Israele avvia operazione di terra "limitata" in Libano: "Non sarà occupazione"
1 ottobre 2024

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Israele avvia operazione di terra “limitata” in Libano: “Non sarà occupazione”. Raid anche in Siria


E’ iniziata l’incursione di terra del Libano meridionale da parte di Israele. Incursione descritta dalle Forze di difesa israeliane (Idf) come “limitata, localizzata e mirata”, supportata dalle forze aeree e dall’artiglieria, contro obiettivi di Hezbollah. “Questi obiettivi sono situati in villaggi vicini al confine e rappresentano una minaccia immediata per le comunità israeliane nel nord di Israele”, sottolinea l’Idf.

L’esercito israeliano, attraverso una dichiarazione, ha poi chiarito che l’operazione continuerà “in base alla valutazione della situazione e in parallelo ai combattimenti a Gaza e in altri campi”, ha continuato la dichiarazione. Dal canto loro due funzionari israeliani hanno inoltre dichiarato che questa incursione è limitata nel tempo e nella portata e non è destinata a occupare il Libano meridionale.

Raid Idf su casa nel sud del Libano, 10 morti

L’agenzia di stampa libanese Nna ha riferito dal canto suo di un raid contro un’abitazione nella città di Daoudiya, nel Libano meridionale, da parte dell’Idf in cui sono morte almeno 10 persone e altre 5 sono rimaste ferite.

Raid contro leader al-Aqsa in Libano, 6 morti tra cui 3 bambini

Le Idf hanno inoltre condotto un raid aereo mirato contro la casa di Munir Maqdah, leader delle Brigate dei Martiri di al Aqsa in Libano. Il raid con droni è stato diretto contro il più grande campo profughi palestinese in Libano, quello di Ain el Hilweh a Sidone.

Come riporta l’Orient Le Jour, nel raid hanno perso la vita sei persone, tra cui tre bambini. Citando una fonte interna al campo profughi, il giornale spiega che a morire sono stati Hassan Maqdah, figlio di Mounir Maqdah, e sua moglie, mentre altri due figli sono stati ritrovati vivi sotto le macerie. Tra le vittime anche il palestinese Israa Abbas e suo figlio Abderrahim Sayah. Morte altre due bambine, Abir e Fatima Chehadé.

Ministero Sanità Libano: oltre mille morti da inizio raid Idf, 95 ieri

Sono più di mille le persone che sono state uccise in Libano da quando Israele ha deciso di lanciare attacchi contro obiettivi di Hezbollah, riferisce il ministero della Sanità di Beirut che, nel suo ultimo bilancio, parla di circa 95 persone che sono state uccise e 172 ferite negli attacchi aerei israeliani in Libano di ieri. Potrebbero essere fino a un milione le persone sfollate, scrive la Bbc.

Raid anche in Siria

Inoltre tre civili sono stati uccisi e nove sono rimasti feriti in raid aerei israeliani condotti alle prime ore di oggi su Damasco, in Siria. Lo sostiene l’agenzia di stampa Sana citando una fonte militare. “Il nemico israeliano ha lanciato un’aggressione aerea con aerei da guerra e droni dal Golan siriano occupato, prendendo di mira diversi punti di Damasco”, afferma l’agenzia la Sana aggiungendo che “tre civili sono stati uccisi e altri nove feriti”.

Esplosioni erano state già avvertite nella notte a Damasco, mentre Israele annunciava l’avvio dell’operazione di terra in Libano. Secondo quanto riferito dall’agenzia Sana, “i sistemi della nostra difesa aerea hanno intercettato obiettivi ostili nella regione di Damasco”.

Raid Idf su campo profughi Gaza, 13 morti

Almeno 13 persone sono invece morte e altre sono rimaste ferite a causa di un raid aereo delle Idf sul campo profughi di Nuseirat nel centro della Striscia di Gaza. Lo riporta la Cnn citando funzionari sanitari dell’ospedale dei martiri di Al-Aqsa e dell’ospedale di Al-Awda.

L’operazione in Libia

Dopo 11 mesi di scambi di fuoco con Hezbollah, che ha iniziato ad attaccare Israele l’8 ottobre in solidarietà con Hamas a Gaza, nelle ultime settimane l’esercito israeliano ha inferto al gruppo dei colpi importanti, facendo esplodere i suoi dispositivi elettronici, facendo piovere attacchi aerei su combattenti e depositi di munizioni e uccidendo Hasan Nasrallah, il suo leader di lunga data, e altri alti funzionari in un attacco al loro bunker sotterraneo nella periferia meridionale di Beirut.

Nonostante le battute d’arresto di Hezbollah, il suo vice leader ha giurato che il gruppo è pronto a una lotta prolungata. Nel primo discorso di una figura di alto livello dopo l’assassinio di Nasrallah, Naim Qassem, ora il più alto funzionario del gruppo, ha detto: “Sappiamo che la battaglia potrebbe essere lunga… e siamo pronti se gli israeliani decidono di entrare via terra”.

Sostenuto dall’Iran, Hezbollah ha costruito il suo arsenale di armi e la sua portata strategica nel corso di decenni, combattendo Israele dal fronte interno e dando forma a conflitti dalla Siria allo Yemen. Ma nel giro di due settimane, Israele ha distrutto l’immagine del gruppo come formidabile potenza regionale.

Il governo israeliano aveva informato gli Stati Uniti su “alcune operazioni”, anche di terra, in Libano, ha reso noto il portavoce del dipartimento di Stato americano Matthew Miller: “Al momento ci hanno detto che si tratta di operazioni limitate alle infrastrutture di Hezbollah vicino al confine, ma siamo in continuo dialogo con loro”. Miller non ha condannato l’escalation in corso da parte del governo israeliano, ma ha affermato che gli Stati Uniti hanno discusso “tutti i fattori” che una cosiddetta campagna ‘escalation to de-escalate’ comporta. “La pressione militare può a volte consentire la diplomazia – ha affermato Miller – Naturalmente, la pressione militare può anche portare a errori di calcolo. Può portare a conseguenze non volute. Stiamo discutendo con Israele di tutti questi fattori”.

Austin: “Gravi conseguenze per Iran se interviene contro Israele”

Ci saranno ”gravi conseguenze per l’Iran nel caso in cui decidesse di lanciare un attacco militare diretto contro Israele” in difesa di Hezbollah, ha affermato il Segretario alla Difesa statunitense Lloyd Austin in un colloquio telefonico con il suo omologo israeliano Yoav Gallant, al quale ha detto che Washington sostiene Israele nella “necessità di smantellare l’infrastruttura di attacco” di Hezbollah ”lungo il confine” con il Libano al fine di prevenire “attacchi in stile 7 ottobre contro le comunità settentrionali di Israele”.


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