Un incendio nei pressi del campo Rom (2019)
21 dicembre 2019
Un incendio nei pressi del campo Rom (2019)

News Lamezia e lametino

L’insediamento Rom di contrada Scordovillo è ritornato alla ribalta del Lametino. Ma nessuno se n’è accorto


di Giuseppe Sestito

E’ ritornato d’attualità, nei giorni scorsi, il problema dell’insediamento dei rom in contrada Scordovillo, come succede ogni volta che da quel sito si levino colonne di fumo causate da roghi di materiale di vario genere che ammorbano l’atmosfera e provocano le giustificate lamentele degli abitanti delle zone vicine.
Questa volta però, l’attenzione non è stata riattizzata dai falò e dai fumi come è successo, per esempio, nel corso del luglio scorso; bensì da un ordine del giorno che il deputato leghista di Lamezia ha presentato alla Camera dei deputati, di cui fa parte, per farlo approvare.
Per la verità, ad una prima lettura del contenuto, non mi è stato del tutto chiaro dove l’autore volesse andare a parare; con esso, dopo una lunga premessa, si chiedeva al governo di “adottare gli opportuni provvedimenti (sic!) per verificare le problematiche emerse….ecc. ecc…”.
In buona sostanza, mi è parso di aver capito che il deputato Furgiuele, sottintendendo che le amministrazioni comunali che si sono succedute nei decenni trascorsi non sono riuscite a venire a capo della soluzione del complesso problema, ha tentato di “scucullarne” al governo nazionale la non facile incombenza.

L’ordine del giorno, assai importante per l’argomento che trattava, non ha avuto l’eco che avrebbe meritato nell’opinione pubblica lametina; nessuno ha preso l’iniziativa di discuterne il merito; né i partiti ed i movimenti né la stampa cartacea ed on-line. Tanto che è passata sotto silenzio anche la successiva decisione della Camera che ha bocciato l’iniziativa del deputato Frugiuele (…vedi il trafiletto del ‘Quotidiano del sud’ del 12 dicembre scorso…). Finora nemmeno il deputato leghista ha sentito il bisogno di dare pubblicità, come ha fatto quando ha presentato l’ordine del giorno dandone notizia sia sulla stampa che sul suo sito, alla decisione, con annesse motivazioni, dell’organo costituzionale. Spero lo faccia; perché penso sia un dovere, morale oltre che politico, dei rappresentanti eletti nelle istituzioni di vario livello nei confronti dei cittadini, quello di rendere noto all’opinione pubblica anche l’esito delle iniziative politiche da loro intraprese. Sarebbe opportuno, perciò, che l’autore dell’ordine del giorno portasse a conoscenza della cittadinanza le motivazioni per le quali la Camera, non approvandolo, lo abbia rigettato……
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Nel suo programma elettorale, anche il sindaco Mascaro ha dedicato al problema una pagina delle cinquanta che lo formano (9 – Campo rom e processi di integrazione). Dopo aver dato notizia che <>, si è guardato bene dal promettere che l’insediamento dei rom sarà svuotato entro dodici mesi come fece con affermazione perentoria durante la campagna elettorale del 2015. Più moderatamente, il primo cittadino stavolta ha reso pubblica, con un “esalogo” d’intenti, l’azione amministrativa con cui si ripromette di risolvere la questione Rom-Scordovillo. I contenuti che il sindaco immagina di mettere in moto, mi sembrano però parziali, inadeguati ed insufficienti. E, non mi meraviglierei affatto se fra cinque anni, al termine del suo mandato, il sindaco fosse costretto a doversi rammaricare perchè il problema sarà rimasto irrisolto e cercasse affannosamente di giustificarsi in quanto anche i suoi tentativi, in questa undicesima consiliatura, saranno finiti con un nulla di fatto. Voglio qui ricordare che lo sgombero dell’insediamento Scordovillo presenta, tra loro strettamente correlati, alcuni forti ed ineludibili aspetti. Innanzitutto, il <>. In secondo luogo, la <> (vedi programma di governo di G. Speranza del 2010…..). Infine, la legittima esigenza alla salute di tutti.

Quanto ai mezzi per risolverli, penso sia necessario partire dalla consapevolezza, nient’affatto scontata, che i rom costituiscano più che una comunità un “popolo” con cultura, lingua, usi e costumi propri; ecco perché sono convinto che ogni tentativo per frammentare quel “popolo” che, insieme ed unito, abita a Scordovillo per suddividerlo in piccoli gruppi o famiglie sia destinato al fallimento. Anche la tanto strombazzata integrazione sarà resa più difficile, se non impossibile.
Oltre al reperimento dei fondi necessari ed al coinvolgimento di altre istituzioni pubbliche, c’è bisogno di alcuni essenziali componenti che vanno aldilà di quelli materiali. E cioè, il dialogo ed il coinvolgimento dei rom, o dei loro rappresentanti, nel progetto di risoluzione ed una inversione di tendenza della cultura lametina nei loro confronti. Ogni altra modalità di affrontare il problema sarà illusoria e porterà anche questa amministrazione, come è successo a tutte le altre, a sbattere.

Un valido suggerimento lungo cui muoversi mi è parso quello tracciato da mons. Giuseppe Schillaci allorchè il 30 luglio ha visitato l’insediamento Scordovillo. <>. Dopo appena venti giorni dalla sua consacrazione episcopale, mons. Schillaci ha dimostrato, pronunciando le parole che abbiamo citate, di aver compreso il problema Rom-Scordovillo meglio di chiunque altro lametino, amministratore o semplice cittadino che sia. Perché ha chiaramente fatto intendere che la sua risoluzione consiste innanzitutto in un collettivo atteggiamento di accoglienza ed inclusività che dev’essere anteposto a qualsiasi numero più o meno esauriente di procedure burocratiche.
D’altro canto in questi quasi 40 anni da quando nel sito Scordovillo furono ospitate le prime quattro o cinque famiglie rom, i tentativi per bonificarlo previa sistemazione dei suoi abitanti ci sono stati, ma sono tutti falliti.

Otto anni fa, mi pare, la magistratura di Lamezia emanò un decreto di sgombero che naturalmente altri avrebbe dovuto attuare. Ma il sito è rimasto ancora lì perché non fu ben chiaro né si trovò chi avrebbe dovuto provvedere alla bisogna. E nessuno provvide!
Il 30 di luglio 2017, il prefetto di Catanzaro, dr.ssa Luisa Latella, in una intervista ebbe a dichiarare: <>. Il prefetto Latella attese invano; quel progetto non le giunse mai.
Mi auguro, nell’interesse della comunità lametina, di cui il popolo rom fa parte, trattandosi di cittadini italiani con pienezza di diritti e correlati doveri, che il sindaco appena insediato possa trovare gli strumenti ed i modi adeguati per risolvere, in modo integrale e soddisfacente per tutti, un problema il cui iter – farà presto accorgersene, il primo cittadino – sarà più difficile ed irto di ostacoli della costruzione del Lungomare (…..o Waterfront….dirlo e scriverlo in inglese fa chic!…) nonchè del porto che, pare, si voglia costruire nel mare del nostro Sinus Lametinus.


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