GIUDIZI UNIVERSALI: FESTIVAL 2023, LA FINALE di Gianlorenzo Franzì
Siamo arrivati alla finale di Sanremo 2023.
AVVERTENZA: prima di continuare nella lettura, è necessario specificare la forma di quello che segue.
Il grosso delle parole che troverete sono scritte tra l’inizio dell’ultima serata del Festival(Bar) di Sanremo VentiVentire (ora sembra pesi a tutti dire duemilaventitre) e la fine, o meglio: la fine della copertura energetica necessaria per affrontare una serata che, da scaletta -ben venti pagine, sic- parte alle 20.42 e termina alle 02.52. Davvero, non è uno scherzo.
C’è poi una conclusione, in corsivo (non corsivoe, quello di gIANMARIA), che viene editata the day after, di mattina presto, con la classifica definitiva già nota. Anche perché: fino alle 02.00 (…) si votano le 28 posizioni, dopodiché il televoto si azzera e riparte per votare i primi cinque arrivati e definire le prime cinque posizioni. No, ma è facile, eh. Senza contare che vorrei vedere chi alle 02.00 è così lucido.
Marco Mengoni: dai, prenditi la palmetta del premio e leviamoci il dente, tanto finirà così. Anzi magari prendi un po’ in giro il tuo pubblico osannante: rutta nel microfono per vedere l’effetto che fa, tanto vinci uguale. Certo è che un podio ragionato vedrebbe nelle prime posizioni Colapesce e Dimartino, Elodie e Tananai, magari con un premio della critica a Madame, tanto per non scontentare nessuno. Ma queste sere hanno dimostrato che non c’è gruppo che tenga: giuria demoscopica, popolare e dei giornalisti non ne hanno azzeccata una, celebrando il Mengoni BeeGees, Ultimo (aaargh), Mr. Rain (ma qua è chiaro il motivo, i bambini sul palco sono presi in ostaggio e lui li darà indietro solo se vince qualcosa), Giorgia (nostalgia canaglia)…. In radio le cose non vanno tanto diversamente, perché anche lì Mengoni tiene saldamente le redini con Due Vite, seguito a ruota da Elodia e i Coma-Cose, Mr. Rain e Ultimo.
Ancora sugli Articolo 31 e l’esibizione con Fedez Ferragni: J Ax e Dj Jad, fumarsi le canne fa male. Se negli anni 90 la vostra ribellione aveva un -labile- senso, oggi non lo ha più. Invece di giocare a fare i rivoluzionari (col Rolex), farebbero bene ad andare in un Sert, o in una qualunque comunità. A parlare con uno dei tanti operatori che alcune realtà le affrontano ogni giorno, quelli che non vanno ad urlare da un palco banalità e sono sottopagati e leggono i dati della ricerca scientifica. Quelli che sanno e potrebbero dire a Fedez che la marijuana raddoppia il rischio di schizofrenia, che le droghe “leggere” e le droghe “pesanti” sono una suddivisione vintage che non ha senso, ogni droga ha effetti deleteri con rischi da valutare individualmente su ognuno. Continuate a parlare con loro, e magari visto che siete influencer per i giovani imparate qualcosa di fondamentale: la tempesta di dopamina che invadono il cervello degli adolescenti li espone a due rischi, l’impulsività e la maggiore predisposizione alle dipendenze, perché le droghe sono strettamente collegate all’attivazione della tempesta dopaminergica. E allora dovreste essere proprio voi (dopo i genitori, dopo gli educatori, o perché no?, insieme a loro) a non minimizzare mai i comportamenti a rischio. Perché è facile banalizzare temi complessi come la legalizzazione delle droghe -l’urlo Giorgia legalizzala è uno dei punti più bassi della carriera dei tre-, molto più difficile ma molto più importante imparare a discernere il Bene dal Male.
