Israele, raid a sud di Beirut: morti
13 novembre 2024

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Israele, raid a sud di Beirut: morti. Idf ordina evacuazione da città


Un raid aereo israeliano a sud di Beirut “ha colpito all’alba un appartamento residenziale in un edificio situato nell’area di Dawhet Aramoun, provocando feriti”. A scriverne è oggi l’agenzia di stampa libanese Nna. Secondo il ministero della Sanità libanese il bilancio dell’attacco contro il sobborgo di Dawhet Aramoun è di 6 morti.

Nel frattempo l’esercito israeliano ha emesso nuovi ordini di evacuazione per i civili libanesi nell’area di sei edifici della periferia meridionale di Beirut, in vista degli attacchi aerei contro le strutture di Hezbollah. Il colonnello Avichay Adraee, portavoce in lingua araba delle Idf, ha pubblicato delle mappe insieme all’annuncio, invitando i civili a tenersi ad almeno 500 metri di distanza dai siti.

I caccia israeliani hanno colpito depositi di armi e centri di comando di Hezbollah nei sobborghi meridionali di Beirut, hanno annunciato le Forze di Difesa israeliane, precisando che gli obiettivi erano situati “nel cuore della popolazione civile” ed accusando Hezbollah di usare i civili come scudi umani. Prima dei raid l’Idf aveva allertato i civili chiedendo l’evacuazione delle aree in questione, si legge sul Times of Israel.

Idf: in raid a Gaza City ucciso terrorista che partecipò al 7 ottobre

Le Forze di difesa israeliane hanno inoltre annunciato di aver ucciso “un terrorista che ha partecipato al massacro del 7 ottobre in un recente attacco con drone a Gaza City”. I militari – riporta il Times of Israel – hanno preso di mira ed eliminato una cellula di miliziani operativa nel quartiere di Shejaiya, a Gaza City. Tra i morti c’è Yasser Ghandi, che secondo l’IDF si era infiltrato in Israele partecipando agli attacchi del 7 ottobre.

Parenti ostaggi Usa: amministrazioni Biden e Trump lavorino insieme a loro liberazione

Le famiglie degli ostaggi americano-israeliani detenuti a Gaza dal canto loro chiedono all’amministrazione Biden di lavorare con Trump e i suoi funzionari per garantire un accordo sugli ostaggi prima che il presidente eletto Donald Trump entri in carica tra due mesi.

“Le nostre richieste… a entrambe le amministrazioni in questo momento sono che lavorino insieme, non per preparare l’amministrazione Trump ad entrare in carica a fine gennaio, ma piuttosto per ottenere questo accordo ora, in questo momento unico”, ha dichiarato al Times of Israel il padre dell’ostaggio Sagui Dekel-Chen, dopo l’incontro avuto assieme ai parenti di altri sei ostaggi alla Casa Bianca con il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan, il coordinatore per il Medio Oriente e il Nord Africa della Casa Bianca Brett McGurk e altri alti funzionari dell’amministrazione Biden.

Se le parti aspettano che Trump entri in carica il 20 gennaio per trovare un accordo, “c’è la concreta possibilità che nessuno degli ostaggi rimanga vivo e che sia quasi impossibile recuperare i resti di coloro che sono stati uccisi”, ha avvertito Dekel-Chen.

Parlando con il quotidiano, Dekel-Chen ha accusato il governo israeliano di aver “abbandonato” gli ostaggi per oltre 400 giorni. L’amministrazione Biden – ha aggiunto – ha fatto “tutto ciò che era in suo potere” per negoziare un accordo, tra le resistenze di Israele e di Hamas. Le famiglie degli ostaggi americano-israeliani rimarranno negli Stati Uniti ancora per diversi giorni e stanno organizzando incontri con alcuni dei funzionari che avranno incarichi di responsabilità nell’amministrazione Trump e con i parlamentari repubblicani di entrambe le camere del Congresso.


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