“Una persona che ti guarda, ma non ti vede. Con gli occhi persi nel vuoto“. Così l’avvocato Solange Marchignoli, legale insieme al collega Luca D’Auria di Alessia Pifferi descrive all’Adnkronos la sua assistita, che da giovedì scorso è in carcere a San Vittore, accusata dell’omicidio di sua figlia Diana, morta a un anno e mezzo, dopo essere stata abbandonata sola in casa dalla mamma per sei giorni. Pifferi “è talmente scollegata dalla realtà da voler andare al funerale figlia”, riferisce l’avvocato, a cui la 37enne ha chiesto anche di telefonare a sua madre e al suo compagno, che però non si sono fatti trovare. “Ci soffre e non si capacita del fatto che possano abbandonarla”, dice l’avvocato. Incredulità che Pifferi avrebbe dimostrato anche quando questa mattina a San Vittore i suoi difensori le hanno riferito dell’indignazione che la morte per stenti di Diana ha suscitato nell’opinione pubblica.
Non ho “mai preso, né dato alla bambina” un ansiolitico, ha ribadito. Nell’abitazione è stata trovata una boccetta di En, lasciata – come raccontato da Pifferi agli inquirenti e come confermato ieri dall’ex – da un uomo che la 37enne ha frequentato la primavera scorsa. A chiarire se la bimba abbia assunto l’ansiolitico saranno gli esami sulla boccetta del farmaco, sul biberon e sul suo beccuccio, che la Scientifica svolgerà lunedì, alla presenza di un consulente di parte. “Ne nomineremo uno per ogni esame”, fa sapere l’avvocato Marchignoli.
All’indomani dell’autopsia, questa mattina il pm della Procura di Milano, Francesco De Tommasi, ha dato il nulla osta per consentire la celebrazione dei funerali di Diana. Un quadro accusatorio che potrebbe cambiare, aprendo all’ipotesi della premeditazione, se si accertasse che la bambina ha ingerito benzodiazepine. Lunedì primo agosto la scientifica effettuerà gli esami sul biberon, il suo beccuccio e la boccetta di En trovata in casa. A lasciare l’ansiolitico nella casa di via Parea, come raccontato da Pifferi, è stato un uomo con cui la 37enne ha intrattenuto una relazione la scorsa primavera, che – rintracciato ieri dagli inquirenti – ha confermato loro la versione data dalla donna. Sessanta giorni sono necessari per la relazione dei medici legali sull’autopsia, svolta ieri sul corpo della piccola.