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30 marzo 2018

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Ieri la musica dal vivo è entrata nel carcere di Catanzaro, grazie alla cover band dei Nomadi


C’è qualcosa che può entrare in carcere oltrepassando le sbarre: la musica. Si è svolto ieri pomeriggio nella Casa circondariale di Siano il concerto organizzato per il periodo delle festività pasquali grazie all’iniziativa di Michele Ligarò, voce della cover band ufficiale calabrese del gruppo storico dei Nomadi, le cui canzoni si sono sempre contraddistinte per l’impegno sociale.

Il complesso ha proposto uno show che è stato un viaggio nella musica dagli anni Sessanta ad oggi: uno spettacolo ideato da Ligarò per i suoi 25 anni di carriera, e portato in giro quest’anno, in occasione della ricorrenza, in tutta Italia.

Il suo è un ritorno nella Casa circondariale di Siano, dove era già venuto per un concerto nel 2016, a testimonianza della sua dichiarata volontà di essere vicino alle persone in quanto tali, soprattutto a Pasqua, periodo in cui si dovrebbe ricordare che tutti gli esseri umani possono sbagliare e tutti hanno diritto ad una seconda possibilità.

Lo spirito dell’iniziativa nelle parole della direttrice del carcere di Catanzaro, Angela Paravati: «Il concerto non è solo un momento di socialità, ma costituisce un’occasione di educazione musicale, che è una forma di educazione alla legalità. Come è stato evidenziato negli ultimi anni anche dai più grandi maestri della musica italiana, come Riccardo Muti, chi fa musica non delinque. Non si può suonare uno strumento in un’orchestra disinteressandosi di ciò che suona il compagno; non si può ascoltare un concerto senza prestare attenzione alla musica e alle parole. Questa educazione all’attenzione verso l’altro può costituire una tappa importante di un percorso di crescita».

Si sono susseguite le note delle canzoni più note: particolarmente toccante, per il contesto, Io vagabondo.

Hanno partecipato all’evento, oltre a Michele Ligarò, Vitaliano Vizzani, Ezio Frozio, Piero Dardano, Giovanni Manfredi, Antonio Loiacono, Alessia Magaldi, Maria Carmen Meldolia, Paolo Ligarò e non è mancato il supporto del professor Tinello.

L’esibizione è avvenuta alla presenza di molti detenuti: in prossimità della Pasqua, nei giorni che per i credenti coincidono con quelli in cui Cristo stesso ha subito un processo, la musica è stata un modo per avvicinare la comunità esterna alla realtà carceraria, al «quartiere chiuso» di Catanzaro, che vuole essere non solo un luogo ove scontare una pena, ma anche e soprattutto un contenitore di cambiamento.

Al termine della manifestazione è stata consegnata a Michele Ligarò una targa in ceramica realizzata dai detenuti nel laboratorio del carcere, in ricordo di questo incontro ed in omaggio ai suoi 25 anni di musica.


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