Caro Tito, mercoledì 19 maggio 2021 alle ore 00.27 una carissima amica di lunga data mi ha inviato, via whatsapp, un articolo di commento e analisi socio-antropologica firmato da Domenico Cersosimo e da Vito Teti, datato 18 maggio 2021, intitolato “La casa a 1 euro” e pubblicato sulla rivista web milanese “Doppiozero” (https://www.doppiozero.com/materiali/la-casa-1-euro). Poi, alle ore 07.31 dello stesso mercoledì 19 maggio mi ha inviato pure un commento assai critico a tale articolo da parte di Antonio Mandarino. Confesso la mia profonda ignoranza. E me ne scuso umilmente. Non ho l’onore di sapere chi siano Domenico Cersosimo e Antonio Mandarino, mentre invece conosco personalmente Vito Teti fin da quando eravamo entrambi studenti all’Università di Roma (oggi “La Sapienza” o Uniroma1). Con lui ho avuto però sporadiche occasioni di contatto finora, ma so bene come e quanto venga considerato un’autorità in campo accademico, così come mi è pure noto che alcuni lo detestino per taluni suoi atteggiamenti umani e sociali ritenuti inopportuni (mi sembra normale, quasi ovvio per un personaggio pubblico come lui, a torto o a ragione). Resta, tuttavia, un grande lavoratore, vista l’imponente produzione socio-culturale. Una perla della Calabria, sicuramente!
Purtroppo, non sono una persona che si aggiorna o segue i dibattiti colti sul web né, tanto meno, vado appresso alle polemiche, impegnato come sempre sono in ben altra occupazione ed anche perché sono lontano 700 km circa da Badolato. Però, questa volta (grazie alla segnalazione della suddetta mia vecchia amica) mi sento chiamato in causa per la seguente frase di esordio nell’articolo sopra evidenziato: << All’incirca trenta anni fa, quando lo spopolamento dei paesi interni italiani emergeva in tutta la sua gravità, qualcuno – magari mosso da buone intenzioni – lanciò lo slogan “un paese in vendita” … >>. Quel “qualcuno” dovrei essere io (in mancanza di elementi alternativi). E mi tocca, altresì, ringraziare i due Autori perché mi attribuiscono almeno l’attenuante di quel “magari mosso da buone intenzioni” che mi leva momentaneamente dal banco degli imputati. Tuttavia, la “mazzata” sopraggiunge dopo, quando (a conclusione della loro troppo breve analisi-enunciazione) tali Autori scrivono “I paesi non si ripopolano con gli slogan”. Mi tocca, quindi, proporre alcune precisazioni per quanto sopra espresso dal duo Cersosimo – Teti.
1 – NON E’ UNO SLOGAN MA UN ALLARME
Caro Tito, la prima precisazione riguarda l’inizio della vicenda “Badolato paese in vendita in Calabria” che porta la data del 07 ottobre 1986 ovvero quasi 35 anni fa. Il tempo e le parole hanno sempre una loro importanza. Se consideriamo uno slogan il seguente grido “Allarmi, allarmi, li turchi su’ sbarcati alla marina!” allora probabilmente il mio grido del 1986 può essere considerato uno slogan o addirittura una “provocazione” come si è presa la cattiva abitudine di dire in modo improprio, più facile, più giornalistico e persino più politico-denigratorio.
E “grido di salvezza” lo chiama, comunque, lo stesso Vito Teti, trattando di Badolato in vendita al capitolo nono, nel suo poderoso saggio “Il senso dei luoghi – Memoria e storia dei paesi abbandonati” in prima edizione Donzelli 2004. Quindi, non vedo perché, in questo articolo del 18 maggio scorso, lo reputi troppo sbrigativamente “slogan”, assieme a Domenico Cersosimo. Mi sembra sia molto di più che un semplice o malizioso slogan, specialmente se si considera quanto dolore contenga “un paese in vendita” anche storicamente oltre che umanamente, visivamente (topograficamente e come pietre che si sgretolano).
