Uno squarcio inferto sorprendendo la giovane alle spalle, come si deduce dalla macchia di sangue lasciata sul pavimento, poi il 30enne barman ha infierito sull’arteria sotto la clavicola e prima che Giulia si accasciasse ha continuato a colpire, per un totale di “almeno 37 volte”. Colpi in rapidi successione, alla cieca, concentrati nella parte superiore del corpo.
Poi è iniziata la seconda fase di un delitto che per la procura è premeditato. Impagnatiello ha tentato di bruciare il corpo prima con dell’alcol, poi con della benzina. Ustioni “molto estese” che impediscono, al momento, di datare con esattezza l’orario della morte. Un tentativo di depistaggio, un gesto oltraggioso e forse una maldestra manovra di rallentare il riconoscimento. Ci vorranno alcuni giorni per gli esiti tossicologici, così come sulle risposte che si attendono sul feto.
Gli esami hanno evidenziato nel dettaglio “due coltellate letali nella zona del collo”, in particolare i fendenti hanno colpito “la carotide e la succlavia”, la più grande arteria presente nella parte superiore del torace, al di sotto della clavicola. “La vittima non ha segni di difesa”, ossia la giovane non ha provato a parare i colpi, il che lascia intendere che sia rimasta sorpresa dall’attacco sferrato dal suo assassino.
Una possibile ricostruzione che spiegherebbe perché nessuna l’ha sentita urlare e perché non ha segni da difesa. Una ricostruzione che va ancora accertata, ma che dato il numero di coltellate avalla l’aggravante della crudeltà sostenuta dai pm di Milano Letizia Mannella e Alessia Menegazzo.
Il tentativo di dare fuoco, per ben due volte, al corpo della 29enne complica la datazione dell’orario della morte per gli esperti di Medicina legale. “Le ustioni diffuse hanno alterato pesantemente i tessuti” rendendo difficile rilevare le macchie ipostatiche che consentono ai medici legali di stabilire, con precisione, l’orario del decesso. Dai primi accertamenti non è stato possibile accertare se le fiamme siano state appiccate dopo il decesso della giovane.
Intanto, conclusa l’autopsia, è stato concesso il nulla osta alla sepoltura. Il corpo sarà quindi restituito alla famiglia.