Manovra, due scenari per il via libera: approvazione lampo o in extremis?
16 ottobre 2024

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Manovra, due scenari per il via libera: approvazione lampo o in extremis?


O tutto subito, o in ‘zona Cesarini’. Mentre prende il via il grande cantiere della manovra, la maggioranza di centrodestra chiamata ad approvare la legge di bilancio si trova davanti a due possibili scenari: da una parte un’approvazione ‘lampo’ della finanziaria prima di Natale, dall’altra un via libera in extremis, proprio a ridosso di Capodanno. Questo è quanto emerge nei ragionamenti dei gruppi parlamentari che sostengono il governo Meloni: un bivio che appare praticamente obbligato, calendario alla mano. In conferenza stampa a Palazzo Chigi, all’indomani del Cdm che ha dato il via libera alla manovra da 30 miliardi, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha parlato anche del possibile timing del provvedimento: “La legge di bilancio – ha spiegato il titolare del Mef – sarà presentata in Parlamento nei termini previsti per legge, il 20 è domenica, penso lunedì 21″.

Il ‘viaggio’ inizierà dalla Camera dei deputati, in virtù del principio dell’alternanza: l’anno scorso fu Palazzo Madama il punto di partenza del percorso verso l’approvazione definitiva del ddl di bilancio, che deve ricevere l’ok di entrambi i rami del Parlamento entro il 31 dicembre. L’auspicio del governo, naturalmente, è che l’iter riservi meno sorprese possibile.

Parlando con l’Adnkronos il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani sottolinea come l’esecutivo stia “rispettando tutti i tempi legati ai documenti di bilancio. Adesso – prosegue Ciriani – attendiamo la trasmissione del ddl in Parlamento che, come ha detto il ministro Giorgetti, dovrebbe avvenire il 21. Poi sarà la Camera a dover incardinare il provvedimento” per cui “auspico un iter ordinato e fluido, sempre però nel rispetto delle prerogative parlamentari sia di maggioranza che di opposizione”, conclude il ministro ed esponente di Fratelli d’Italia.

Tornando alla tempistica, la speranza coltivata negli ambienti parlamentari e degli addetti ai lavori (ipotesi complicata da realizzare, però) è che la manovra ottenga il sì definitivo del Parlamento lunedì 23 dicembre. L’alternativa, con il Natale di mezzo, contempla il rischio che i tempi si dilatino arrivando a ridosso della fine dell’anno: ma la corsa contro il tempo per scongiurare l’esercizio provvisorio è un’eventualità che nessuno ha intenzione di prendere in considerazione. La fluidità dell’iter della finanziaria dipenderà anche dallo svolgimento dei lavori in Commissione e dagli emendamenti che saranno presentati al testo. I gruppi parlamentari contano di avere un margine di intervento più ampio di quello riservato loro l’anno scorso, anche se il raggio di azione per quanto riguarda il numero di emendamenti consentiti sarà comunque ristretto.

Nel comunicato diramato dal Consiglio dei ministri viene disegnato ‘l’impianto’ della prossima legge di bilancio, che conterrà – si legge nel documento – “misure basate sulla riduzione della pressione fiscale e sul sostegno ai redditi medio-bassi dei lavoratori dipendenti e dei pensionati”. Sono previste, inoltre, risorse per il rinnovo dei contratti della pubblica amministrazione, per il rifinanziamento del fondo sanitario nazionale e per sostenere le famiglie numerose e incentivare la natalità.

Per quanto riguarda il cuneo fiscale il ministro Giorgetti ha assicurato in conferenza stampa che sarà confermato il taglio cuneo fiscale e contributivo, “ma addirittura – ha aggiunto – faremo in modo che ci sia anche qualche beneficio sicuramente per redditi oltre 35mila fino a 40mila euro”, inoltre “ci saranno anche altre classi di reddito che ne beneficeranno”. Sulle pensioni sarà introdotto “un nuovo meccanismo di incentivazione per chi raggiunge l’età per il pensionamento in ambito pubblico e privato” per rimanere al lavoro. In merito al catasto sarà attuata una verifica ma non un aggiornamento delle rendite. Giorgetti ha poi parlato di un “sacrificio” da parte di banche e assicurazioni, aggiungendo che anche i ministeri saranno chiamati a una robusta spending review con “una riduzione media del 5% delle spese correnti dell’amministrazione dello Stato”.


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