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9 febbraio 2023

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GIUDIZI UNIVERSALI 3.2: IL FESTIVAL(BAR) DI AMADEUS di Gianlorenzo Franzì


EDIT: Blanco ha mentito. Meglio, Blanco ha barato. Anzi, Blanco ha messo in piedi un piccolo teatrino che ha il sapore della tristezza. Presi alla sprovvista anche qui eravamo rimasti interdetti dalla furia del Cavaliere blanco per un non ritorno in cuffia: poi però la ragione ha preso il sopravvento, e si sono uniti i puntini. Il diciannovenne brufoloso che parla con il suo chitarrista sottovoce mentre la musica va; la canzone che non si ferma nonostante il performer avesse smesso di cantare; lui stesso che, candidamente (…) ha detto ad Amadeus “tanto lo avrei dovuto fare lo stesso, almeno mi sono divertito”. E, pietra tombale su tutto, il video della canzone dove il protagonista distruggeva le rose e i relativi vasi. Insomma.

Dice un proverbio crudo ma sincero, se sputi in aria…. La classifica parziale della prima serata ha incoronato un podio con in cima Marco Mengoni, per la sua prevedibilmente piaciona Due Vite, seguito dal Due di Elodie, anche questa indicata qui come una canzone super-orecchiabile; e al terzo posto la bellissima L’Addio dei Coma-Cose. Pietra dello scandalo, la travolgente, maestosa Sali (Canto Dell’Anima) all’ultimo posto, addirittura dopo Ultimo, Mr. Rain, Ariete, Olly e gioventù bella. Ma come dicevamo ieri, la Oxa è dal 2016 che fa curare -per modo di dire- la sua immagine da tale Milly Milano, sconosciuta cassiera che non sa neanche come si scriva (ma letteralmente) ufficio stampa, che la spinge e anzi mette anche il carico per far sì che l’immagine della signora della canzone sia sempre più scostante, lontana da un pubblico che addirittura si mette contro con querele aleatorie e da una stampa che prende sempre a pesci in faccia.

Come questa mattina, quando sulla pagina ufficiale Oxarte è stato pubblicato un post che diceva così: “La società Oxarte è solidale con coloro che hanno fatto fatica a comprendere il testo e/o il senso del brano “Sali (Canto dell’anima)”. Probabilmente per alcuni è più agevole un testo meno strutturato in italiano. Possiamo consigliare di farsi seguire da esperti o ascoltare altro con strutture di testi alla portata delle proprie abilità.

Grazie per l’attenzione.”

Facile pensare che i giornalisti si legheranno al dito questa ennesima gratuita offesa, così come è facile pensare che l’ultimo posto nella classifica provvisoria stilata con i voti della stampa, dichiaratamente immeritato e senza dubbio illecito considerando la qualità della maggiorparte delle canzoni che ha sorpassato Sali, sia una atroce, sublime vendetta.  Eh beh.

I nuovi quattordici aprono con Willy e la sua Stupido. Sarebbe inevitabile parlarne male, se non fosse che troppo poco si potrebbe dire e che il ragazzo è talmente indifeso nella sua inutilità canora che dispiace un po’. Voto: nc

Seguono i Modà. Che fanno i Modà, nel caso in cui qualcuno potesse pensare o sperare il contrario. Il neomelodico con Lasciami è dietro l’angolo, (tra)vestito da pop rock dei bassifondi: e poco ci può un testo che si districa benino nelle paludi della banalità, tirando in ballo la depressione. Voto: 4

Giusto il tempo di dire qualche battuta per far capire subito che con Chiara Ferragni condivide solo la prima lettera del cognome: Francesca Fagnani, seconda co-conduttrice, viene (e a breve tornerà) dalle sue Belve, supera con un balzo felino le letterine posticce ed egoriferite dell’imprenditrice social, e fa ben sperare per la serata.

Arriva poi Sethu: rabbia post adolescenziale, stile punk, velocità ska. Cause Perse ha tutto quello che deve avere, peccato che a lui manchi qualcosa: e allora il voto deve essere visto come un mancato sei, perché la sufficienza lo metterebbe nel girone degli ignavi, un sonoro cinque gli dice invece che è bravo, deve solo metterci più impegno. Voto: 5

Il ciclone Albano-Morandi-Ranieri succede alla musica da uomini soli dei Pooh; chissà se Blanco sta sentendo, o meglio vedendo come tre allegri vecchietti (230 anni in tre) spaccano le note più alte senza l’ombra di una cuffia e/o ritorno in cuffia.

