Quota 41 è il desiderio del governo per la riforma delle pensioni: consentire a ogni lavoratore di poter andare in pensione una volta raggiunti i 41 anni di contributi, infatti, garantirebbe il superamento della legge Fornero perlomeno per la parte riferita alla pensione anticipata (riservata a chi ha maturato 42 anni e 10 mesi di contributi, uno in meno per le donne).
Tuttavia, in attesa di risvolti che potrebbero non arrivare prima del 2025, pochi sanno che già oggi un piccolo gruppo di lavoratori può accedere a Quota 41, andando in pensione – indipendentemente dall’età – una volta raggiunti i 41 anni di contributi.
Si tratta dei lavoratori precoci, ossia di coloro che all’età di 19 anni avevano maturato almeno 12 mesi di contributi. Ma non basta: per poter accedere alla pensione con Quota 41, infatti, bisogna appartenere a uno dei profili a cui lo Stato riconosce una maggior tutela, ossia disoccupati, invalidi (almeno al 74%), caregiver e lavoratori usuranti e gravosi.
Sono tuttavia esclusi dalla possibilità di accedere a Quota 41 coloro che hanno la pensione calcolata interamente con il regime contributivo, quindi chi ha iniziato a versare contributi per la pensione dopo il 1° gennaio 1996 oppure chi ricorre al computo della Gestione separata.
Per chi accede a Quota 41 non ci sono penalizzazioni sulla pensione, ma è bene sottolineare che l’assegno decorre 3 mesi dopo da quando ne sono stati maturati i requisiti. E ancora: per almeno 1 anno e 10 mesi, o 10 mesi nel caso delle donne, non è possibile riprendere a lavorare.