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28 maggio 2016

Prima pagina

In arrivo il Tax freedom day. Dal 3 giugno non lavoreremo più per il fisco


Dalla prossima settimana non lavoreremo più per il fisco. Dal 3 giugno, infatti, gli italiani festeggeranno il Tax freedom day, ovvero il giorno di liberazione fiscale che, quest’anno, arriva dopo 154 giorni di lavoro: pari a poco più di 5 mesi lavorativi su 12. Questo appuntamento giunge in anticipo di 3 giorni rispetto all’anno scorso, quando la tanto agognata scadenza era sopraggiunta il 7 giugno.

Ma per quale motivo il giorno di liberazione fiscale quest’anno arriva prima?
«Rispetto al 2015», spiega il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre, Paolo Zabeo «il gettito complessivo del fisco è destinato a scendere di oltre 5 miliardi di euro. Quest’anno, infatti, le famiglie – ad eccezione di quelle proprietarie di ville, castelli e palazzi di pregio storico – non pagano la Tasi sulla prima casa, risparmiando circa 3,5 miliardi di euro. Le imprese, invece, non sono tenute al versamento dell’Imu sugli impianti imbullonati, da cui deriva una riduzione di gettito di 530 milioni di euro, mentre l’esenzione dell’Imu per i terreni agricoli vale 405 milioni. Le novità in materia di Irap, invece, prevedono l’abolizione dell’imposta per le imprese agricole e le cooperative di piccola pesca, con un risparmio di 167 milioni di euro. Il super ammortamento delle spese per investimenti al 140 per cento e i nuovi crediti di imposta per le attività ubicate nelle aree svantaggiate del paese garantiscono un minor gettito pari a 787 milioni di euro».

Come è stato calcolato il Tax freedom day?
L’Ufficio studi della Cgia, che da più di 15 anni misura questo indice, ha preso in esame il dato di previsione del Pil nazionale e lo ha suddiviso per i 365 giorni dell’anno, ottenendo così un dato medio giornaliero. Successivamente, il gettito di imposte, tasse e contributi che gli italiani versano allo Stato è stato rapportato al Pil giornaliero, ottenendo il cosiddetto «giorno di liberazione fiscale» che, per l’anno in corso, ripetiamo, «scoccherà» il prossimo 3 giugno.

Sempre da un punto di vista metodologico, la Cgia precisa che in questa elaborazione la pressione fiscale del 2015 e del 2016 è stata calcolata al netto del cosiddetto «bonus Renzi» che nel nostro bilancio pubblico è conteggiato come un aumento di spesa e non come una diminuzione del carico fiscale a vantaggio di quasi 11 milioni di lavoratori dipendenti con retribuzioni medio-basse.


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