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11 novembre 2023

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LITWEB. «Nando Brusco “Tamburo è Voce” all’Uniter» di Ippolita Luzzo


Grande serata inziale dell’anno 2023/2024 per l’Associazione Culturale Uniter di Lamezia Terme. I tamburi di Nando Brusco raccontano con la voce del musicista la storia della Calabria, alcune storie, raccontano il rumore del mare, le sue burrasche, il soffio del vento, dello zefiro, la nascita delle città e le prime lotte contadine, l’emigrazione. Ignazio Butitta dice che un popolo diventa servo quando gli tolgono la memoria e la lingua.

Nando Brusco racconta la storia del pescatore che il giorno 24 giugno giura fedeltà al capo ciurma. Quel giorno si forma la ciurma della nave che andrà a pescare e giurare fedeltà vuol dire appunto affidarsi al comandante. Ora sentiamo i rumori del mare in burrasca e le parole magiche pronunziate dai pescatori mentre la tempesta infuria. La tempesta è qui, la sentiamo. Sentiamo anche le donne dei pescatori che sentendo infuriare le onde fanno strani segni in aria, cercano di domare i venti con le parole.

Ci racconta la storia di zefiro, il vento di ponente, la storia di Capo Zefiro dove alcune donne dall’oriente sono arrivate e ci piace pensare a queste donne, come quelle donne con le ceste piene di pesci risalivano sui monti e poi  narra la leggenda della fondazione di Locri Epizefiri, la città della poetessa Nosside

Una Calabria complicata, diceva Corrado Alvaro e questa Calabria poi era una terra di ingiustizia e di miseria ma anche di coraggio. Erano anni che Angiolina Mauro, Giuditta Levato e gli altri contadini chiedevano pane e lavoro e ora sembravano che potessero. E racconta i fatti di Melissa, il 29 ottobre del 1949. Poca cosa si ottenne e la gente di Calabria iniziò ad emigrare sempre più numerosa, dal 1949 agli anni settanta sono andati via quattro milioni di calabresi. In tutto il mondo fino in Argentina, nel Nuovo Mondo, fino a San Salvador.

Poi c’erano quelli che restavano e venivano privati di tutto, di memoria, se non fosse rimasta l’educazione a raccontarsi delle nostre nonne. Con una sorta di Animazione ante litteram le nostre nonne ci hanno raccontato e tramandato favole nere, filastrocche, indovinelli e scioglilingua, e nel gioco finale della figlia del re che ha perso l’uccello ritrovato da un uomo brutto vecchio e “zallarusu” tutti giochiamo con Nando Brusco, tutti giochiamo con l’indovinello del mugnaio che fa così: Se avessi acqua berrei vino, acqua non ho e bevo acqua. Non vi dirò cosa significa perché dovrete tutti andare a sentire Nando Brusco e i suoi tamburi.

I tamburi sono per lui dei figli e finisce lo spettacolo con il più piccolo, un tamburo piccolissimo, un tamburo caputosta come tutti i calabresi, con questo Nando intona la strina di saluto perché “quandu u gallu scuatula la cuda” allora è ora di andare via.

Un grazie grande a Nando Brusco  e all’Uniter da tutto il pubblico e da tutta la Litweb

Ippolita Luzzo


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