Ieri sera il sindaco di Lamezia Terme Paolo Mascaro ha incontrato i giornalisti nel suo studio in Municipio, dopo l’incontro con il prefetto di Catanzaro, annunciando l’ormai certo scioglimento dell’ente per infiltrazioni mafiose.

«La convocazione di oggi è stata una pagliacciata, fino al 10 aprile questa amministrazione meritava fiducia, a giugno tutto è cambiato», ha dichiarato Mascaro, alla presenza del presidente del Consiglio comunale Salvatore De Biase, degli assessori e di alcuni consiglieri comunali riuniti in uno dei momenti più difficili della consiliatura e della storia della città.

«E’ corretto che un sindaco non venga sentito? Che la richiesta di scioglimento si apprenda dalla stampa? Perché sono stati stravolti i tempi medi di qualsiasi procedura? Da lunedì ritorno alla mia vita, ma in questa nazione dobbiamo avere coraggio. Non temo nessuno. In mezz’ora smonterò atti e provvedimenti quando li avrò in mano. Vedremo la tempistica dell’istruttoria. Chiaramente ricorrerò al Tar e vincerò, ma rimane quello che è lo schiaffo in faccia, il massacro assoluto del territorio perpetrato ai danni di tutta una comunità».

Questo, invece, il messaggio che Paolo Mascaro ha affidato ai social in tarda serata, in cui invita i cittadini a non abbassare la testa e ad ascoltare bene le sue dichiarazioni diffuse attraverso un video.

«Ritenevo di essere stato convocato per fornire, come più volte richiesto, il mio importante contributo all’attività di ispezione e di indagine. Ritenevo di vivere in uno stato di diritto.

«Ritenevo che il sindaco eletto dal popolo meritasse in 5 mesi di indagini almeno 2 ore di ascolto. Ritenevo che il fine supremo dello Stato fosse sempre l’accertamento della verità.

«Ritenevo che combattere con coraggio la criminalità costiuisse titolo di merito.

«Ritenevo che risanare con onestà e sacrificio un ente fosse opera meritoria. Ho compreso che la nostra è solo nazione di vuoti proclami».