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15 dicembre 2023

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GIUDIZI UNIVERSALI #3.05: IL MOMENTO ARTISTICO, IL MOMENTO CATODICO (ovvero, come Gesù avrebbe potuto salvarsi)


di Gianlorenzo Franzì

Gli Occhi Del Musicista è il nuovo programma musicale di RaiUno condotto da Enrico Ruggeri e Flora Canto: sei puntate dal 12 dicembre in seconda serata, ognuna dedicata ad un grande nome della canzone italiana. Tenco, Graziani, Endrigo, Califano, Bertoli, Cutugno: una puntata ciascuno per ripercorrere la loro vita tra aneddoti, storie e curiosità.

Fino a qui, il programma “sulla carta”.

Poi però c’è la messa in scena e tutto il resto.

La Rai punta sulla cultura e sulla musica, e fa bene: ma quante volte si è detto che come si dice qualcosa è quasi più importante della sostanza stessa?

Alla prima puntata del 12 dicembre non è trascorsa neanche una settimana dalla fine dell’altro format musicale televisivo per eccellenza, X-Factor: e come si fa a non pensare allora che lo scorso anno il programma musicale di punta del canale era Stramorgan, proprio con quel Marco Morgan Castoldi la cui eliminazione dal format di Sky targato Freemantle è ancora fresca almeno quanto nebulosa nelle motivazioni?

Lasciamo stare complotti e complottismo, per un attimo, e fermiamoci alla constatazione dei fatti.

Prima di tutto: non si pensi che Enrico Ruggeri sia subentrato in qualche modo a Morgan per gli ultimissimi fatti successi, perché la decisione del conduttore per il magazine musicale Rai non è stata presa certamente nelle ultime due settimane, e non è quindi dipesa in nessun modo da ciò che è accaduto al banco dei giudici satellitari 2023.

Sgomberato il fatto da questo possibile equivoco, viene quindi da chiedersi il perché del turn over.

Sicuramente, il ricambio non c’è stato per mancanza di risultati.

Dati di ascolto alla mano, Stramorgan ha avuto uno share medio del 4,3%: prima serata 3,43%, seconda 6,63%, terza 3.97%, quarta 3,44%, con una media di 339.000 spettatori. i

Per capirci: Stasera c’è Cattelan, un programma denominato “di successo” (nonostante al suo interno Alessandro Cattelan abbia iniziato a ripetere stancamente sé stesso in un finto anti-conformismo alla lunga fastidioso) sempre su RaiDue sempre nella stessa fascia oraria ha avuto nel 2022 uno share medio del 3.24%, con una media di 300.000 spettatori.

Tornando un po’ più indietro, Ossigeno, format musicale con Manuel Agnelli, totalizzava in media il 2,3% di share.

Quindi: Stramorgan, share 4,3%, Premio Lunezia per il miglior programma televisivo 2023 per la ricerca culturale; Cattelan, share 3,24%; Ossigeno 2,3%.

Aprendo Google a caso: “Ossigeno: il programma di Manuel Agnelli è già cult”; “#EPCC alla settima edizione è già cult”, “Stramorgan è tutto sbagliato”.

Huston, abbiamo un problema.

Il momento artistico, il momento catodico

Anche senza voler scrivere neanche una parola sul merito, c’è evidentemente qualcosa di stonato nei dati riportati sopra. Perché non c’è nulla di lineare nel non confermare in palinsesto un programma (Stramorgan) che non solo conferma la media dei dati di ascolti di quella fascia oraria, di quel genere, su quella rete, ma li migliora e riceve anche premi, perdipiù facendo promozione culturale.

Ancor più strano, sostituirlo con un programma (Gli Occhi del Musicista) che al posto di Vinicio Capossela e Domenico Modugno -rispettivamente, ospite e personaggio centrale di una delle puntate del programma con Castoldi- mette Ron e Toto Cutugno -anche qui, ospite e personaggio centrale-; e che al suo esordio, il 12 dicembre, raggiunge un magrissimo 2,7% di share.

Se poi si vuole scendere giusto un po’ più nello specifico: Ruggeri è un autore di tutto rispetto, ma il suo modo di fare televisione resta (ognuno nei propri modi, ma simile a Cattelan) ingessato in una formula che ripete stancamente sé stessa, algida in alcuni passaggi; oltretutto affiancato dalla Canto con la quale si è impegolato in siparietti nati male, forzati e vistosamente telefonati dove persino loro stessi avvertivano che qualcosa non andava.

In fin dei conti, poi, con ospiti non certo spregevoli ma assolutamente nella maggiorparte dei casi lontani dallo spirito di Tenco (ricordato nella prima puntata), inadeguati per raccontarlo, tanto per dire con una Ciao Amore Ciao inspiegabilmente vestita di rock, pasticciata e confusa.

Non solo gioco, ma proprio campo differente per Stramorgan: un programma che dal caos fa nascere l’ordine, alla ricerca dell’atto creativo, di quello che c’è dietro, di come si fa e/o come si diventa opera d’arte.

Ma, cosa nota a pochi (a nessuno?), Stramorgan è un programma di 4 puntate del tutto prodotte internamente alla Rai- cosa rara, perché oggi fanno tutto le agenzie private, esterne al canale.

È un programma il cui controllo creativo è completamente in mano a Morgan, e che esclude il nugolo di autori di testi che migrano uniformi da un format ad un altro, continuando a perpetrare quel senso di piattezza che sembra essere caratteristica distintiva di tanti, troppo programmi.

Dati alla mano, allora, sembra che forse un’immagine si voglia ricomporre in questo puzzle disordinato.

L’immagine di una narrazione giornalistica e mediatica che vuole escludere chi non è allineato, perché è consapevole che ciò che si dice diventa automaticamente, oggi, la realtà.

Scomodando pensieri vistosamente più immani di questi, nel libro Godel, Escher, Bach: Un’eterna ghirlanda brillante Douglas Hofstadter, compie un percorso che potrebbe essere assimiliato a quanto detto: perché attraverso l’illustrazione e l’analisi, il libro parla di come attraverso regole formali i sistemi su diversi livelli possano acquisire un significato pur essendo fatti di elementi privi di significato.

Similmente, se la massa legge costantemente di come Tizio sia brutto, sporco e cattivo, di come tutto ciò che li fa si distrugge, a lungo andare queste cose potenzialmente non vere diventano vere, costruendo quindi una struttura di conoscenza falsata su soggetti autoreferenziali, ripiegati su sé stessi, che in questo circolo vizioso vengono eletti a dominatori del gradimento.

Insomma, non è sempre vero allora che se fai scegliere alla maggioranza, la maggioranza sceglie Barabba: se i giornalisti avessero reso simpatico Gesù, il popolo avrebbe scelto lui.

 

 


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