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11 agosto 2024

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GIUDIZI UNIVERSALI #4.01: I MISERABILI – IL MUSICAL di Gianlorenzo Franzì


Nella splendida cornice del Parco Mitoio di Lamezia Terme -inaugurato per l’occasione dopo interventi di riqualificazione e restauro-, struttura immersa in un’oasi naturalistica di 250 ettari a nord di Lamezia-Sambiase, è stato messo in scena l’8 e 9 agosto 2024 I Miserabili, a cura dell’associazione GALA.

GALA è nata sulla spinta di un gruppo di studenti dell’Istituto Professionale Einaudi, ma le giovani promesse dell’inizio sono diventate oggi professionisti e artigiani capaci di mettere in scena opere come Giulietta e Romeo di Riccardo Cocciante, o l’originale Renzo e Lucia ispirata all’opera di Manzoni e scritta da Barbara Panzarella e Costantino Vetere.

Allestimenti sontuosi per intenzioni e ambizioni, che non temono il confronto con le produzioni nazionali: e I Miserabili non è da meno, adattando il musical scritto nel 1980 da Claude-Michel Schonberg (musiche) e Alan Boubil (testi), tratto dal romanzo omonimo di Victor Hugo e da cui è stato tratto anche il blockbuster con Hugh Jackman.

L’adattamento italiano operato da GALA ha avuto la regia di Roberto Panzarella, ma la messa in scena avvicina I Miserabili più all’opera pop che al musical.

 

DALL’OPERA (LIRICA) AL MUSICAL, DAL MUSICAL ALL’OPERA (POP)

Il musical può essere visto come una sorta di sottogenere dell’opera lirica (nel primo genere, il range vocale dei cantanti è più limitato: per esempio, nei musical non esistono soprano di coloratura, ovvero soprano che si distinguono per la capacità tecnica di eseguire una serie di ornamenti virtuosistici su una parola o su una sillaba), e infatti nell’800 e nei primi del ‘900 veniva chiamato Operetta, visto che la differenza fondamentale sta nella struttura formale.

L’Operetta allora, ed il Musical oggi, sono fondamentalmente dei testi teatrali con l’aggiunta di brani musicali che ne sottolineano i momenti topici, e che quindi devono essere interpretati da bravi attori che sappiano anche cantare; l’Opera lirica invece è più focalizzata sul canto e sulla parte musicale, anche se fin dal ‘700 vi erano dei momenti di “parlato” comunemente chiamati recitativi in quanto sottolineati da accordi suonati da un clavicembalo o da alcuni strumenti orchestrali.

Il musical si è quindi sviluppato in Opera Pop innestando nella sua struttura formale e sintattica, e fondendo insieme, la musica pop con la tradizione dell’Opera con la tecnica del crossover musicale: in senso ampio, la Pop Opera può indicare opere destinate principalmente al teatro o a trasposizioni cinematografiche articolate su numeri bene identificati (ovvero con arie, romanze, concertati, cori…).

Una forma di Opera Pop è stata canonizzata nel 1998 quando al Palazzo dei Congressi di Parigi ha debuttato Notre-Dame de Paris, tratta dal romanzo sempre di Hugo ma riscritta e adattata da Luc Plamondon (testi, con adattamento italiano di Pasquale Panella) e Riccardo Cocciante (musiche): il successo è stato planetario, con traduzioni in sette lingue, e ha appunto identificato un nuovo genere, con un tono musicale e una scrittura poetica ben precisa.

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I MISERABILI VISTI DA GALA

La versione di GALA de I Miserabili conseguentemente nasce e vive proprio sotto i numi tutelari di Cocciante e Panella. I cantanti in scena sembrano aver assorbito la lezione degli autori di Notre-Dame, così come l’adattatore dei testi: il fraseggio musicale riprende infatti dall’opera del 1998 le sue dinamiche sintattiche e quindi il suo ritmo vocale, ma soprattutto l’intensa carica emotiva delle melodie che travolgono lo spettatore, con un forte impianto ritmico e una decisa testimonianza sia pop sia legata al genere della musica leggera.

La vicenda di Victor Hugo è sempre moderna ma mai come nella versione italiana de I Miserabili dell’associazione GALA viene riscoperta nell’accezione pop, e non perché adattata bensì perché pop(olare).

Da sottolineare la cura dei costumi e le scenografie, che usano intelligentemente lo schermo a led posizionato sul palco naturale del Parco per creare un effetto di profondità.

Qualche défaillance tecnica, specialmente dal punto di vista acustico e sonoro, viene coperta dall’uso intelligente di tutto lo spazio scenico, riempito con coreografie essenziali ma incredibilmente efficaci.

Alla fine però l’asso nella manica di questi Miserabili sono gli attori protagonisti: Jean Valjean di Alessandro Giordano, Javert di Benito Pugliese, Fantine di Francesca Cittadino, Marius di Eugenio Nicolazzo e Enjolras di Rosario Cittadino.

All’innegabile e necessaria presenza scenica, gli attori uniscono una preziosità vocale non scontata: voci che si incontrano e si scontrano in arie spaziose, precise ed appassionate. Ma a sbalordire su tutto è la tessitura vocale di Francesca Cittadino, emozionante e struggente, capace di altezze e bassi incredibili alternate con naturalezza: un carisma vocale che impreziosisce le sue parti, una voce dolce e potente ma controllata che ricorda le migliori interpretazioni Disney.

Sono comunque tutti i cinque protagonisti a trascinare I Miserabili in alto, mettendo l’opera a diretto confronto con altre messe in scena di ben altra statura economica.

Cinque voci così alte da mettere in penombra gli attori secondari, bravi ma con qualche sfocatura; e che fanno risaltare più del dovuto la non adeguatezza di un paio di comparse.

 

UN CAST PIENO DI RISORSE E COLLABORAZIONI

La regia, come scritto sopra, è stata di Roberto Panzarella -che ha curato personalmente anche l’adattamento dei testi dal francese all’italiano e che in un certo modo è il deus ex machina dietro lo spettacolo, un regista che spinge in ogni modo la macchina perché si arrivi ad un risultato di eccellenza- con la direzione artistica del M° Dino Orlando Vescio; l’allestimento è stato reso possibile grazie alla collaborazione con la scuola di musica Mousikè -che ha diretto e supervisionato la parte vocale dello spettacolo grazie alla vocal coach Chiara Vescio, anche lei nel cast nel ruolo di Cosette-; le scenografie hanno avuto la direzione del M° Decoratore Gianni Cittadino; le coreografie e i balli sono stati curati dalla Comparision of Dance della coreografa Ilaria Rametta; e i costumi sono stati realizzati dalla sartoria della stessa GALA, sotto la supervisione di Giovanna Pullano, con la collaborazione in alcune sequenze dell’Associazione Gioacchino Murat di Pizzo.

 

 

 

 

 

 

 


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