Godard si è sempre contraddistinto per la sua produzione attenta alle forme espressive e al contenuto ideologico.
Dopo un’attività di critico cinematografico, Godard esordì nel lungometraggio con ‘Fino all’ultimo respiro’ (1959), sorta di film-manifesto in cui si rispecchiavano le aspirazioni di molti autori appartenenti alla sua generazione: un cinema a basso costo, fuori dalle strutture industriali, sottratto alle regole dello spettacolo.
Alla critica radicale del linguaggio cinematografico tradizionale, si unì, nei film successivi, una sempre più consapevole critica dei valori sociali dominanti: ‘Questa è la mia vita’ (1962); ‘La donna è donna’ (1962); ‘Les carabiniers’ (1963); ‘Il disprezzo’ (1963), tratto dall’omonimo romanzo di Alberto Moravia; ‘Una donna sposata’ (1964); ‘Il bandito delle ore undici’ (1965); ‘Il maschio e la femmina’ (1966); ‘Una storia americana’ (1966); ‘Due o tre cose che so di lei’ (1966).
A partire dal 1967 Godard si volse a un cinema più esplicitamente militante, sperimentando nuovi modi di produzione e insieme di elaborazione estetica e ideologica: ‘La cinese’ (1967); ‘British sound’ (1969); ‘Pravda’ (1969); ‘Lotte in Italia’ (1970); ‘Crepa padrone, tutto va bene’ (1972). Liricità e ironia, consapevolezza della crisi e una nuova sensibilità figurativa sembrano invece prevalere (pur nella fedeltà a un’idea di cinema come rischio formale e ideale e a uno stile sempre innovativo e sperimentale) nei film girati dalla fine degli anni Settanta: ‘Si salvi chi può’ (1979); ‘Prénom Carmen’ (1982); ‘Je vous salue Marie’ (1984); ‘Détective’ (1985); ‘Nouvelle vague’ (1990); ‘Germania nove zero’ (1992).
Negli anni Novanta Godard proseguì la sua ricerca di nuove forme visive realizzando ‘Ahimè!’ (1993), ‘Forever Mozart’ (1996). Ha “riscritto”, con un taglio critico, una personale storia del cinema attraverso le immagini con ‘Histoire(s) du cinéma’ (1998), ‘L’origine du XXIème siècle’ (2000) e ‘Pour une histoire du XXIème siècle’ (2000). Più recentemente ha diretto: ‘Éloge de l’amour’ (2001); ‘Notre musique’ (2004); ‘Vrai faux passeport’ (2006); il cortometraggio ‘Une catastrophe’ (2008); ‘Film socialisme’ (2010); ‘Adieu au langage’ (2013, per il quale l’anno successivo ha ricevuto il Premio della giuria al Festival di Cannes); ‘Le livre d’image’ (2018, Palma d’oro speciale alla 71a edizione del Festival di Cannes).