2 – MOSSO DA BUONE INTENZIONI
La medesima cosa accade per le “buone intenzioni” che nel suddetto capitolo nono de “Il senso dei luoghi” almeno Vito Teti dà per certe, assieme al suo interlocutore prof. Vincenzo Squillacioti. Mi sembra strano che adesso ci aggiunga quel “magari” che invita o porta a dubitare. Che sia stato mosso da più che buone intenzioni è testimoniato non soltanto dalle motivazioni più serie e “sacre” che caratterizzano l’articolo pubblicato da “Il Tempo” di Roma (martedì 07 ottobre 1986 nella pagina nazionale 22) ma anche da tutto il succedersi degli eventi, delle iniziative e delle documentazioni giornalistiche (cartacee, radiofoniche e televisive anche internazionali), specialmente per il biennio 1986-1988 e, sporadicamente, anche dopo, a volte pure adesso.
3 – PAESI SPOPOLATI E SLOGAN
Certo, “i paesi non si ripopolano con gli slogan” (come affermano Cersosimo e Teti)!… Però, per essere più efficaci nella comunicazione sociale, tutti usiamo degli slogan oppure espressioni che vi somigliano, ma che altro non sono se non una estrema sintesi (più o meno riuscita) per segnalare un problema, un allarme, un grido, un invito, una pubblicità commerciale o politica o persino religiosa. Gli innamorati addirittura usano tra loro slogan, frasi fatte e ad effetto, luoghi comuni ed espressioni che comunque sono universali. Sono sicuro che pure Cersosimo e Teti usano frasi efficaci che sembrano slogan nel loro agire e nei loro scritti. E’ contagioso l’usare slogan, anche perché i tempi che viviamo sono intrisi di slogan … tanto è che oltre 30 anni fa ho fondato le piccolissime “Edizioni Slogans” dando alle stampa numerosi libri ed opuscoli miei e di altri… convinto che la Storia dei popoli fin troppo spesso si basa su slogan, parole d’ordine e quant’altro per reggersi nel corso del tempo e delle situazioni. Capisco che gli slogan non abbiano una buona reputazione, ma ci sono, nel bene e nel male. Comunque l’espressione “Badolato paese in vendita in Calabria” non è uno slogan ma un dato di fatto, una constatazione che non è mia responsabilità se poi è stato utilizzato a proprio uso e consumo da altri, a seconda dei secondi fini socio-culturali, politici o speculativi. Occulti.
E giustamente Domenico Cersosimo e Vito Teti sostengono che “I paesi non si ripopolano con gli slogan”. Forse è vero, così come è altrettanto vero che i paesi non si ripopolano (soltanto) con le loro analisi socio-antropologiche o giornalistiche. Tutto però può servire per creare attenzione, dibattito e per indurre i responsabili delle Istituzioni a fare qualcosa. D’altra parte, i buoni risultati della vicenda di “Badolato paese in vendita” (così come quelli di “Badolato paese dell’accoglienza” ai profughi curdi della nave Ararat del 27 dicembre 1997) sono sotto gli occhi di tutti, per quanto pochi ed insufficienti, ma ci sono. Infatti, il borgo di Badolato, nonostante i troppi che ancora remano contro, non può certo dirsi morente come lo era prima del 1986, specie se consideriamo lo squallore e l’abbandono in cui versava nei primi anni ottanta … cosa che nessuno ricorda o vuole ricordare, ma che io ho ancora presente fin troppo bene nella mente se poi ho deciso di intervenire a modo mio, giornalisticamente, non avendo altro “potere” decisionale.
Ritengo che, comunque sia, non bisognerebbe avere preconcetti verso gli slogan. Sono uno dei frutti della nostra vita. A volte, a ragione o per paradosso, il clamore suscitato dai cosiddetti “slogan” provoca una qualche benefica reazione. E ciò, nonostante gli ostacoli e le proibizioni (come l’inibizione politica ufficiale e clamorosa operata dall’assessore al turismo della Regione Calabria, Ubaldo Schifino, nell’assemblea pubblica della sera del 5 gennaio 1987 nella sala consiliare del Comune di Badolato). E’ venuto a proibire senza dare le indicazioni che un politico regionale avrebbe dovuto dare in alternativa al famigerato “paese in vendita”!… Infatti, non basta criticare, avversare, persino inibire o proibire … bisogna dare alternative, indicazioni concrete e, soprattutto, strumenti efficaci per agire o reagire. Siamo tutti buoni a pontificare o a fare i maestrini, con cattedra o senza cattedra, con giornale o senza giornale, con tv o senza tv. “Chi più sa dica, chi più può faccia!” … è questo che fa una vera comunità! Come dicevano i nostri più antichi padri.
