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20 settembre 2017

News

Lieto fine per il piccolo Cisse: la mamma liberata dal lager in Libia, si riabbracceranno tra poco


Un bellissimo e giusto lieto fine per la vicenda del piccolo Cisse, il bambino ivoriano di 5 anni sbarcato da solo al porto di Corigliano il 15 luglio scorso: è stata ritrovata anche la mamma, rintracciata e liberata dal centro lager in Libia dove era stata rinchiusa dalla metà di luglio.

Grande soddisfazione per il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, che ha sino a pochi giorni fa ricoperto l’incarico di delegato della Presidenza della Regione per la tutela e la promozione dei diritti umani, che dall’arrivo del piccolo in Calabria ha attivato ogni canale e promosso una incessante e ininterrotta pressione mediatica-istituzionale sulla vicenda.

«Ho avuto da pochi istanti la bellissima notizia che, riempie il cuore di gioia, che la mamma del piccolo Cisse, prigioniera dalla metà di luglio in una di quelle prigioni orribili di Sabratha, dove con la forza era stata condotta mentre stava insieme al suo Cisse per salire su un barcone per raggiungere l’Italia, è stata liberata», ha dichiarato Corbelli.

«La donna, prima di essere fermata, di nascosto con un gesto disperato e coraggioso, dettato dall’infinito affetto materno, aveva affidato il suo bambino ad un compagno di viaggio ivoriano con la speranza che potesse farcela ad arrivare in Italia e a ritrovare poi il suo papà che sembrava dovesse trovarsi in Francia. Il destino ha voluto che il bambino ce la facesse, sbarcando da solo il 15 luglio, al porto di Corigliano, dalla nave tedesca che trasportava oltre 900 migranti», racconta ancora Franco Corbelli, « E da quel momento è iniziata la mia battaglia e la mobilitazione istituzionale e mediatica che è andata avanti tutti i giorni e che ha portato poche settimane dopo dapprima al ritrovamento di uno zio del bambino, che viveva in provincia di Brescia, e quindi al papà di Cisse, rintracciato in Francia, a Parigi. Da dove, venti giorni fa, su convocazione del Tribunale dei Minori, è stato fatto arrivare in Calabria per il riconoscimento della paternità. Il 6 settembre, padre e figlio, separatamente e senza potersi vedere e abbracciare, sono stati sottoposti a Catanzaro al test del Dna, il cui risultato è atteso in questi giorni. Intanto il bambino continua ad essere in affido provvisorio presso la famiglia di un poliziotto di Rossano e il genitore ospitato in una struttura di accoglienza in provincia di Catanzaro. Tra pochi giorni tutta questa povera e sfortunata famiglia si ritroverà di nuovo insieme. Nessuno avrebbe scommesso un soldo che saremmo riusciti a ritrovare i genitori di questo bambino. Era infatti una impresa disperata, quasi impossibile. Ma ho sempre sperato di farcela e non mi sono mai arreso».

«La giovane mamma di Cisse, Fofana Nabitou, sta in questo momento ritornando nel suo Paese, la Costa D’Avorio da dove adesso, con un corridoio umanitario grazie sicuramente anche all’intervento del Presidente della Regione, Mario Oliverio, che ho subito informato del felice, miracoloso esito e che per il piccolo Cisse, un caso da lui seguito con attenzione. Il Governatore era stato, a Sibari, insieme a me, al Prefetto, al Questore, al Comandante provinciale dei carabinieri, al delegato della Regione per l’Immigrazione, Giovanni Manoccio, ai sindaci di Cassano e Corigliano, due giorni dopo l’arrivo del bambino, per incontrare all’Hotel Sybaris gli oltre 200 minori non accompagnati sbarcati il 15 luglio scorso, insieme ad altri 700 migranti, aveva già preparato una lettera che stava per recapitare proprio oggi al Ministro degli Interni, Marco Minniti. Conto di farla arrivare assai presto in Italia, speriamo già nei prossimi giorni, per riprendersi e riabbracciare il suo bambino e ricongiungersi al marito e padre del piccolo. Ricordo che il padre, dopo essere stato, grazie alla nostra mobilitazione, rintracciato in Francia, si trova da venti giorni in Calabria, dove, convocato dal Tribunale dei Minori di Catanzaro, è stato sottoposto, il 6 settembre scorso, al test del Dna per la conferma, anche scientifica, della sua paternità».

«Oggi voglio ringraziare quanti mi hanno aiutato», conclude Franco Corbelli, «dall’Ong Save The Children che ha effettuato lo sbarco del bambino a Corigliano e, una volta rintracciati, ha poi tenuto i contatti, con lo zio e il papa del piccolo, l’ispettore di polizia che ha in affido Cisse, con cui mi sono sentito quasi ogni giorno, l’assessore alle Politiche sociali del comune di Corigliano, Marisa Chiurco, che per prima mi ha segnalato la sera del 15 luglio il caso di questo bambino che ho subito reso noto, Maurizio Alfano, delegato del Garante dell’Infanzia della Calabria, e lo stesso Antonio Marziale, Giovanni Manoccio, delegato dell’Immigrazione della Regione, il Tribunale dei Minori di Catanzaro e naturalmente il Presidente Oliverio, i media calabresi a me sempre vicini e la Chiesa che, con la Radio della Cei, l’Agenzia radiofonica Radio InBlu, che mi ha intervistato dedicando particolare attenzione al caso del piccolo Cisse, mi ha dato un aiuto importante. Grazie di cuore a tutti».


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