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10 ottobre 2022

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«La musica miracolosa: storia del pianista del ghetto di Varsavia» di Ippolita Luzzo


Prima assoluta al Teatro Grandinetti di Lamezia Terme dello spettacolo “La Musica Miracolosa: Storia del Pianista del Ghetto di Varsavia” con Francesco Nicolosi al pianoforte e Stefano Valanzuolo voce narrante. Evento proposto da AMA Calabria che nel corso di circa 40 anni d’ininterrotta attività ha presentato nelle principali città della Regione artisti e complessi di fama internazionale

Racconto e musica per narrare una vita scampata all’eccidio della seconda guerra mondiale, per narrare come sia potuto succedere che l’insensatezza prendesse il predominio distruggendo città e intere popolazioni.

Due grandi artisti ieri sera nel ridotto del Teatro Comunale Grandinetti di Lamezia Terme hanno ripercorso quegli anni dal 1939 al 1945 in cui la carriera del musicista viene interrotta con l’invasione del ghetto di Varsavia da parte dei nazisti: Wladyslaw Szpilman, detto Wladek, il suo nome.

Io arrivo in ritardo e appena in tempo per vedere quella mano che tirerà fuori il pianista dal carro dei prigionieri mandati nei campi di concentramento. Una mano sconosciuta ma sicuramente qualcuno che aveva ascoltato la musica, che aveva apprezzato il pianista quando lui alla radio polacca mandava il suo Chopin a consolare gli animi.

Dei quattrocentocinquantamila ebrei rinchiusi nel ghetto di Varsavia dai tedeschi, dopo l’invasione del 1939, ne rimasero in vita soltanto ventimila e Wladek si chiederà più volte nel corso della sua vita perché si fosse salvato solo lui.

Roman Polanski qualche anno fa fece un film su Szpilman, morto nel 2000, e il film restituisce memoria a eventi e ad individui riportando all’uomo, alla vita di un uomo ciò che la guerra distrugge.

Lo spettacolo “La musica miracolosa” è un racconto in musica e parole e la vita del pianista rivive nel testo splendido e suggestivo, rivive nelle note amate dal pianista, unendo vita e passione, unendo ciò che ci fa rendere degni di essere uomini, l’arte, la musica, il raccontare, la letteratura di una vivere saltando fuori dalle abiezioni della storia. Nel fuggire e nel cercare scampo dalle atrocità il pianista incontra un ufficiale tedesco catapultato dal caso tra le macerie della capitale polacca. Un nemico ma un uomo amante dell’arte e della musica. Trovano un pianoforte e lui suonerà dopo tre anni suonerà per un unico spettatore, il suo nemico, ma un uomo che lo rispetterà. L’ufficiale tedesco non lo uccide, gli regala il suo cappotto per proteggersi dal freddo e Szpilman lo inviterà a farsi riconoscere, quando la guerra sarà finita, lo inviterà presso gli studi della radio polacca. Ma per l’ufficiale tedesco non ci sarà il lieto fine e quella stretta di mano in tempo di pace non ci sarà, ci restano però le note, le note che si innalzano lievi, le note che ci innalzano lieti, le note che chiudono i ripetuti bis richiesti dagli spettatori e nel finale il valzer del Gattopardo come omaggio ad un immaginario presente negli occhi, nella testa e nel cuore di tutti noi.

Ippolita Luzzo

 

 

 


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