«Francesco d’Assisi ha strappato la sua generazione al rancore e al risentimento con la letizia. La sua povertà non è deformante, non è un castigo, ma è la bellezza dell’essenzialità. Francesco è stato un profeta per il suo tempo e ancora oggi ci insegna a guardare al mondo con gli occhi di Dio, a guardare all’umanità come una cosa molto buona». E’ stato uno dei passaggi principali dell’intervento di Lidia Maggi, primo degli appuntamenti in vista della festa di S. Francesco d’Assisi celebrata al Santuario di S. Antonio di Padova, organizzati dai frati cappuccini del convento e dall’Ordine Francescano Secolare di Lamezia Terme.

Dalle prime pagine della Genesi all’esperienza profetica del poverello d’Assisi, la biblista ha sottolineato come «per guardare il mondo con gli occhi di Dio, per scoprire la bellezza, occorra avere il coraggio di stare in mezzo alle macerie, di guardare ai propri fallimenti». Profetico e trasgressivo per il suo tempo lo stile del santo di Assisi che, ha proseguito la Maggi, guardava al Creato come cosa molto buona e chiamava gli elementi della natura fratelli e sorelle, superando una visione che voleva contrapporre lo spirito e la materia.

«Dio crea quando segna la differenza tra le cose», ha proseguito ancora la Maggi, «perché Dio non ci vuole omologati. La Creazione è un grande sì alla vita e la differenza genera vita. Ed è un Dio che è il grande ricominciatore, che di fronte alle nostre cadute e ai nostri fallimenti ci chiama sempre a ricominciare, a ricostruire insieme il suo sogno».

«La vocazione dell’uomo», ha sottolineato la Maggi, «non è appropriarsi della natura, devastarla o saccheggiarla. Ma è quella di prendersene cura. Questa era la preoccupazione di Dio quando creò l’uomo: che qualcuno si prendesse cura del suo giardino».

Per la Maggi in ogni fase della storia della Chiesa ci sono stati riformatori, donne e uomini come Francesco capaci di gesti profetici. «La risposta ai problemi non è il lamento che viene da una cultura della delega. Ritornare a essere positivi non significa essere ingenui. Significa guardare il mondo con gli occhi con Dio e imparare a vedere anche tra le macerie il progetto finito. Significa imparare da Dio a scommettere nella bontà dell’umanità che, nonostante tutto, per Lui continua ad essere cosa molto buona».

Le celebrazioni in onore di S. Francesco d’Assisi al Santuario di S. Antonio proseguiranno domani 3 ottobre alle 19 con la celebrazione del il transito del Santo, rievocando in chiesa gli ultimi momenti della vita terrena di Francesco e l’incontro con Sorella Morte.

Prima della celebrazione, sarà consegnata la Rosa d’argento Frate Iacopa 2018, riconoscimento offerto ogni anno dalla fraternità secolare lametina a una donna della nostra terra che si è distinta per la sua testimonianza di fede, speranza e carità, ricordando così la figura di Donna Iacopa dei Settesoli, figura particolarmente cara al santo d’Assisi, unica donna presente al momento della morte di Francesco.

A ricevere quest’ anno la Rosa d’Argento sarà la dottoressa Anna Maria Mancini, già primario del servizio di anestesia e riabilitazione all’ospedale lametino, presidente dei medici cattolici e direttore medico responsabile dell’Unitalsi. Sarà lei ad omaggiare simbolicamente S. Francesco la sera del 3 ottobre con i doni che a suo tempo Frate Jacopa portò alla Porziuncola il giorno del beato transito del Poverello. Giovedì 4 ottobre, giorno della festa di S. Francesco, alle ore 19 la S. Messa solenne presieduta dal vescovo di Lamezia Terme Luigi Cantafora.