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29 gennaio 2022

News Lamezia e lametino

LO SPAZIO DELLA MEMORIA al Polo Tecnologico Rambaldi di Lamezia


La scuola come luogo dove coltivare la memoria ogni giorno, nella vita quotidiana, nelle nostre relazioni. E’ questo lo spirito dell’iniziativa promossa dal Polo Tecnologico “Carlo Rambaldi” di Lamezia Terme in occasione del Giorno della Memoria, per commemorare le vittime dell’olocausto. Su un lenzuolo scuro disposto sul pavimento negli atri dei due istituti del Polo, dal 26 gennaio ogni membro della comunità scolastica ha potuto deporre un simbolo per ricordare lo sterminio di oltre 6 milioni di esseri umani durante la seconda guerra mondiale e il dovere collettivo della memoria: una frase, un’immagine, una foto, un fiore. I docenti hanno creato occasioni di dibattito e sollecitato gli studenti a fare ricerche personali, ma soprattutto a ricercare dentro ciascuno di loro il significato di una ricorrenza che non può restare solo cerimonia, ma deve provocare ogni giorno le nostre coscienze, facendo maturare nelle nuove generazioni un senso di cittadinanza responsabile, fondato sui valori del rispetto dell’altro, dell’eguaglianza e della solidarietà.

Il lenzuolo della memoria è il simbolo della dignità umana: quella dignità di ogni donna e ogni uomo che non può essere calpestata da nessuno, a cui avvicinarsi con rispetto sacro. Il lenzuolo ricorda la negazione di diritti che ancora oggi si consuma sui barconi nel Mediterraneo. Non in un angolo della scuola ma nell’atrio, nello spazio dove ogni giorno studenti e docenti si incontrano: è un richiamo al dovere quotidiano della memoria, a riconoscere nella vita ordinaria i diritti inalienabili di ogni persona. Un velo circondato dal filo spinato, che segnava il confine invalicabile dei campi di sterminio e segna ancora oggi i confini militarizzati delle zone di guerra dove donne, uomini e bambini scappano da uno Stato all’altro, in condizioni inumane, per ricercare diritti, libertà e pace.

All’interno dello Spazio della Memoria, un disegno originale realizzato dal docente Maurizio Gullà, che esprime l’orrore della Shoah dalla prospettiva dei bambini, rappresentati dalla bambina con il cappotto rosso nelle foto coi soldati in bianco e nero, un simbolo insieme di innocenza e di speranza.


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