Applausi ovvi e scroscianti fino alle torte per gli 80 anni del cantante di Cellino che aprono la strada agli Articolo 32 con Un Bel Viaggio. Una reunion che si poteva evitare, magari si doveva evitare: perché ci sono voluti trent’anni, ma alla fine J-Ax e DJ Jad sono diventati il loro opposto, e la canzone sembra uno scarto degli 883 di Max Pezzali. Ancora più che il loro look total white molto concettuale li fa sembrare emissari celesti spediti sul palco direttamente dall’Aldilà dei nostri anni più verdi. O forse anche (solo?) semplicemente imbarazzanti. Voto: 3

Cambiare però a volte fa bene, come è successo a Lazza: Cenere mette da parte la trap, per certi versi obsoleta, e vira (con la complicità di Dardust nella scrittura) su un urban sofisticato, che sovrasta un testo già convincente. Voto: 7

Per la quota boomer, dopo due decenni buoni torna Giorgia: che ad onor del vero limita i suoi vocalizzi che avevano raggiunto un lezioso punto di non ritorno e rende sopportabile la sua Le Parole Dette Male. Un brano che all’inizio conquista per la sua originale ed impervia arrampicata vocale, imprendibile e quasi evanescente: ma poi nel ritornello si rivela per quello che è, un classico pop soul anni Novanta, che senza interpretazione (che stavolta, scusa Giorgia, latita) non è e non ha nulla. Voto: 6

Non si direbbe leggendo queste righe, ma sempre più a Sanremo (ma è l’effetto Festivalbar) la gara canoa è solo una delle tante tracce. Non che sia un male, anzi: l’accezione lessicale di festival della Treccani, “festa popolare con musiche, balli, luminarie”, si ritrova perfettamente nel Festival(bar) di Amadeus, che da una parte infarcisce la gara di artisti provenienti da ogni angolo del tempo -passato, presente e futuro- mentre dall’altra riempie il palco di ospiti e superospiti, fino ai Black Eyed Peas (che tracollo clamoroso però). Dovrebbe essere la prima volta che durante la diretta di una delle cinque serate canore si lasci spazio, ogni sera, ad un’esibizione esterna: si tratta del Suzuki Stage, dove nella prima sera Piero Pelù ha mostrato la sua peggiore deriva, e in questo secondo appuntamento Francesco Renga mette in chiaro la sua nekizzazione cantando insieme a Filippo Neviani (si, perché pare che dopo i 45 anni sia doveroso mettere da parte i nickname).

Brividi.

Meno male che subito dopo (si fa per dire, perché scoccano le 23 e siamo solo al settimo cantante in gara) arrivano Colapesce e Dimartino con Splash. Arrivino ultimi o primi, il pezzo è tra le cose migliori che sentiremo nel 2023. Dopo la depressione come buco nero in Musica Leggerissima, questa volta si parla di desolazioni e solitudini urbane, con versi che sono piccoli ritratti astratti pieni di senso ed emozione. Come se non bastasse, la musica fa il verso al miglior primo Battisti e lentamente sfoca nelle morbidezze a là Moroder. Buoni buoni, questi due continuano imperterriti a creare quella che è l’unica declinazione possibile oggi di pop, sospesa tra contenuti classicissimi e svolgimento post-moderno. Voto: 9

E a proposito di cambiamento e diversità: Amadeus specifica che la Fagnani, quando lui le ha chiesto di cosa avrebbe voluto parlare sul palco, ha risposto “di qualunque cosa, certo non di me”. E allora ecco che legge un monologo scritto con i ragazzi detenuti del carcere minorile di Nisida. Le parole sono asciutte, essenziali, ogni commento è superfluo.

Ma non basta un momento riuscito. Perché a metà serata i bioritmi vitali avvertono che quest’anno qualcosa ha fatto cilecca: uno show lenticolare, che cammina come un elefante, pesante e pachidermico.

No, non è noioso: è che lo conducono così.

Certo è che lo share della prima serata è già record, almeno per i quattro anni passati: più della metà delle persone con una tv accesa guardavano Sanremo. Il 64% è una percentuale abissale: probabilmente, quello sparuto 36% rimanente sono i ribelli da tastiera, che hanno passato la serata a sentire Rachmaninof.

Restando in tema di flop: Fedez, in collegamento esterno, canta (…) n brano che cita qualche scorcio di attualità, e alla fine si appropria dell’art.21 citato da Benigni ieri e tenta di diventare un martire del libero pensiero. Velo pietoso.

