Il premier Mario Draghi già l’ha detto chiaramente, non è il tempo dei saluti: “Rimettiamoci al lavoro”. Con le elezioni fissate il 25 settembre e l’insediamento del nuovo governo previsto, nel migliore dei casi, a fine ottobre, ci sono scadenze e priorità che vanno oltre un’ordinata gestione degli affari correnti. La sfida delle prossime settimane è essenzialmente una, non perdere soldi.
Vale per gli obiettivi del Pnrr, che hanno bisogno dei decreti attuativi indispensabili ad attuare le riforme richieste, e vale per le famiglie e le imprese, che devono fronteggiare da una parte l’aumento del costo delle materie prime e le condizioni di mercato sfavorevoli e, dall’altra, l’aumento dei prezzi e la conseguente caduta del potere di acquisto. Poi ci sono le incombenze internazionali, con la guerra in Ucraina che è tutt’altro che finita, la necessità di inviare nuove armi a Kiev e di giocare la partita dell’energia, e in particolare del gas, in modo da limitare i danni in vista del prossimo inverno.
La situazione era già complessa prima che la crisi di governo scoppiasse e lo è a maggior ragione oggi. Ora il primo passo per mettere in fila le cose da fare sarà delimitare il perimetro entro il quale il governo potrà muoversi. Le priorità le ha elencate il Capo dello Stato Sergio Mattarella: la guerra della Russia contro l’Ucraina, le riforme necessarie per il Piano di ripresa e resilienza, il rialzo dell’inflazione e la lotta alla pandemia. “E’ noto che il Governo con lo scioglimento delle Camere e la convocazione di nuove elezioni incontra limitazioni nella sua attività: dispone comunque di strumenti per intervenire sulle esigenze presenti e su quelle che si presenteranno” fino alle elezioni e all’insediamento del nuovo Governo, ha affermato, per poi aggiungere: “Non sono possibili pause nel momento che stiamo attraversando, i costi dell’energia hanno conseguenze per famiglie ed imprese, vanno affrontate le difficoltà economiche, ci sono molti adempimenti da chiudere nell’interesse dell’Italia”.
Sono le premesse necessarie per ‘allargare’ il più possibile il perimetro degli affari correnti. Un passaggio indispensabile per evitare di perdere i fondi europei legati al Pnrr, per arrivare ad approvare un nuovo decreto aiuti, per costruire le basi su cui il prossimo esecutivo potrà ‘appoggiare’ la nuova politica economica e per accelerare sul fronte della prevenzione del Covid, con il piano per la somministrazione della quarta dose agli over 60. La Nadef, la nota di aggiornamento al Def, servirà per mettere i paletti sui margini di manovra per la finanza pubblica. Ma è presumibile che si ragioni solo a legislazione vigente, senza il quadro programmatico che avrebbe, oggettivamente, poco senso.
In discussione ci sono tutti i provvedimenti che avrebbero richiesto un consenso politico della maggioranza, a partire dalle ipotesi di intervento a sostegno dei salari e a un primo taglio del cuneo fiscale. Difficile che si possa fare qualcosa di strutturale, che sarà rimandato alla prossima legge di Bilancio, ma non è escluso che possa essere concordata qualche misura più urgente per fronteggiare le necessità più immediate.
(di Fabio Insenga)