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23 aprile 2016

News Lamezia e lametino

L’Ic Rodari di Soveria Mannelli ha celebrato la Festa della Liberazione. L’intervento del sindaco Pascuzzi


Il 22 aprile, presso il nuovissimo Centro di aggregazione giovanile inaugurato il 25 dicembre dello scorso anno dall’Amministrazione comunale e subito trasformatosi nel centro culturale della Città, l’Istituto comprensivo «Gianni Rodari» di Soveria Mannelli ha voluto celebrare la Festa della Liberazione, alla presenza del sindaco Giuseppe Pascuzzi, il cui intervento qui di seguito riportiamo

Una giornata in cui la scuola celebra la Resistenza è una giornata in cui le Istituzioni non possono e non devono mancare, ma anzi devono vestire i colori della Repubblica italiana.

Ringrazio la dirigente scolastica dott.ssa Margherita Primavera, il dott. Plastino, tutto il corpo docente dell’Ic Rodari di Soveria Mannelli e tutti i ragazzi presenti alla manifestazione per aver avuto l’intelligenza e la sensibilità di organizzare questa giornata.

La Resistenza è alle origini della Repubblica italiana e della nostra Costituzione, che a sua volta si fonda sui principi della democrazia e dell’antifascismo ma che è anche ispirazione per costruire nuovi modelli di sviluppo, di coesione, di unità familiare, di istruzione e di cultura.

l’Italia voluta dai Padri Fondatori forse non è quella dei nostri giorni, questa amara riflessione è dovuta al fatto che se oggi rivisitiamo quei concetti, quei principi alla base della Resistenza e della Costituzione, forse li ritroviamo un po’ scoloriti, sbiaditi, un po’ svuotati di significato.

Tanti partigiani intervistati hanno tristemente ed amaramente detto che forse non è questa l’Italia per cui hanno dato la vita. Tutto questo ci fa riflettere e conferisce maggiore importanza e valore intrinseco al doveroso percorso della memoria. Perché quando si fa appello alla responsabilità della politica occorrerebbe rimandare il pensiero alla fermezza, al coraggio, all’amor di patria, ai valori fondanti della Resistenza e che sono alla base della nostra amata democrazia.

Basterebbe pensare solo alla storia della nostra bandiera, che non tutti conoscono e che non è proprio quella insegnata nei sussidiari delle scuole elementari. Quella è una leggenda romantica, ma non vera.

La vera storia è ben diversa, molto più seria e drammatica. La bandiera italiana è nata nel 1794, 222 anni fa, quando due studenti di Bologna Giovanni Battista De Rolandis e Luigi Zamboni tentarono una sollevazione popolare contro il regime che governava la città da oltre 200 anni.

I due presero come distintivo la coccarda della rivoluzione parigina e cambiarono l’azzurro con il verde. Il significato però rimaneva lo stesso: un tricolore come traguardo di un popolo che mirava, allora come tuttora, ad avere giustizia, uguaglianza, fratellanza. Obiettivi senza i quali non ci può essere dignità, democrazia, prosperità.

Il nostro tricolore riassume i naturali diritti dell’uomo, le aspirazioni di tutte le genti, la volontà di chi crede nella propria nazione volta al progresso, con leggi adeguate, senza divisioni, con gli stessi doveri e i medesimi diritti. Un Paese dove non ci siano discriminazioni, ma ognuno fa del proprio lavoro una cosciente responsabilità. Dove la morale e l’etica siano guida costante per un’esistenza felice e serena.

Questo è scritto nella nostra bandiera e questo è quello che sognavano quei due studenti che l’hanno ideata e hanno dato la vita per difenderla. Celebrare il percorso della memoria ed i valori della Resistenza oggi, significa abbracciare e difendere la Patria ed il Tricolore e questo è un compito che abbiamo tutti quanti noi e che voi ragazzi dovrete tramandare alle future generazioni.

Vi auguro di poterlo fare con grande dignità e senso di responsabilità, ma soprattutto con consapevolezza e quella serenità che vi auguro possa accompagnarvi per tutta la vita. Viva la Libertà, viva la Democrazia, viva la Pace.


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