L’albero del cachi, chiamato anche kaki o loto o anche, più raramente diòspero, è originario dell’Asia orientale e anche uno delle più antiche piante da frutto coltivate dall’uomo.
In Cina, suo paese d’origine, il cachi è chiamato l’albero dalle sette virtù perché fa molta ombra, dà buona legna da ardere, il suo fogliame produce del buon concime, non viene attaccato dai parassiti, è longevo, ha bellissimi colori ed è il luogo ideale per la nidificazione degli uccelli.
In Italia e in Calabria è da sempre molto conosciuto e apprezzato. Presente in tutti i giardini mediterranei, si è diffuso in particolare dall’Ottocento in poi, quando si iniziò a coltivarlo in maniera più intensiva dapprima in Campania e poi in altre regioni.
I cachi sono frutti piuttosto energetici: 100 grammi di cachi apportano circa 65 calorie, sono composti da acqua e zuccheri, proteine, grassi e vitamina A e C.
E’ per questo che il loro consumo, scegliendo sempre cachi ben maturi, dà una bella sferzata di energia utilissima all’organismo all’arrivo dell’inverno, migliora il sistema immunitario e ha funzione antiossidante.
Una curiosa tradizione contadina, più del Nord che del Sud Italia, vuole che con i cachi si possano fare le previsioni meteorologiche per l’inverno. Bisogna aprire un caco, prelevare uno dei suoi semi, tagliarlo verticalmente e osservare la sagoma che ha assunto il germoglio interno che, incredibile ma vero, spesso è a forma di posate, cioè forchetta, coltello e cucchiaio!
Se la forma assunta dal germoglio è a forchetta l’inverno sarà mite e poco nevoso. Se la forma è a coltello l’inverno sarà tagliente, quindi molto freddo ma poca pioggia. Se la forma è a cucchiaio l’inverno sarà relativamente mite ma porterà molta molta neve. Ora non vi resta che tagliare un caco e provare ad avere la vostra previsione!
Annamaria Persico (articolo già pubblicato su Reportage 8 novembre 2017)