“San Francesco è una delle radici antiche della nostra identità. La forza profetica delle sue scelte di vita ha esaltato valori che sentiamo vivi per il domani dell’Italia, dell’Europa, del Mediterraneo, del mondo. La pace, anzitutto. La nostra Costituzione l’ha, coerentemente, iscritta come fondamento e traguardo della nostra comunità. Quella pace tradita proprio nel cuore dell’Europa, che, nella prima metà del secolo scorso, aveva conosciuto gli abissi del male e si era riscattata con nuovi ordinamenti interni e internazionali”. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sceglie Assisi e la Festa di San Francesco, per lanciare un nuovo appello per il dialogo e per fermare la guerra che sta insanguinando l’Ucraina.
“Non ci arrendiamo -scandisce il Capo dello Stato- alla logica di guerra, che consuma la ragione e la vita delle persone e spinge a intollerabili crescendo di morti e devastazioni. Che sta rendendo il mondo più povero e rischia di avviarlo verso la distruzione. E allora la richiesta di abbandonare la prepotenza che ha scatenato la guerra. E allora il dialogo. Per interrompere questa spirale“.
“Sono trascorsi ottocento anni -ricorda ancora il Presidente della Repubblica, che quest’anno a nome di tutta la nazione ha accesso la Lampada del santo patrono d’Italia- dall’incontro tra Francesco d’Assisi e Malek al-Kamel. Ed è la sincera volontà di dialogo ciò cui sono chiamati anzitutto i Paesi e le istituzioni, per garantire futuro all’umanità. La pace è un diritto iscritto nelle coscienze e rappresenta l’aspirazione più profonda di ogni persona, appena alza lo sguardo oltre il proprio presente”.
Ma “la pace -evidenzia ancora Mattarella- non è soltanto assenza di combattimenti bensì -ci ricorda San Francesco- è connaturata all’armonia con il Creato. Quando si consumano a dismisura le risorse, quando si depreda la natura, quando si creano disuguaglianze tra i popoli, quando si inaridisce il destino delle generazioni future, ci si allontana dalla pace. Dobbiamo riparare, restituire”, perché “verso la natura che ci è madre non abbiamo portato il rispetto dovuto”. “
“È la grande urgenza della nostra epoca. E non abbiamo altro tempo oltre questo. È un compito -ha concluso il Capo dello Stato- che riguarda tutti noi -nessuno è irrilevante- ciascuna buona opera è rilevante, nessuna è inutile. È un compito che va svolto insieme. Il Papa, che per primo ha scelto il nome di Francesco -e a cui rivolgiamo da Assisi un deferente e riconoscente saluto- ci ha offerto una chiave di interpretazione e di impegno parlando di ‘ecologia integrale‘”.