Gianluca Grignani e Arisa. A Sanremo accade un po’ come alla Mostra del Cinema di Venezia: l’orgia di stimoli (qui canzoni, là film) fa perdere di vista l’oggetto del discorso, e nel mare magnum di cose, pensieri e parole si sbaglia. Quel sei dato a Destinazione Paradiso eseguita dai due era fin troppo, ed erroneamente, legato ad un parametro che non teneva in considerazione il contesto. Perché se Sanremo è il Paese, noi siamo Grignani e Arisa: la resistenza. Perché viviamo come loro un malessere reale, troppo reale, uno spaesamento che coglie in un mondo di sindromi precotte. E ci sentiamo sempre più vecchi, disperati, imbarazzati, ma nonostante tutto andiamo avanti, ci gridiamo in faccia la verità come Arisa ha fatto con Gianluca, e nonostante tutto alziamo le mani e ci gettiamo nella mischia, come Gianluca ha fatto con un pubblico basito davanti a due cantanti che cantavano due canzoni diverse.
Ma siamo felici così. A notte fonda. Fino all’una al bar a bere con Grignani. Perché il preserale lo lasciamo volentieri alla Ferragni.
E a qualche ora dalla fine…
Rosa Chemical termina la sua Made In Italy e strappa un bacio (a quanto pare alla francese) a Fedez, che ha prelevato dalla prima fila. Voci di corridoio -e la faccia scura del rapper inquadrato poco dopo- parlano di una scenata fatta dalla neoliberal Chiara, indignata per l’accaduto. Circola un video in rete dove si vede chiaramente chi porta i pantaloni, in casa.
Anna Oxa compie gli ultimi riti: vestita da cosplay di Viserys Targaryen, ha l’ultima possibilità di evocare Ctuhulhu sul palco dell’Ariston, vendendo l’anima dei giornalisti per dare un vocabolario nuovo alla sua manager.
Sempre sulla Ferragni: in due serate, il contributo più rilevante -oltre alla lettera dell’orrore- è stato far guadagnare follower ad Amadeus e girare intorno all’argomento, insegnando che non c’è altro che il successo social per contare veramente. Senza dire che parla e mostra meme che non sono meme: tutti moderni con il c..o degli altri. Ridateci Grignani.
Ornella Vanoni e Gino Paolounleashed, dopo Peppino Di Capri di ieri sera. Il secondo che nonostante si spengono le luci per farlo cantare inizia a raccontare di festini ed adulteri, mentre Morandi e il povero Amadeus tentano di zittirlo con eleganza; l’altra che come una bambola (di cui ha le fattezze e la stessa consistenza di plastica) viene portata sul palco, canta e viene portata via. In mezzo, chiede carciofi, ammette di avere sonno, cerca Fedez.
Si scrive vecchie glorie, si legge gerontofilia.
Fa uno strano effetto: sono le due passate, e ancora non si intravede la fine. Perché come previsto nei primi cinque sono finiti Ultimo, Marco Mengoni, Mr. Rain, Lazza e a sorpresa anche Tananai, ma adesso si riparte da zero e si rivota. Vien da chiedersi chi vota a quest’orario, ma la domanda rende chiaro il meccanismo per cui ogni podio sanremese è così lontano dai gusti del pubblico e da quelli in radio, ovvero il televoto decisivo lasciato in mano ai vari fandom degli artisti. È l’unico motivo razionale per cui Ultimo riesce a sfangarla e arrivare terzo, con un’esibizione fastidiosa e una prova vocale che supera i 100 decibel senza essere piacevole; per cui arriva quinto Tananai, affacciatosi da poco sulla scena con “solo” 552 mila follower contro i 3,4 milioni di Ultimo. Che poi Mr. Rain alla fine sia terzo non stupisce, stava arrivando primo grazie ai suoi ostaggi, ma considerando l’ora tarda i bambini sono stati liberati e lui si ferma alla posizione. Colapesce e Dimartino prendono l’ormai tradizionale premio di consolazione, quello che dice “sei bravo e hai una bella canzone ma non puoi vincere”, ovvero il Premio della Critica e il Premio Sala Stampa, stesso discorso per i Coma-Cose con il premio Bardotti.
Sono le 2.45, in anticipo sulla scaletta!! Che Marco Mengoni vinca Sanremo 2023 non stupisce allora davvero nessuno: forse neanche lui, che cerca di piangere ma non ci riesce.
Andiamo a dormire con una certezza: l’anno prossimo ci tocca giocare al Fantasanremo.
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