Inoltre, gli slogan pur non essendo chiaramente una bacchetta magica, tuttavia dimostrano nel loro piccolo una qualche efficacia, specialmente nell’inerzia politica o nel vuoto legislativo. E, ormai, lo sappiamo bene … è la politica (specialmente quella affaristica, fanatica, ideologica e preconcetta) che uccide i nostri borghi e desertifica le nostre campagne. E’ inutile girarci attorno. Ed è forse il caso di interrogarci come e quanto ognuno di noi abbia contribuito o contribuisca ancora ad appoggiare (direttamente o indirettamente, con l’attivismo, l’appartenenza, il voto o anche ideologicamente) una certa politica e taluni politici che hanno provocato nei fatti, nel corso dei governi e dei decenni, la sofferenza o addirittura la morte dei paesi.
- Foto n. 4 – Belcastro
Vorrei far notare, altresì e pure qui, che la mia equidistanza politica e la mia onestà intellettuale (riconosciute ovunque abbia agito ed agisca dentro e fuori la Calabria) mi hanno procurato l’esilio in Molise da Badolato, paese che è stato impoverito di molto ed ulteriormente – come continuano a dire e a testimoniare tanti miei concittadini – con questo mio allontanamento di chiara matrice politica dal momento che lo hanno causato il sindaco e gli altri amministratori comunali (“comunisti”) nel maggio 1987. E nessuno ha speso pubblicamente una sola parola a mia difesa o di semplice solidarietà (a parte l’affetto personale di qualche amico). Non è pure questo un segno che qualcosa non va nella nostra comunità o società disgregata?… Regna forse la paura, il sospetto, il malorgoglio?…. Nonostante ciò, non manco occasione per cercare di rendermi utile per Badolato e interzona così come per la causa di tutti i paesi spopolati, che sono un problema non solo italiano ed europeo ma mondiale, specialmente là dove la globalizzazione ha danneggiato più pesantemente e senza alcuna pietà le popolazioni, compromettendo il nostro pianeta e persino la sostenibilità demografica. Chi parla o lavora fattivamente e in modo decisivo per il “riequilibrio” territoriale?…
Concordo poi con tali Autori che non sia affatto bello “vendere una casa a 1 euro”. L’ho scritto inequivocabilmente e a chiare lettere nel paragrafo 11 della missiva che hai pubblicato (più di 9 mesi fa) il primo agosto 2020 (https://www.costajonicaweb.it/lettere-a-tito-n-294-leuropa-non-vuole-salvare-i-paesi-spopolati-e-morenti/). Paragrafo che, per una migliore facilità e chiarezza di lettura e di contesto, riporto integralmente al seguente paragrafo 4. Indegno vendere una casa ad un euro. Però, se lo si fa, vuol poter dire che le comunità sono esasperate e lasciate sole a tal punto che non sanno come uscirne e a che santo votarsi! Non penso che chi lo fa sia in cattiva fede o non abbia le migliori intenzioni o sia stupido.
4 – INDEGNO VENDERE UNA CASA AD UN EURO
Se ben ricordo, nella primavera del 1987 il professore Vittorio Sgarbi (nato in Ferrara 08 maggio 1952) teneva su un canale Rai una trasmissione (in seconda serata) sull’Arte. Gli ho scritto, chiedendogli se poteva trattare di “Badolato paese in vendita” e dell’arte dei borghi spopolati che stanno andando in rovina. Mi ha risposto, con una lettera autografa, promettendomi che ne avrebbe parlato in un futuro suo programma, poi mai avvenuto. Critico d’arte, polemista televisivo e politico di centro-destra, Sgarbi è stato più volte parlamentare ed ha ricoperto incarichi istituzionali a vari livelli (europei, nazionali, regionali, comunali). Quando il prof. Sgarbi (dal 30 giugno 2008 al 15 febbraio 2012) è stato sindaco della città siciliana di Salemi (in provincia di Trapani) probabilmente si sarà ricordato del “paese in vendita” perché ha “inventato” la vendita delle case (site nella parte terremotata di Salemi) ad un euro, con la condizione che venissero ristrutturate o restaurate. Cosa che stanno facendo adesso altri sindaci d’ogni parte d’Italia. Nel settembre 2017 sono andato a Salemi per vedere la zona messa in vendita e lo stato delle cose. Ho parlato con alcuni abitanti del quartiere. Pare che l’iniziativa non abbia avuto i risultati sperati, nonostante la bellezza del luogo e dei dintorni.
