NOVE, il monologo di attrice sul suo essere attrice e voler uno spazio tutto per sé per pensare, inizia litigando con l’operaio che sta usando un martello pneumatico, continua chiedendo al cantante melodico se ha dedicato a lei la canzone che risuona dalla autoradio della macchina in strada e si ferma sulla storia della nonna dopo aver offerto il caffè a tutti gli spettatori.
Bellissima la storia della nonna catanese innamorata e poi sposa di un calciatore palermitano, di ben 15 anni più grande. Delizioso e oltremodo ironico l’arrivo a Catania delle zie di lui, dei parenti di lui, da Palermo vista però da una catanese e viceversa. Non sapevo di questa rivalità e abbiamo riso moltissimo. Davvero le donne di Palermo sono brutte? Ahahah, certamente no ma sulla scena passa anche questa battuta e intanto la storia delle zie, del loro continuo cucire e ricamare, tenere i conti e far andare avanti i beni, va avanti con nostro sommo piacere.
Poi la protagonista perde la mamma e resta la nonna, la nonna che continua a domandarsi come non sia giusto che lei sia rimasta e la figlia non ci sia più. Intanto l’attrice perde il suo amore, lui la lascia e anche qui una grande ironia sorregge lei che va in vacanza in un villaggio con un vademecum su come elaborare il lutto, la separazione. Quando tutto sembra perduto, quando ogni cosa va via, ecco che la storia prende un epilogo sorprendente e diventa altro, quasi perde il registro ironico e diventa un dire più didascalico più burocratico, quasi per sottolineare una scelta, la nascita di una bimba voluta dall’unione civile di due donne.
Sembra sia un altro soggetto e invece é il racconto quasi autobiografico dell’attrice protagonista Egle Doria che con grande presenza scenica ha deliziato il pubblico del TIP Teatro di Lamezia Terme.
Ippolita Luzzo