Per i Comuni, è necessaria una nuova concezione culturale nella gestione della pubblica amministrazione. L’ idea innovativa è rappresentata da un nuovo modello di “amministrazione condivisa” che ha già visto, e soprattutto sta vedendo, come protagonisti, insieme agli enti locali, tanti soggetti singoli ma in gran parte organizzati nel cd. “terzo settore” (associazionismo, imprese sociali, gruppi di volontariato).
A questo proposito ho letto con interesse la riflessione su questi temi del dott. Vincenzo Nicotera, coordinatore per il lametino di Base Popolare. Il modello di ‘”amministrazione condivisa”, fondato sulla collaborazione tra le persone e le amministrazioni, si sta sviluppando bene ed in maniera concreta. Il patrimonio di partecipazione democratica e di cittadinanza attiva è molto radicato nella vita del nostro Paese. L’introduzione del principio di sussidiarietà e le modifiche introdotte nelle norme sul terzo settore hanno aperto alla possibilità di un orizzonte nuovo. Non si tratta più soltanto di una o più panchine da gestire, dell’ affidamento di un’area di verde pubblico o di un particolare servizio conferito a gruppi di cittadini, ma di un nuovo statuto della comunità che si fonda sul principio che noi cittadini non siamo solo portatori di esigenze e di una domanda che chiediamo venga soddisfatta, ma possediamo anche risorse e competenze da mettere a disposizione delle istituzioni per realizzare insieme e, per condividere, gli obiettivi di buon governo e di buona amministrazione.
Sentiamo sempre più spesso parlare di “patti di collaborazione “ che sono lo strumento concreto per realizzare la gestione di un servizio o, anche, la realizzazione di un obiettivo. Ma contengono un grande valore di partecipazione alla vita pubblica che può colmare il vuoto pericoloso che si è determinato tra cittadini ed istituzioni. Abbiamo tutti bisogno di recuperare il senso di appartenenza alle nostre comunità e lo spirito di solidarietà verso gli altri e, soprattutto, verso chi ha più bisogno. Altrimenti l’Italia si spacca , si rompe, diventa insignificante e paghiamo tutti: Nord e Sud e quasi tutti i ceti sociali.
Il primo regolamento organico di “amministrazione condivisa” è stato elaborato dal Comune di Bologna. Il Consiglio Comunale, dopo 2 anni di consultazioni e sperimentazioni, deliberò il regolamento nel 2014. E , come in tante altre innovazioni, Bologna ha fatto da apripista. Oggi sono diversi gli enti locali che sono andati avanti su questa strada. Anche il livello si è alzato notevolmente. Siamo ben oltre le piccole aree ed i singoli servizi. Nelle situazioni più avanzate si sviluppano esperienze di co-progettazione e di co-programmazione.
Nella Settimana sociale dei Cattolici a Trieste di qualche settimana fa, un momento di approfondimento importante ha riguardato, specificamente, l’ amministrazione condivisa. Il dott. Nicotera si inserisce nelle difficoltà della nostra situazione lametina e si domanda il perché dei tanti ritardi che investono la nostra città e poi afferma che gli amministratori ed i funzionari pubblici non devono nascondere il disagio per i ritardi accumulati e continuare sulla vecchia strada. Devono invece aprirsi a modelli di collaborazione, di amministrazione condivisa per recuperare e per invertire le pericolose tendenze in atto di non riuscire nemmeno a spendere i finanziamenti esterni disponibili nelle casse
Gianni Speranza