- Foto n. 5 – maida
Ma ho notato che non basta “svendere” gli immobili per attrarre acquirenti e tentare così di risolvere problemi di degrado urbanistico e desertificazione. I borghi hanno una propria dignità e tutte le case un proprio valore, significato e narrazione umana, sociale e stilistica. Infatti, personalmente non sono del parere che, pur di attrarre investitori, si debba “svendere” la proprietà immobiliare. Tanto è che ho lanciato il “paese in vendita” non in “svendita”. E tutte le compravendite effettuate a livelli di privati in Badolato sono avvenute nella reciproca dignità tra venditore e acquirente. Consci entrambi del valore dell’immobile, pur posizionato in un borgo semi-spopolato e senza servizi essenziali. Le case sono frutto del sudore di generazioni ed hanno una propria storia ed una propria dignità, pure nel contesto di un ben determinato territorio che aumenta o integra la presenza di un qualsiasi immobile (anche rurale).
Le case troppo degradate o pericolanti vanno abbattute oppure, se è ancora possibile riprenderle, vanno ricostruite o ristrutturate o restaurate a cura dei proprietari privati o delle istituzioni (pure per evitare che diventino pericolo per l’incolumità pubblica). La soluzione della vendita simbolica ad un euro (sebbene subordinata alla ristrutturazione e alla conseguente abitabilità) non dovrebbe essere un “metodo” bensì una eccezione. Una rarità. A dirti il vero, caro Tito, sono alquanto indignato con tale prassi della “vendita ad un euro”. Intervengano gli enti pubblici, ne facciano case popolari o di altro uso ma non si “insulti” la dignità ed il valore immobiliare e storico dei borghi antichi. Svendere e pietìre non è la soluzione. E, comunque, è necessario inserire il tutto in un progetto e in una strategia possibilmente lungimirante. Elemosinare la salvezza dei borghi in tal modo non mi sembra la cosa più giusta né adeguatamente dignitosa.
Le zone che sono state desertificate e prese per fame dalla società industriale (avallata dai governi nazionali ed esteri) dovrebbero invece pretendere un “risarcimento” storico per il male fatto loro, come se fossero state bombardate da una guerra non dichiarata ma attuata a tal punto da produrre gli ingenti danni che constatiamo e per i quali stanno soffrendo intere generazioni ed un territorio ormai esausto e senza speranza di potersi più riprendere. Genocidio? … Sì, a mio parere! E i genocidi vanno risarciti a dovere. Non con le parole e con i palliativi. Persino con la “carità”. Sono stati territori derubati e vanno risarciti a dovere! Ma anche a considerare una epidemia o pandemia lo spopolamento per emigrazione (forzata e programmata dai governi), il danno causato da tale calamità politico-sociale va risarcito proprio come adesso è risarcito il danno socio-economico provocato dalla pandemia del Covid-19. L’emigrazione forzata è ancora più grave, poiché i paesi spopolati sono stati il “serbatoio” di braccia e cervelli per le zone più ricche, le quali vivono nel lusso a spese delle zone rese più povere da questa chiamata alle armi “industriali”.
