Israele-Hamas, brevi stop alla guerra per vaccinazioni anti-polio a Gaza
30 agosto 2024

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Israele-Hamas, brevi stop alla guerra per vaccinazioni anti-polio a Gaza


Israele e Hamas hanno accettato brevi pause umanitarie nei combattimenti per consentire le vaccinazioni contro la poliomielite a Gaza. Questo avviene mentre “i negoziati per la fine della guerra a Gaza, nella capitale del Qatar, Doha, hanno registrato alcuni progressi”, ma “altri ostacoli rimangono”. Lo riporta l’emittente saudita all news Al-Sharq citando fonti concordanti, secondo le quali i colloqui avviati mercoledì dai funzionari statunitensi, qatarini ed egiziani con omologhi “operativi” del Mossad, dell’esercito israeliano e dello Shin Bet riprenderanno nei prossimi giorni per colmare le lacune.

Pause umanitarie per consentire le vaccinazioni contro la polio

 Israele ha accettato limitate pause quotidiane nei combattimenti a Gaza per permettere una campagna di vaccinazioni anti-polio, ha annunciato Rik Peeperkorn, un rappresentante dell’Organizzazione mondiale per la Sanità (Oms), specificando che i combattimenti si fermeranno in tre aree della Striscia dalla mattina al primo pomeriggio per un totale di nove giorni.

La campagna inizierà il primo settembre “nella parte centrale di Gaza per tre giorni, seguita dal Sud e poi dal Nord”, ha spiegato Peeperkorn citando l’impegno assunto dal Cogat, l’autorità israeliana responsabile degli affari palestinesi. Le pause quotidiane dei combattimenti, che dovrebbero permettere la vaccinazione di oltre 600mila bambini, inizieranno alle 6 del mattino e finiranno tra le 14 e le 15.

Hamas: “Pronti a collaborare”

Da Hamas c’è stata una risposta positiva. “Siamo pronti a collaborare con le organizzazioni internazionali per garantire questa campagna”, ha dichiarato Basem Naim, dell’ufficio politico di Hamas, secondo quanto si legge sulla Cnn. Il ministero della Sanità di Gaza, controllato da Hamas, ha confermato nei giorni scorsi che sono arrivate nella Striscia 1,2 milioni di dosi di vaccino contro la polio.

Offensiva Israele in Cisgiordania, sale bilancio vittime

E’ intanto salito ad almeno 17 il numero dei palestinesi che sono stati uccisi in Cisgiordania da quando mercoledì le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno lanciato un’offensiva su larga scala. Lo riferisce la Wafa, l’agenzia palestinese, secondo la quale otto persone sono state uccise a Jenin, quattro a Tubas e cinque a Tulkarem.

Precisa la Wafa che, tra le vittime, si contano anche quattro uomini che sono stati uccisi nel campo profughi di Tulkarem e un 62enne al quale ha sparato un cecchino mentre si trovava nella sua casa nel campo profughi di Nur Shams.

Borrell: “Non c’è unanimità su mia proposta sanzioni a ministri israeliani estrema destra”

Sul fronte politico a tenere banco sono state le dichiarazioni di Josep Borrell che ieri mattina a Bruxelles aveva comunicato di aver “avviato le procedure per chiedere agli Stati membri se considerano appropriato includere nella lista delle sanzioni alcuni ministri israeliani che lanciano messaggi d’odio inaccettabili contro i palestinesi e proposte che vanno chiaramente contro la legge internazionale e incitano a commettere crimini di guerra”.

A fine giornata l’Alto rappresentante per la Politica estera dell’Ue ha riconosciuto che “non c’è unanimità” tra i ministri degli Esteri della Ue sulla sua proposta di imporre sanzioni ai ministri israeliani di estrema destra. “Abbiamo discusso, non c’è stata unanimità, questo non è un consiglio esecutivo, non prendiamo decisioni, discutiamo solo a livello politico”, ha poi aggiunto ribadendo comunque l’intenzione di presentare al Consiglio la proposta “per includere questi due ministri nella lista dei sanzionati per violazione dei diritti umani”. “I ministri decideranno, dipende da loro, come sempre, ma il processo sarà avviato, il caso sarà studiato attentamente”, ha concluso.

La posizione di Italia e Ungheria

Per quanto mi riguarda è un periodo ipotetico dell’irrealtà“, ha commentato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, in merito alla proposta di Borrell di includere nella lista delle sanzioni alcuni ministri israeliani che “lanciano messaggi d’odio inaccettabili contro i palestinesi”.

“Dobbiamo cercare di risolvere i problemi, convincere Israele a fare delle scelte che portino a un cessate il fuoco a Gaza perché quella è la priorità vera. Non è con il riconoscimento teorico della Palestina e con le sanzioni ai ministri israeliani che si risolve il problema, non è questa la strada giusta per convincere Israele a concludere un accordo al Cairo con le altre parti”, ha aggiunto Tajani.

Il ministro degli Esteri ungherese, Peter Szijjarto, in un post su Facebook ha parlato di “proposte folli” sulle crisi in Ucraina e Medio Oriente avanzate da Borrell che riguardo a Kiev aveva sottolineato: “Dobbiamo rimuovere le restrizioni sull’utilizzo delle armi contro obiettivi militari russi”. Secondo Szijjarto, la “corsa pericolosa” di Borrell “va fermata”. “Non vogliamo più armi in Ucraina, non vogliamo più morti, non vogliamo l’escalation della guerra, non vogliamo che la crisi in Medio Oriente si diffonda. Rappresentiamo ancora la posizione del buon senso e della pace”, ha affermato il capo della diplomazia ungherese.


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