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5 dicembre 2016

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Il No stravince: le dimissioni di Renzi e gli scenari della crisi


Il 40,89% degli elettori taliani ha votato a favore del Sì e il 59,11% ha votato per il No al referendum costituzionale. In Calabria la sconfitta è ancor più cocente con il Sì al 32,98% e il No al 67,02%.

«Domani salirò al Colle e presenterò le mie dimissioni», ha dichiarato Renzi nella notte, «alle sorti del governo provvederà il presidente della Repubblica e noi ci rimettiamo alla sua saggezza».

Così, dopo mille giorni con Renzi, l’Italia affronta una nuova crisi di governo. Il primo passaggio formale è la presentazione delle dimissioni del presidente del Consiglio al presidente della Repubblica.

Mattarella, nell’ambito dei suoi poteri istituzionali previsti dalla Costituzione potrebbe chiedere a Renzi di rimanere in carica e presentarsi alle Camere per un nuovo voto di fiducia, accettare le dimissioni di Renzi e iniziare nuove consultazioni, decidere di sciogliere le Camere e andare alle elezioni.

La prima possibilità sembra remota, da quanto si deduce dal discorso fatto da Renzi nell’annunciare le sue dimissioni. Inoltre per un Renzi bis ci sarebbe bisogno del sostegno compatto del Pd, ma il Partito democratico ha già annunciato la convocazione della direzione del partito per martedì.

Se Mattarella decidesse di accettare le dimissioni di Renzi, cosa molto probabile, sarebbe nelle sue mani la decisione se cercare una maggioranza politica per portare il Paese al voto nel 2018, puntare su un governo tecnico o ancora optare per un governo di scopo per portare a casa la riforma elettorale.

Al termine del giro di consultazioni, Mattarella indicherebbe il nome del presidente del Consiglio incaricato, che in genere accetta con riserva l’incarico, e una volta sciolta la riserva presenterebbe la lista dei ministri al presidente della repubblica, giurerebbe e si presenterebbe alle Camere con un programma di governo ampio o di scopo.

L’ultima strada, chiesta da Salvini, Meloni e Grillo, sono le elezioni ma Mattarella difficilmente sceglierà questa strada in quanto è presente una maggioranza che possa sostenere quantomeno un governo di scopo.

Ricordiamo che al momento sono in vigore ben due leggi elettorali molto diverse, tra Camera e Senato. Per la Camera c’è l’Italicum, ovvero un sistema che garantisce alla lista più votata, al primo turno o dopo il ballottaggio, di avere la maggioranza assoluta dei seggi.

Al Senato invece è in vigore il Consultellum, una legge elettorale proporzionale con le preferenze senza premio di maggioranza, ma con soglie di accesso del 2 o del 4%.

Se si andasse ad elezioni con queste leggi ci sarebbe probabilmente una maggioranza assoluta e solida di un partito alla Camera e un Senato spaccato in tre o più parti con Pd, M5s e il centrodestra, più o meno unito.


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