5 – RIBADISCO
Caro Tito, per essere ancora più chiaro e deciso, finché sono stato io a seguìre sul posto la vicenda del “paese in vendita” per due anni, dal 07 ottobre 1986 al 31 ottobre 1988 (data che segna il mio esilio da Badolato, grazie a quell’Amministrazione comunale comunista), nessuna casa del borgo è stata “svenduta” ma è stata ceduta a prezzo pieno, per come concordato liberamente e civilmente tra venditore ed acquirente. E per ciò che io sappia, pure adesso sembra del tutto regolare la compra-vendita delle case di Badolato Superiore o borgo antico. E nessuna casa o nessun terreno pare sia stato venduto al prezzo simbolico di un euro.
6 – MI FERMO QUI
Mi fermo qui, benché abbia elementi sufficienti per contestare, con concreti e drammatici dati di fatto, buona parte della visione delle cose e delle opinioni espresse da Domenico Cersosimo e Vito Teti nel suddetto articolo del 18 maggio 2021 (https://www.doppiozero.com/materiali/la-casa-1-euro).
- Foto n. 7 – Patrica
D’altra parte, caro Tito, tu sai bene come la penso, quali e quante prove ti abbia portato, in queste mie lettere, sul tema dello spopolamento dei paesi e delle campagne. Tutta la mia vita parla, a riguardo. E in modo limpido e sofferto … tanto da essere in esilio proprio a causa della mia onestà intellettuale e dei miei comportamenti leali verso tutto e tutti. Qui il gioco è troppo pesante, a tutti i livelli sociali e politici. Ed è un gioco più grande di noi. Non a caso ho intitolato “L’Europa non vuole salvare i paesi spopolati e morenti” la Lettera n. 294 pubblicata il 6 agosto 2020 pure da “www.soveratoweb.com” e “www.ilreventino.it” che sono nostri siti amici ormai da alcuni anni e ai quali diciamo pure qui il nostro più affettuoso “grazie!”.
7 – UN FENOMENO ESTESOSI PURE ALL’ESTERO
Mi sembra giusto ed opportuno, adesso, dare voce pure a coloro i quali usano il metodo della vendita delle case ad un euro. Perciò, riporto un video ripreso dal web (durata 8 minuti e 29 secondi) riguardante il borgo appenninico di Contiano (in provincia di Pesaro e Urbino, nelle Marche ma quasi al confine con l’Umbria di Gubbio). Tale video è stato pubblicato il 23 ottobre 2020 e da allora ad oggi (in appena 7 mesi) ha ottenuto ben 623.968 visualizzazioni, segno che la cosa interessa parecchio ( https://www.youtube.com/watch?v=GVst7AlFedc&list=RDCMUCLmrzwjR8yDW6ZYS3ILmroQ ). E “vox populi” …
Come ho evidenziato al paragrafo 4, non sono favorevole alla “svendita” delle case a 1 euro, tuttavia non penso che sbaglino coloro i quali lo fanno. Ci dovremmo almeno chiedere perché si è giunti a questo. Ad esempio, non penso che il Sindaco e il Consiglio Comunale di Taranto siano stati fuori di testa nell’aver deciso la vendita ad un euro di alcune unità immobiliari del centro storico, per strapparle alla fatiscenza. L’idea delle case ad un euro (così come quella mia del “paese in vendita”) ha travalicato i confini italiani e, adesso, sta facendo breccia pure in Paesi esteri come la Slovenia, la Grecia, la Spagna, la Spagna e persino la Svizzera. L’interesse di acquisto proviene da ogni parte del mondo. Italia paese in vendita?… Europa in vendita? … A questo punto mi chiedo come e perché non intervenga l’Europa, quando è risaputo che i borghi europei spopolati (parzialmente o totalmente) sono ormai stimati in quasi 20mila e le case rurali di pregio abbandonate sarebbero oltre 50milioni. E’ un’emergenza continentale. Eppure non si muove quasi nulla o solo palliativi. Qui è in gioco un’intera civiltà o facciamo finta di non accorgerci che la situazione è veramente grave ed allarmante???….
