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19 gennaio 2021

News

JONIO: CI CAVANO GLI OCCHI E CI PREOCCUPIAMO DI PRESERVARE LE CIGLIA


di Domenico Mazza (Cofondatore Comitato per la Provincia della Magna Graecia) 

Fa riflettere l’interesse che gli enti governativi ripongono nelle piccole opere e la totale apatia verso le progettualità di ampio respiro. Tutto secondo i piani! Obiettivo? Isolare quel polmone economico che potrebbe rappresentare la scommessa già vinta di riscatto dell’Arco Jonico ed al contempo di benessere diffuso per tutta la Regione: l’asse Sibari-Crotone. Si continuano a foraggiare pianificazioni di bottega, legate agli interessi centralisti, nascondendo sotto il tappeto la visione più ampia.

Come più volte detto e scritto, personalmente, sono assolutamente favorevole al terzo ed al sesto megalotto della statale 106. La mia perplessità, che poi si palesa nei disegni attuati negli ultimi 30 anni è la totale mancanza di prospettiva per quei 100km di strada (e non solo) compresi tra Sibari e Crotone, letteralmente inghiottiti dal centralismo, nella più completa ignavia degli amministratori locali. Non un euro, né su piani regionali, né sul tanto discusso piano di Recovery che invero avrebbe dovuto, nelle sue intenzioni, colmare il gap tra nord e sud. E quale migliore investimento se non la statale Jonica, specchio reale ed insindacabile dello stato di degrado ai limiti della decenza e cartina di tornasole dell’esistenza di un sud nel sud. L’Europa ha prescritto dei vincoli alla concessione dei fondi: tenere presente nella progettualità delle nuove opere, l’intermodalità della connessione alle opere già esistenti. Ebbene, puntualmente, noi rispettiamo questo vincolo ma solo in funzione degli interessi centralisti. Provate ad immaginare, a terzo megalotto realizzato, quindi funzionalmente connesso alla già realizzata strada a 4 corsie Doria-Firmo e senza una sua prosecuzione a sud, quale potrebbe essere la scelta di percorso dei flussi di traffico se in un’ora e mezzo, via A2, si può scegliere di essere sulla costa degli Dei oppure sulla baia di Copanello mentre l’alternativa Jonica sarebbe di oltre 2 ore di corsa ad ostacoli lungo uno slalom di rotonde e cunette per raggiungere il promontorio di Capo Rizzuto?

Oppure si pensi ai flussi turistici che atterreranno allo scalo Lametino; pensate che preferiranno percorrere circa 80km verso nord est sulla prevista direttrice kr-cz, o fruire della costa vibonese o del soveratese che distano 20 minuti d’auto? Parlo di scalo Lametino, perché difficilmente riesco ad immaginare un futuro per lo scalo Pitagorico se lo stesso non sarà reso fruibile al suo naturale bacino d’utenza: la Sibaritide. E, certamente, senza una pianificazione infrastrutturale (prima su ferro e poi su gomma), che sia segmento di congiunzione tra la fine del terzo megalotto e l’inizio del sesto, pensare di portare i Sibariti al Sant’Anna è pura utopia.

Le opere infrastrutturali dovrebbero avere una duplice valenza: materiale ed immateriale. Dovrebbero attrarre flussi verso le località servite, non invogliare i residenti a fruirne per allontanarsi dai loro territori raggiungendo altri luoghi meglio forniti dai servizi. Una società sana, dovrebbe pretendere  servizi nel proprio territorio, semplicemente perché gli stessi sono costituzionalmente garantiti, e non dimenarsi in difese, a spada tratta, di opere prive d’anima, solo perché permetterebbero di velocizzare il percorso verso la fruizione dei servizi presenti negli altri territori. Rendiamoci conto che l’arco Jonico, Sibarita e Crotoniate, potrebbe decidere autonomamente il proprio destino, se solo trovasse il coraggio di superare ostacoli e campanili che inibiscono lo sviluppo e dilatano il ritardo culturale. La potenzialità dei numeri assemblati, ci pone in una condizione di giusta equità rispetto alle altre aree. Contrariamente  da separati in innaturali ambiti provinciali e con barricate sul confine di ogni comunità, il nostro destino lo conosciamo bene: servili e funzionali agli interessi dei capoluoghi storici. Gli stessi attori del centralismo che continuano a trattarci, con il nostro beneplacito, come tribù d’indigeni utili solo a saziare famelici appetiti durante le campagne elettorali, come la storia degli ultimi 40 anni ci ha ripetutamente dimostrato. Per gli amministratori dell’Arco Jonico, dovrebbe essere un imperativo, partorire delibere, finalizzate alla richiesta di una strada a 4 corsie tra Sibari e Crotone. Sta a Voi, cambiare le sorti di questo territorio, siete gli unici ad averne facoltà!

 


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