Di certo, fino all’incarico c’è ancora una settimana, che in politica sono un’eternità, per formare la futura squadra di palazzo Chigi, ma la definizione almeno della griglia di base, una volta eletti i presidenti del Parlamento, non può essere rinviata più di tanto. Bisogna riprendere il confronto all’interno del centrodestra dopo lo ‘strappo azzurro’ sulla nomina di La Russa a seconda carica dello Stato. Bisogna superare subito le frizioni Fdi-Fi per non avvelenare ancor di più il clima, dice a mezza bocca un big azzurro, che sta seguendo da vicino il totonomi. Il problema, infatti, è che dalle parti di via della Scrofa, alla luce del caso Ronzulli e di quanto accaduto in Aula al Senato, resta non più il sospetto ma la convinzione che il Cav non tenga più le redini del suo partito. Da qui l’interrogativo: chi è che conta dentro Fi con cui si può parlare?
Per ora sarebbe congelata tra gli azzurri l’idea di fare consultazioni separate al Colle (anche se ci sarà tempo per discuterne in maniera approfondita) ma Fi, raccontano, non accetterà mai l’idea di farsi dettare la lista dei ministri dalla Meloni, indipendentemente dal ‘no’ alla Ronzulli. Giovedì a cena a ‘Villa Grande’ con i senatori il leader forzista si sarebbe confidato così: gliel’ho detto più volte a Giorgia che c’è tanto malcontento in Fi e con i suoi veti mi concede davvero poco mettendomi in difficoltà, ma lei ha detto che andrà avanti per la sua strada. La capisco, ma deve capire anche me, noi dobbiamo avere pari dignità politica…
Secondo gli ultimi boatos, oltre a Tajani, sarebbero ‘graditi’ a Fdi Maurizio Gasparri e Annamaria Bernini (entrambi ex aennini), l’ex presidente del Senato, Elisabetta Alberti Casellati (che Meloni voleva come candidato della coalizione alle ultime elezioni del capo dello Stato) e l’ex viceministro del Mise, Gilberto Pichetto Fratin. I ‘desiderata meloniani’ avrebbero indispettito ancor di più l’inner circle berlusconiano, con conseguente rallentamento delle trattative sull’asse Arcore-via della Scrofa. La Russa, che conosce da una vita il Cav e ha sempre avuto un rapporto diretto e di stima con lui prova a gettare acqua sul fuoco e invita l’ex premier a chiarire al più presto: ”Gli appunti di Silvio contro Giorgia sono quasi certo che siano una fake, ma questo lo deve dire lui…”.
Il neo presidente del Senato torna a smentire anche il ‘vaffa’ di ieri in Aula nei suoi confronti, come del resto ‘accertato’ dal labiale dello stesso Berlusconi nelle riprese tv, dove l’ex premier pronuncia la parola, ma si lamenta di essere stato messo sotto per il caso Ronzulli. ”Da Silvio nessuna parola ingiuriosa contro di me”, assicura La Russa ai cronisti dopo un colloquio con Meloni. I rapporti, in ogni caso, restano tesi e il dialogo ‘sospeso’. Non a caso, il deputato di Fdi Andrea de Bertoldi, avverte: “Mi aspetto un centrodestra compatto alle consultazioni, perché gli italiani ci hanno votato come coalizione e sarebbe un affronto a loro una decisione diversa”.
Dentro Fi, intanto, la confusione regna sovrana. Tutti si attendono un nuovo braccio di ferro Ronzulli-Tajani sulla partita governativa ma soprattutto sulla gestione del partito. Un braccio di ferro che potrebbe sfociare in una sorta di resa dei conti già alla nomina dei nuovi capigruppo forzisti: al Senato si profilerebbe, infatti, un sfida a tre, tra la stessa Ronzulli, Maurizio Gasparri e Gianfranco Miccichè per la scelta del successore della Bernini (data in uscita come ministro) mentre alla Camera si prospetterebbe un duello tra i deputati Giorgio Mulè- Alessandro Cattaneo, considerati ‘ronzulliani’, e Paolo Barelli, presidente dei deputati uscente, fedelissimo di Tajani.