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6 giugno 2019

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Imperfetti e contenti. Guida di sopravvivenza per perfezionisti cronici


Perfettamente stressati o imperfettamente rilassati? La domanda sorge spontanea analizzando l’attuale società occidentale, per questo abbiamo deciso di affrontare il tema della tanto agognata ricerca della perfezione con gli esperti di Guidapsicologi.it.

Ansia sul lavoro, ansia da corpo perfetto, ansia da prestazione sui social. Ma quali sono le conseguenze psicofisiche di questo ininterrotto lavoro di miglioramento personale. E soprattutto: questo perfezionismo portato agli estremi ci rende davvero persone migliori?
Troppi modelli, troppa velocità, un alto grado di specializzazione richiesto sul posto di lavoro portano a non sentirsi mai all’altezza, sempre manchevoli di un qualcosa (che cosa, poi?) e dimenticandosi che non è nell’omologazione bensì nella diversità che risiede la bellezza dell’individuo.
Ecco i consigli dei nostri esperti ai perfezionisti cronici.

La felicità non è un’idea di perfezione da raggiungere
“Devo perdere cinque kg, ho troppa pancia, il mio inglese è un po’ troppo maccheronico, il mio capo non sa nemmeno che esisto, la mia amica ha più follower di me… “ Attenzione: non sono problemi veri. Sono situazioni ampiamente risolvibili e non necessariamente nell’immediato. Quindi ossessionarsi non fa bene. Con il tuo inglese riesci a viaggiare e comunicare senza problemi? Benissimo! Allora, con calma, potrai dedicarti a migliorarlo, con perseveranza ma dandoti le giuste priorità. Lo stesso vale per le diete. I risultati arrivano, ma impuntarsi a dover entrare a tutti i costi in un vestitino di quando si aveva quindici anni solo perché vanno di moda gli anni ‘90, è puro autolesionismo. Relegare la propria felicità a un numero sulla bilancia, una mail di approvazione inviata da un superiore o un numero di follower su instagram è svilire la propria identità.

Avere fiducia nel proprio valore e nella propria unicità
Non bisogna confondere la consapevolezza di ciò che dobbiamo migliorare con la smania di annullarsi: abbandona gli stereotipi e concentrati su ciò che sei, cosa ti piace e cosa sai fare.
Fidati del tuo valore e pensa che la parte più bella di te non è quella che rincorre instancabilmente modelli vani e privi di personalità.

Obiettivi realistici. Alzare l’asta? Sì, ma con criterio
Essere in continuo movimento e volersi migliorare è un fatto di per sé lodevole. Ma per evitare che la perfezione diventi un’ossessione è importante porsi obiettivi realistici e raggiungibili nel breve/medio termine, per non sentirsi frustrati e tristi. Andando avanti passo dopo passo, e sempre fieri di quanto fatto finora.

Onestà nei bilanci. Il percorso fatto non si misura in kg e like
Essere sinceri con se stessi significa esserlo anche in positivo. Guardarsi indietro e riconoscere la quantità e la qualità del percorso fatto, che molto probabilmente non è misurabile in like o in kg, e non si riduce a un job title. Se si va a fondo, infatti, si scopre che ciò che rende giustamente orgogliosi è come sono state gestite situazioni complesse, le persone care che sia ha intorno e tutto quello che si ha imparato, insomma, la propria crescita interiore.

Imparare a essere meno esigenti con gli altri
Non tutti hanno il tuo ritmo e non tutti vogliono averlo. Siamo diversi, e non è detto che il tuo punto di vista intransigente e assolutista sia necessariamente quello giusto. Ci sono tanti modi di approcciarsi alla vita. Il rigore, l’efficienza e il senso del dovere sono importantissimi ma se privi di uno sguardo sensibile sul mondo e della capacità di fermarsi ad osservare e ascoltare, non portano lontano. Per questo è importante accettare gli altri per quello che sono e imparare dal confronto. Ricorda: non sai mai dove si nasconde il prossimo insegnamento.

Accettare le variabili come parti costitutive della nostra essenza
Non possiamo avere il controllo su tutto, per fortuna. Rilassati, le cose andranno come devono andare. Ci sarà sempre una variabile che non hai considerato, o verso la quale non hai margine d’azione. Armati di pazienza e ricorda: concentrati sempre sul processo e mai sul risultato, perché sul processo hai margine d’azione, mentre sul risultato, no.

La bellezza di non pensare. E se si tornasse un po’ a essere bambini?
Vuoi davvero che tutto sia perfetto? Vuoi davvero passare la tua esistenza a rincorrere un modello di perfezione che non raggiungerai mai? Quando riuscirai allora a goderti la bellezza del momento? È paradosso interpretare la felicità come un lavoro, come un “dover essere”. La felicità risiede nella spontaneità e nella semplicità, nell’incontro con il nostro io più profondo e negli affetti sinceri. Non lasciare che l’ossessione perché tutto sia perfetto (che comunque non lo sarà mai!) si trasformi in un ostacolo infinito.


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