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9 luglio 2022

News Lamezia e lametino

LAMEZIA. Mons. Parisi, il primo incontro è con gli ammalati: “Noi impariamo da voi a servire Cristo nella carne martoriata del malato”


Noi dobbiamo imparare da voi a servire Gesù Cristo, vivo e vero, nella carne martoriata del malato. Il malato che attende cura, il malato che spera. Da voi, noi apprendiamo come si cura Cristo nella carne del malato”. Così monsignor Serafino Parisi che, nel giorno della presa di possesso canonico della Diocesi di Lamezia Terme nella celebrazione di questa sera, ha voluto fosse l’ospedale “S. Giovanni Paolo II” il primo luogo dell’incontro con la comunità lametina.

Accolto dal direttore sanitario del presidio ospedaliero unico Rita Teresa Marasco, da numerosi medici e operatori sanitari, monsignor Parisi ha presieduto un breve momento di preghiera nella cappella del nosocomio lametino, accompagnato dal cappellano dell’ospedale padre Giuseppe Ferrara e dal direttore dell’ufficio diocesano di pastorale della salute don Francesco Farina.

“Tutti voi, ad ogni livello, avete un grande compito – ha detto monsignor Parisi – Io vengo qui con grande disponibilità per sostenere, dare supporto, per dare uno slancio al vostro servizio. Abbiamo bisogno soltanto di una condizione, che rappresenta una scelta e uno stile di vita: il timbro dell’umanità. Siamo chiamati ad avere gli stessi sentimenti gli uni per gli altri, aprirci all’altro, incontrare l’altro non come un paziente, non come un numero su una cartella clinica, ma guardare l’altro e servirlo come persona umana. Gesù è venuto a dirci che dobbiamo recuperare il livello più alto dell’umanità, la donna e l’uomo ad immagine e somiglianza di Dio. Non guardare all’altro come fonte di monetizzazione, ma puntare alla dignità dell’altro”.

“Siete chiamati – ha proseguito monsignor Parisi – a un intervento appassionato, professionalmente qualificato e soprattutto umano. Il vostro compito è quello di prendersi cura. Anche nei testi biblici, prendersi cura è un’espressione molto singolare: vuol dire intervenire su chi ha bisogno di aiuto e sentire la responsabilità della vita dell’altro. Io divento responsabile della vita dell’altro, l’altro mi interessa. Il mio intervento è ora, nel presente, ma poiché sono responsabile della vita dell’altro, il mio intervento è significativo per l’avvenire del paziente, per garantire all’altro con la mia azione un futuro dignitoso. La storia ci fa vivere a tutti, prima o poi, l’esperienza della malattia, della sofferenza. Fate in modo che chi si consegna a voi sappia di essere accolto con questo stile, in modo che possa percepire come più lieve il peso della sofferenza”.

Il vescovo di Lamezia si è soffermato sugli ultimi due anni di emergenza sanitaria e le restrizioni che hanno tenuto lontani gli ammalati dai loro affetti più cari. Parisi ha parlato di “una mutilazione degli affetti, necessaria dal punto di vista professionale e sanitario, ma che è una barbarie. Domandiamoci: che cosa può fare un figlio, una figlia, un nipote, una persona cara accanto a un moribondo?  Apparentemente non può fare niente. E invece è una presenza che considera una storia e accompagna un’esistenza in quel passaggio. Una presenza che dà speranza e forza.  Che quello che abbiamo vissuto in questi due anni possa servirci a incontrare l’altro con grande passione, calore, slancio”.

“Sin dai primi tempi della comunità cristiana, gli apostoli passavano per curare gli ammalati, per curare con la Parola – ha ricordato il cappellano dell’ospedale “S. Giovanni Paolo II” padre Giuseppe Ferrara – la sua presenza in mezza a noi è segno tangibile della presenza di Cristo che arriva in mezzo a noi. Siamo certi sarà l’inizio di un cammino insieme ricco di grazia e benedizioni”.

A portare il saluto di tutta la comunità ospedaliera, il direttore sanitario del presidio ospedaliero unico Rita Teresa Marasco che ha richiamato le parole del vescovo sottolineando come “il concetto del prendersi cura va al di là dell’ospedale, significa prendersi cura della persona, anche delle tante solitudini che segnano il nostro tempo e la nostra società. Ci auguriamo che quello di oggi sia l’inizio di un cammino insieme”.

A conclusione del momento di preghiera, il direttore dell’ufficio diocesano di pastorale della salute don Francesco Farina ha letto la preghiera di Papa Francesco per la trentesima giornata mondiale del malato.

Mons. Parisi ha poi fatto visita ai degenti di alcuni reparti del nosocomio lametino.

Salvatore D’Elia


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