Mancini e i 5 anni da ct, dal titolo europeo al flop mondiale
13 agosto 2023

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Mancini e i 5 anni da ct, dal titolo europeo al flop mondiale


Dal 14 maggio 2018 al 13 agosto 2023. Tanto è durata l’avventura sulla panchina azzurra di Roberto Mancini dimessosi a sorpresa questa mattina, pochi giorni dopo la nomina a coordinatore delle nazionali azzurre. Dopo aver conquistato 13 trofei da allenatore, Mancini il 14 maggio 2018 decide di accettare la proposta della Figc, chiamata a far partire un nuovo ciclo dopo la gestione fallimentare di Giampiero Ventura e la mancata qualificazione al Mondiale del 2018. L’esordio del tecnico jesino è datato 28 maggio 2018, a due settimane dall’ufficialità del suo arrivo. Il percorso in azzurro inizia con un successo per 2-1 in amichevole contro l’Arabia Saudita a San Gallo.

La prima Nations League 2018-19 è il test per un biennio da record: il ko a Lisbona con il Portogallo il 10 settembre è l’ultimo fino al 6 ottobre 2021, con il primato di 37 gare utili che diventa la striscia più lunga di tutti i tempi per una Nazionale, meglio di quanto fatto dal Brasile (35 tra il 1993 e il 1996). Nasce una squadra che diventa invincibile: a Genk, il gol di Politano al 94′ piega gli Stati Uniti e avvia la serie di 11 vittorie consecutive, fino al rotondo successo con l’Armenia a Palermo nel novembre 2019 (l’ultima sfida prima del Covid), nuovo record azzurro che supera le nove affermazioni di Pozzo (1938-39). In quella striscia di 11 c’è anche un altro primato, ossia l’en plein nelle qualificazioni a Euro 2020 (10 successi su 10), prima volta per l’Italia in un girone verso Europeo o Mondiale. La ciliegina sulla torta di questo 2019 è il 9-1 all’Armenia: nove reti segnate in una gara dopo 71 anni (1948, Italia-Usa 9-0, vittoria più larga della storia), quarta vittoria nella storia con 8 gol di scarto (le altre nel 1928, 1936 e 1952).

Terminata l’emergenza Covid, l’Italia riparte nella nuova edizione di Nations League 2020-21 nell’autunno 2020. Primo posto nel girone davanti all’Olanda e qualificazione alle Finali, poi la lunga rincorsa a un ‘Sogno Azzurro’, fino a Wembley, dove si celebra il secondo titolo europeo della nostra storia (con il record di 13 vittorie consecutive fino alla semifinale con la Spagna), che regala al Paese una delle più grandi emozioni sportive. L’11 luglio 2021, la Nazionale alza il trofeo ‘Henry Delaunay’ al termine di una sfida mozzafiato con l’Inghilterra padrona di casa, suggellata dalle parate di Donnarumma ai rigori. Il giorno dopo, Roma celebra la Nazionale campione d’Europa con un tributo di folla nella sfilata tra Quirinale e Palazzo Chigi. “Ancora non siamo consapevoli di quello che abbiamo fatto”, sussurra Mancini prima di varcare la soglia del Quirinale.

Il presidente Sergio Mattarella rende onore agli Azzurri: “Avete meritato ben oltre il punteggio, avete vinto esprimendo un magnifico gioco. Avete manifestato armonia di squadra tra di voi e nel gioco. Va espresso un ringraziamento a Roberto Mancini per la fiducia che ha sempre manifestato, la rivoluzione che ha introdotto nell’impostazione del gioco, l’accurata preparazione di ogni partita”. Pochi mesi prima rispetto al trionfo a Euro 2020, 17 maggio 2021, Mancini aveva prolungato il legame con la Nazionale fino al 2026, ossia fino al Mondiale che, una volta sfumata la qualificazione alla Coppa del Mondo di Qatar nella notte amara di Palermo a marzo 2022, diventa il nuovo chiodo fisso nei pensieri del ct.

A caldo, nelle interviste post eliminazione, Mancio non nasconde la grande amarezza: “Credo che come luglio sia stata la cosa più bella che ho avuto a livello professionale, questa è la più grande delusione. Pensare al futuro? Vediamo cosa succede, la delusione è troppo grande per parlarne ora. Ai miei ragazzi voglio più bene ora che a luglio scorso”. Così, dopo la grande delusione per il gol di Trajkovski, il pensiero che si impone nella testa di Mancini è quello di una seconda ricostruzione, lavorando sugli eroi di Wembley e sui ragazzi di una nuova generazione, che fatica a trovare spazio in Serie A. E allora gli stage con i calciatori giovani più interessanti, lo sguardo alle Nazionali giovanili, una rosa giovanissima nella Nations League 2022, dopo aver chiuso, con la sconfitta nella Finalissima con l’Argentina vincitrice della Coppa America (3-0 a giugno 2022, di nuovo a Wembley) una fase della sua carriera azzurra: l’addio alla Nazionale di Chiellini, le partenze verso gli Usa di Insigne e Bernardeschi.

Fanno il loro esordio tra giugno e novembre tanti ragazzi ai quali Mancini dà immediatamente fiducia: Frattesi, Gnonto, Pobega, Dimarco, S. Ricci, Cancellieri, Zerbin, Gatti, S. Esposito, Scalvini, Pafundi, Fagioli, Miretti. Tutto per provare a vincere quel Mondiale, nel quale Mancini non ha mai giocato neanche un minuto. “Per colpa mia”, come ha detto più volte nelle interviste rilasciate in questi anni. Un sogno interrotto in una notte di mezza estate con queste clamorose dimissioni.


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