Arriva Madame, e lo sanno tutti ce il suo Il Bene nel Male doveva intitolarsi Puttana. Poco importa se è stato cambiato all’ultimo momento: ritmo e metrica hanno incastri perfetti, e lei dimostra intelligenza anche nel mostrare come usare l’autotune senza diventare caricature. Il fatto che stia al gioco del Fantafestival non fa che aumentare il suo punteggio. Voto: 8

Si è detto forse anche troppo di quanto il Festival(bar) di Amadeus abbracci tutta -o quasi- la musica possibile oggi: per una vecchia gloria ancora brillante (Oxa) c’è il fuoriuscito dal talent che ancora cerca la sua voce più intima (gIANMARIA), dall’ex campione (Paola & Chiara) al nuovissimo autore capace di faville (Madame). Ecco, Levante non fa parte di nessuna di queste categorie, ondivagando tra una fama che sembra sfuggirle sempre tra le mani quando sembrava l’avesse afferrata e un brano che dimostra la sua disinvoltura con i testi. Vivo rispecchia un pò questa sua condizione perché ha una cassa dritta da ballare eppure non esplode mai, un testo che si introduce in un argomento importante ma che non ha abbastanza coraggio. Voto: 5

Tananai è invece uno di quei giovanissimi che ha già un mercato, uno stile, un passato. Tango è una ballad romanticissima, ma di quel classico che non tramonta mai. Voto: 6

Non vale la pensa sprecare i tasti del pc per descrivere la squallida querelle parlamentare e politica sulla presenza di Rosa Chemical: chi ne ha voglia vada a fare un giro su google per capire che siamo ad un passo dal aratro per cadere nel Medioevo, intanto Made in Italy è un baraccone balcaneggiante divertente e sfacciato, ma musica è un po’ così però vabbè. Voto: 6

LDA sta per Luca D’Alessio, diciamolo subito e leviamoci il dente. Ma solo per intendere che la melodia deve scorrere proprio nelle vene insieme al sangue. Se Poi Domani è un tormentone meno gomorriano di Non Dirgli Mai, ma siamo su quelle geografie. Voto: 5

Come chiudere meglio che con Paola e Chiara? Un’altra reunion che, diversamente da quella degli Articolo 31, non sa di imbarazzo ma ha il profumo di spiagge e il colore dei juke box di un’epoca lontana, quella dei tormentoni estivi. Furore forse non lo diventerà, ma sentirla ne è valsa la pena per vedere le sorelle Ghezzi muoversi con difficoltà in vestiti metallici, dopo aver esagerato con la brillantina per la pelle. Voto: 6

Scocca l’una. Abbiate pietà.

 

POST SCRIPTUM: Donne, non fatevi ingannare. Quella scritta sullo scialle da mille milioni di dollari sul vestito Dior, Pensati Libera, è un manifesto più anti-femminista che si potesse pensare. Perchè è il manifesto di chi ha come unico orizzonte le sue ciabatte di Gucci, è la nenia cantata con voce lagnosa e senza neanche un accento giusto da una bambina nata bella e in una famiglia agiata, unica narratrice di sé stessa, con una povertà lessicale che neanche a Temptation Island, che parla a caso e senza un nesso logico di fragilità, aborto, hater, violenza, aborto, ma senza sapere a fondo niente di nessuna di queste cose, conoscendo solo l’opportunità di dare il suo enorme cachet (lei che può farlo) in beneficenza diventando automaticamente una femminista digitale e attivista 2.0. È un manifesto imbarazzante e cringe ancora di più dopo l’intervento di Pegah e Drusilla Foer. Anzi, dovreste essere voi donne reali ad insegnare a lei che femminismo non è fare la bambina spaventata ma buona, non sono 10 minuti di parole prese a caso nel dizionario della perfetta femminista, con i post lapidari e significativi (pensati libera) scritta sui vestiti degli stilisti invece che su Instagram. Il cambiamento viene dal dolore: e il dolore non è un ricamo. Perché il dolore può insegnarlo solo chi lo conosce.

 

  1. Articolo 31 (Un Bel Viaggio): 3
  2. Modà (Lasciami): 4
  3. Levante (Vivo): 5
  4. Sethu (Cause Perse): 5
  5. Giorgia (Le Parole Dette Male): 6
  6. Tananai (Tango): 6
  7. Lazza (Cenere): 7
  8. Madame (il Bene nel Male): 8
  9. Colapiscio e Dimartino (Splash): 9
  10. Willy (Stupido): nc

 

 


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