Annamaria Furlan, segretaria generale della Cisl
24 dicembre 2015
Annamaria Furlan, segretaria generale della Cisl

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Legge di Stabilità. Per Furlan (Cisl) manca la svolta per la crescita e gli investimenti


«Nonostante alcuni provvedimenti indubbiamente positivi, frutto della pressione del sindacato e della Cisl in particolare, la legge di Stabilità che il Parlamento ha approvato non segna purtroppo quella svolta che noi auspichiamo da tempo nella politica economica del Governo ai fini di una maggiore crescita complessiva del paese».

E’ un giudizio articolato quello della segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan sulla legge di Stabilità approvata definitivamente tre giorni fa. «E’ certamente importante che la manovra di bilancio abbia sterilizzato le clausole di salvaguardia che avrebbero comportato un aumento dell’Iva e delle accise per 16,8 miliardi, deprimendo la già fragile ripresa. Va soprattutto valutato positivamente il ritorno alla detassazione del secondo livello di contrattazione, in particolare degli accordi che introducono elementi di partecipazione dei lavoratori, fino alla esenzione fiscale per le prestazioni di welfare aziendale di origine contrattuale. Si tratta di uno schema di incentivazione della contrattazione del salario di secondo livello mai così articolato ed efficace su cui i sindacati e le imprese dovranno innescare ora la nuova riforma del sistema contrattuale, evitando interventi legislativi sul salario minimo e sulla rappresentanza che smonterebbero il sistema di relazioni industriali».

«Anche l’abolizione della Tasi sulla prima casa non di lusso, il Piano per la lotta alla povertà e l’anticipo di un anno della “no tax area” per i pensionati», prosegue Furlan «sono state alcune delle misure richieste dal sindacato ed ora finalmente accolte dal Parlamento, anche se le risorse purtroppo verranno anche da una riduzione del Fondo sociale per l’occupazione e la formazione. E’ importante inoltre aver mantenuto la decontribuzione per i neo assunti anche se con un ridimensionamento sia nella durata (da tre anni a due anni) sia nel massimale annuo (da 8.060 a 3250 euro) e soprattutto aver reintrodotto, come la Cisl ha più volte sollecitato in questi mesi, uno strumento importante come il credito d’imposta per gli investimenti nel Mezzogiorno, il cui mancato sviluppo ed il divario crescente con le altre aree del paese continua a rimanere uno dei punti deboli della politica del Governo. Per questo è per noi fondamentale la previsione anche di una più robusta decontribuzione per il Sud, da verificare in sede europea».

«Naturalmente ci sono molti buchi neri nella manovra a cominciare dall’irrisorio stanziamento per i rinnovi dei contratti pubblici che», conclude la segretaria generale della Cisl «suona provocatorio dopo sei anni di blocco visto che non coprirebbero neppure un tasso di inflazione che tende allo zero. Così come l’errore nel quale il Governo continua a preservare risiede nella convinzione che il fattore propulsivo della crescita sia l’incentivo fiscale all’investimento privato, anziché l’investimento pubblico e la politica industriale. Anche se per la prima volta dopo tanti anni crescono gli stanziamenti in favore delle infrastrutture e si supera almeno parzialmente il patto di stabilità interno. Siamo infine molto delusi sulla indisponibilità dimostrata dal Governo a riformare la legge Fornero ed introdurre la giusta flessibilità all’accesso alla pensione. Questa rimane una priorità di tutto il sindacato sul quale nel 2016 non intendiamo abbassare la guardia per aprire un tavolo di confronto con il Governo che porti a rivedere l’impianto del sistema previdenziale per una maggiore equità nelle regole e consentire l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro».


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