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1 maggio 2024

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La vera storia del Primo Maggio, festa dei lavoratori


Il Primo Maggio, festa del lavoro, nasce a Parigi il 20 luglio del 1889 quando, durante i lavori del congresso della Seconda Internazionale, venne indetta una grande manifestazione per chiedere alle autorità pubbliche di ridurre la giornata lavorativa a otto ore.

La scelta della data non era casuale: il 1° maggio 1886, tre anni prima, fu indetto uno sciopero generale in tutti gli Stati Uniti per ridurre la giornata lavorativa a 8 ore. La protesta durò 3 giorni e culminò, il 4 maggio, col massacro di Haymarket, in cui persero la vita 11 persone.

Il 1° Maggio del 1890 si svolse la prima, vera manifestazione internazionale a Parigi e in altri paesi, registrando un’altissima adesione. Da allora, nonostante la risposta repressiva di molti governi, l’iniziativa di Parigi divenne il simbolo delle rivendicazioni dei lavoratori e si diffuse in tutto il mondo tranne in uno dove non è festa nazionale: gli Stati Uniti.

Anche il nostro paese, da Nord a Sud, era da tempo teatro di grandi tensioni, con gli operai e i contadini che tentavano di ribellarsi alle condizioni di lavoro pessime, turni potevano essere anche di 16 ore al giorno, nessun tipo di assistenza, nessun divieto al lavoro minorile e morti quotidiane sul luogo di lavoro.

La festività in Italia fu ratificata nel 1891 ma la celebrazione di quell’anno, organizzata a Roma in Piazza San Giovanni, fu funestata da gravi tumulti, culminati con quattro morti, molti feriti e centinaia di arresti. Solo nel 1919 i lavoratori conquistarono il diritto alle otto ore lavorative.

E’ giusto ricordare che proprio nel nostro paese il 6 agosto del 1863, quindi all’indomani dell’Unità d’Italia e molti anni prima della scelta della data del Primo Maggio, ci fu la prima strage di lavoratori, ricordato oggi come il massacro di Pietrarsa.

Nel piccolo paese vicino Napoli gli operai del famoso e importante opificio borbonico, poi ceduto dal nuovo governo unitario ad una ditta locale, stavano manifestando contro le cattive condizioni di lavoro e i licenziamenti, quando furono caricati da una trentina di bersaglieri.

Nonostante i moltissimi feriti e la morte di sette operai, la repressione continuò e da lì iniziò il declino di quello che era stato il primo nucleo industriale italiano.

Il senso del Primo Maggio nonostante tutto andò radicandosi, tra manifestazioni varie come i moti del Pane o contro la guerra in Libia, fino a quando fu abolita nel 1923 sotto il fascismo perché considerata sovversiva.

La giornata del lavoro e dei lavoratori ritornò dopo la Liberazione nel 1945 e finalmente nel 1947 divenne ufficialmente festa nazionale italiana.

Il Primo Maggio in Italia è ricordato anche perché è la data di uno degli episodi più tragici della nostra storia, la strage di Portella della Ginestra, in provincia di Palermo.

Una folla di contadini del luogo, riuniti per festeggiare la vittoria ottenuta alle prime elezioni per l’Assemblea Regionale Siciliana dal Blocco del Popolo (lista formata dal Partito comunista e da quello socialista) furono fatti bersaglio delle fucilate del bandito Salvatore Giuliano e dei suoi uomini e ben undici furono uccisi.

Annamaria Persico (articolo già pubblicato su Reportage 1 maggio 2018)


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