più idonee per implementare un generico tetto al prezzo del gas. Il G7 “accoglie con favore la decisione dell’Unione Europea di esplorare con i partner internazionali modi per contenere i prezzi crescenti dell’energia, inclusa la fattibilità di introdurre tetti temporanei ai prezzi, ove appropriato”. Mentre “riduciamo gradualmente l’afflusso del petrolio russo sui nostri mercati – continuano i leader – cercheremo di sviluppare soluzioni che consentano di raggiungere il nostro obiettivo di ridurre i ricavi della Russia dagli idrocarburi, sostenendo la stabilità nei mercati globali dell’energia, minimizzando nel contempo gli impatti economici negativi, specialmente nei Paesi a basso e medio reddito”.
C’è l’impegno, in sostanza, ma manca ancora molta strada da fare. Sarà necessario decidere come farlo tecnicamente, con quali strumenti e soprattutto con quali tempi. Nella strategia di Draghi, sorretta per altro da un’evidenza logica, è indispensabile introdurre il tetto al prezzo del gas prima dell’inizio del prossimo Inverno. A questo punto, la deadline naturale sembra ottobre.
Nei piani di Draghi, l’obiettivo di medio termine resta l’indipendenza da Mosca. “Se la Russia deciderà di tagliare all’improvviso tutte le forniture ci devono essere dei piani di emergenza, ma le scorte stanno incrementando in modo positivo, abbiamo raggiunto un buon livello di scorte e quindi pianifichiamo di completare le scorte”, ha premesso, aggiungendo: “Saremo capaci di gestire questa transizione nel momento in cui saremo completamente indipendenti dal gas russo”.
In numeri, intanto, confortano. Proseguono a ritmo sostenuto le iniezioni di gas negli stoccaggi italiani: oggi la previsione è di circa 84 milioni di metri cubi. Si continua a notare l’effetto Snam, incaricata la scorsa settimana dal Mite di contribuire al riempimento nel mese di giugno, a integrazione degli impegni degli operatori. In cinque giorni, l’azienda ha contribuito per circa 260 milioni di metri cubi. Secondo i dati Gie, il livello di riempimento degli stoccaggi italiani ha superato il 57%, attestandosi al 57,22%.