Dalida in Calabria nel 1962, fotografata da Ezio Arcuri, all'arrivo nella stazione di Sant'Eufemia Lamezia (Archivio reportage)
3 maggio 2023
Dalida in Calabria nel 1962, fotografata da Ezio Arcuri, all'arrivo nella stazione di Sant'Eufemia Lamezia (Archivio reportage)

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Il mito di Dalida, la calabrese di Parigi: da Serrastretta al successo planetario


Il 3 maggio 1987 moriva la cantante italo-francese Dalida. L’artista, il cui nome vero è Iolanda Gigliotti, nacque il 17 gennaio 1933 a Choubrah in Egitto, presso una grande comunità italiana, da genitori calabresi originari di Serrastretta in provincia di Catanzaro.

Seconda nata fra due fratelli, Orlando e Bruno, e figlia d’arte, in quanto il padre Pietro era primo violino all’Opera del Cairo, da piccola era affetta da strabismo e fu sottoposta a molti interventi chirurgici prima di guarirne.

La sua bellezza intensa e misteriosa la portò a vincere a diciassette anni il concorso Miss Ondine e poi il titolo di Miss Egitto. Nel 1954 si trasferì a Parigi e da lì iniziò la sua ascesa nel mondo del cinema, interpretando film notevoli come La danse di Zorba e Menage all’italiana, e poi del mondo della musica, il suo vero primo amore.

Nel 1956 debuttò all’Olympia e nel 1964, dopo dieci anni esatti dall’arrivo in Francia, sarà la prima donna a vincere il disco di platino per aver venduto oltre 10 milioni di dischi.

Il successo fu planetario: Dalida da quel momento diventò una vera icona di stile e di bellezza e le sue canzoni, come come Avec le temps, Gigi l’amoroso, Je suis malade, Bang bang, Ciao amore ciao e tante altre ancora, rimarranno nella storia della musica leggera.

Raggiunse l’apice del successo ed ebbe sempre tanto amore da parte del pubblico, ma la vita della bella e sensibile cantante fu sempre attraversata da tragedie e momenti difficili. Dall’arresto e la morte del padre quando era piccola al matrimonio fallito, altre storie sentimentali difficili, e poi ancora l’incontro con Luigi Tenco, il suicidio di lui a Sanremo 1967, il suicidio dell’ex marito e del nuovo compagno, desideri d’amore e di famiglia inseguiti e mai realizzati. La fragilità di Dalida piano piano prenderà il sopravvento e la porterà, dopo due tentativi falliti negli anni precedenti, a togliersi la vita il 3 maggio 1987.

Il suo legame con la Calabria fu sancito nel 1962, quando Dalida volle recarsi a visitare il paese di origine dei suoi genitori, Serrastretta. Accolta con tutti gli onori, cantò in uno spettacolo il cui incasso viene devoluto in beneficenza ai gestori di un orfanotrofio locale. Il Comune di Serrastretta le conferirà il titolo di cittadina onoraria oltre che la carica di madrina della squadra di calcio e poi aprì, ed esiste tuttora, un museo a lei dedicato.

La Francia non l’ha mai dimenticata: il fratello-manager continua a tenerne viva la memoria e i suoi fans da trent’anni continuano a celebrarla nell’anniversario della sua morte.
Annamaria Persico (articolo già pubblicato su Reportage il 17 gennaio 2017)


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