Caro Tito, tu hai raccolto e pubblicato spesso la mia grande preoccupazione per questo triste stato di cose. Specialmente quando ti confidavo che non riuscivo a trovare un sindaco o chi potesse mettersi a capo di un movimento che rivendicasse politicamente la salvezza dei borghi, candidandosi alle Elezioni Europee ed entrando così nel Parlamento di Strasburgo e, se possibile, nella stanza dei bottoni della Commissione a Bruxelles. Dal gennaio 1987 che ci tento, non sono riuscito finora a trovare nessuno che voglia impegnarsi in tale senso! E, senza entrare massicciamente nelle istituzioni, facciamo solo chiacchiere. Possiamo analizzare e parlare all’infinito, senza alcun o poco costrutto. Altro che slogan! Qui ci vuole ben altro, ci vuole un vero e proprio movimento di popolo (dedicato o trasversale), magari pure un partito “SALVABORGHI” e una massiccia entrata a pieno titolo nelle Istituzioni, da quelle comunali a quelle regionali, da quelle nazionali a quelle europee. E dovrebbe essere coinvolto pure l’ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite). Altrimenti non se ne esce e vedremo morire non solo i borghi ma tutto un mondo!
8 – VITO TETI AMICO DI BADOLATO
Il professore Vito Teti è da sempre vicino a Badolato (borgo e marina). Qui conta tanti amici, estimatori e anche allievi avuti all’Università della Calabria di Cosenza. Lo ringrazio anch’io per dimostrare tanta attenzione professionale e tanto affetto per il mio paese natìo, mentre io porto tanto affetto verso il suo di paese … quel San Nicola da Crissa (in provincia di Vibo Valentia, distante appena 37 km da Badolato, via lago Lacìna) che ho ammirato tanto per la gente e dove ho alcuni pregiatissimi amici i quali mi hanno fatto apprezzare questa bella comunità, già frequentata quasi quotidianamente per lavoro dal nostro carissimo compianto veterinario Vincenzino Gallelli, qui assai amato e rispettato (e ben ricordato ancora oggi).
Come sai, caro Tito, per averne scritto più volte, avrei voluto fare di San Nicola da Crissa la “capitale dei paesi balcone” poiché è storicamente e geograficamente un punto amenamente e altamente panoramico e strategico sul mare Tirreno fino alla Sicilia e alle isole Eolie, tanto è che l’ex sindacalista e scrittore Bruno Congiustì dal 1995 cura il bel periodico “La barcunata” assai atteso pure dagli emigrati. E spero che, prima o poi, si realizzi il “Museo sindacale” assieme ad altre istituzioni socio-culturali di pregio già ipotizzate. Ma, purtroppo, pure San Nicola da Crissa è gravato dallo spopolamento e, quindi, anche dalla carenza di persone e personaggi che possano portare avanti utili iniziative. Spero, poi, che la strada-dorsale delle Serre (Soverato – Vibo) sia completata prima possibile, affinché la distanza tra Jonio e Tirreno si riduca di molto, permettendo maggiori e migliori contatti, scambi e traffici tra i due versanti e tra i due mari e le montagne delle Serre. Così San Nicola da Crissa sarà più facilmente raggiungibile per noi, così come Badolato per loro.
9 – SALUTISSIMI
Come appena detto e come lui stesso ha affermato in più occasioni (pure nel capitolo 9 de “Il senso dei luoghi”) Vito Teti è un grande amico di Badolato e dintorni e anche come tale gli siamo assai riconoscenti ma anche affezionati. Non a caso sono solito inviare ai miei contatti (email e whatsapp) cose che lo riguardano come, ad esempio, recentemente, lo struggente film di 32 minuti intitolato “Il paese interiore” (https://vimeo.com/482653182) che, guarda caso, riporta alcune vedute del borgo collinare badolatese.
Inoltre, ricevuto via whatsapp da un amico qualche settimana fa, ho provveduto (con molto successo e gradimento) a fare la massima diffusione pure del volume “Il senso dei luoghi” che, volendo, è scaricabile dall’apposita indicazione messa qui di seguito. Così, caro Tito, anche questa “Lettera n. 330” è fatta. Il n. 330 fa effetto, vero?… speriamo di poterne aggiungere altrettante corrispondenze, magari per un eguale periodo (8 anni e 8 mesi, dal 4 ottobre 2012).
Grazie ancora e sempre. Pure ai nostri lettori, specialmente ai più affezionati. Alla prossima 331. Tanta cordialità,
Domenico Lanciano (www.costajonicaweb.it)