In particolare, i quesiti – elaborati nel primo pomeriggio di ieri dai magistrati titolari dell’indagine e dai carabinieri in una riunione che si è svolta in procura – dovranno fare luce su quale sia stata la coltellata che ha ucciso Giulia, sull’eventuale aggravante della crudeltà determinata dal numero di colpi inferti dopo la morte della giovane, ma anche se il reo confesso si sia accanito sul feto e quando il cuore del piccolo Thiago abbia smesso di battere.
Elementi che potrebbero ulteriormente aumentare l’orrore di una storia già cruenta e che potrebbero pesare anche sul capo di imputazione. Nessuno al momento si sbilancia su quale sia stato il colpo mortale o il numero esatto delle coltellate – una delle ipotesi è che Giulia sia stata sorpresa e accoltellata alla gola, il che spiegherebbe il fatto che nessun vicino l’ha sentita urlare – anche perché, ricordano gli inquirenti, il 30enne barman ha provato due volte a bruciare la compagna (una volta con dell’alcol e un’altra volta usando della benzina) prima di abbandonarla, avvolta in cellophane e sacchetti di plastica, in via Monte Rosa, a meno di 700 metri da casa.
Ai medici verrà anche chiesto di svolgere esami entomologici per capire, oltre l’orario della morte, se i tempi e gli spostamenti – dal garage, alla cantina, fino al ciglio di una strada – indicati da Impagnatiello siano compatibili con lo stato di conservazione del corpo senza vita. Attenzione sarà posta anche sugli esami tossicologici per escludere, definitivamente, che il veleno per topi trovato nello zaino dell’uomo possa essere stato fatto ingerire alla vittima, a sua insaputa. Oggi stesso sono attese le prime risposte parziali, ma il lavoro degli esperti sarà lungo e complesso.