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17 novembre 2016

News

Il consumo moderato di alcolici aiuta a rimuovere il colesterolo cattivo


Da decenni la ricerca scientifica ha trovato molteplici riscontri fattuali del vecchio detto «il vino fa buon sangue»: un consumo moderato di bevande alcoliche è – questo è ormai assodato – correlato positivamente a una minore incidenza di malattie cardiovascolari.

Il perché esattamente questo avvenga, però, non è altrettanto chiaro, anche se, come riportato da Wine Spectator (www.winespectator.com), uno studio condotto da scienziati della Penn State University, e presentato al recente convegno annuale della «American Heart Association«, potrebbe aver cominciato a trovare qualche risposta concreta.

Il team di scienziati dell’Università della Pennsylvania ha osservato una coorte di 80.081 adulti cinesi per sei anni, separandoli preliminarmente in tre gruppi a seconda di un loro consumo di alcolici: astemi, non più bevitori o leggeri bevitori (da 0 a 0,9 unità giornaliere per gli uomini e da 0 a 0,4 per le donne), bevitori moderati (da 1 a 2 unità per gli uomini e da 0,5 a una unità per le donne) e bevitori pesanti (più di due unità al giorno per gli uomini e più di una per le donne).

Il team ha poi esaminato i livelli di lipoproteine ad alta densità, o Hdl – il cosiddetto «colesterolo buono» – dei partecipanti all’avvio dello studio e, successivamente, ogni due anni. E sebbene i livelli di Hdl calassero per tutti i soggetti al crescere dell’età, tali livelli calavano più lentamente nei bevitori moderati.

Di conseguenza, l’azione benefica dell’Hdl (ovvero aiutare a rimuovere il «colesterolo cattivo» Ldl, che causa depositi nelle arterie favorendo l’insorgenza di patologie) è in questi ultimi più duratura: «La cosa più notevole dei risultati dello studio», ha sottolineato una delle autrici, Susan Huang, «è che l’associazione ha una rappresentazione grafica a ombrello, il che vuol dire che un consumo leggero o moderato aiutava la persistenza dell’Hdl, ma un consumo pesante la eliminava quasi del tutto».

Purtroppo, la variabile culturale nel consumo di alcolici non ha permesso di ottenere dati più dettagliati per quanto riguarda il nettare di Bacco, che ancora non è così diffuso al di fuori delle grandi metropoli al di là della Grande Muraglia: il tasso di decadimento minore dell’Hdl è stato infatti registrato in bevitori di birra. E, come sempre, un solo studio non è certo sufficiente a varcare il confine tra correlazione e causalità: «Servono più studi per confermare i risultati del nostro studio», ha ammonito Huang, «e anche ulteriori studi per investigare i meccanismi sottostanti».


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