Mostro di Firenze, arriva il gioco da tavolo choc: a Natale diventa Pacciani con 'Merendopoli'
8 novembre 2024

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Mostro di Firenze, arriva il gioco da tavolo choc: a Natale diventa Pacciani con ‘Merendopoli’


Da Pacciani al Vanni, da Lotti a Pucci. Non più solo Risiko e Monopoly: in occasione delle prossime feste natalizie, gli appassionati di giochi da tavolo (e di dark humour) avranno un passatempo in più. Sul web arriva infatti Merendopoli, il gioco in scatola ispirato ai processi dei “compagni di merende” e ai delitti del Mostro di Firenze, acquistabile – per ora – solo sulla pagina Instagram omonima. L’iniziativa goliardica sta riscuotendo un certo successo tra i cultori del caso di cronaca che ha sconvolto la Toscana e l’Italia dal 1968 al 1985, ma non è piaciuta a Vieri Adriani, avvocato di parte civile per i parenti di Nadine Mauriot e Jean Michel Kraveichvili, la coppia francese uccisa nel settembre del 1985 a Scopeti di San Casciano: ovvero, le ultime vittime del Mostro.

“E’ una trovata deplorevole – commenta Adriani all’Adnkronos – siamo caduti veramente in basso. Sono morte persone in circostanze orrende, giovani che avevano tutta la vita davanti a sé. Creare un gioco da tavolo sul Mostro è come fare un gioco sulla strage di Bologna: si tratta di una vera e propria strage che ha visto morire 16 persone. Vedo una mancanza completa di educazione e buon gusto”.

Come si gioca

Sulla scatola di Merendopoli – che prevede un tetto massimo di sei giocatori ed è sconsigliato a una platea di under 14 – sulle banconote e sulle carte ‘imprevisto’ sono impressi i volti di alcuni dei principali protagonisti della vicenda processuale dei cosiddetti ‘compagni di merende': Pietro Pacciani, Mario Vanni, Giancarlo Lotti, Fernando Pucci. Ma non mancano altri personaggi come il pubblico ministero Paolo Canessa (grande accusatore di Pacciani) o l’avvocato Nino Filastò, difensore del Vanni. “Rivivete insieme ai vostri amici la vicenda giudiziaria che ha sconvolto l’Italia per quasi 20 anni e mai del tutto risolta. Aggiudicatevi le piazzole, sistemate i vostri appostamenti, evitate di pagare troppe spese legali e danni morali, ma soprattutto state lontani dal carcere di Sollicciano”, il claim del gioco che si legge sulla confezione.

Lo sdegno dei familiari delle vittime

“Non credo – prosegue l’avvocato Adriani – che ci possano essere iniziative di carattere legale su questo gioco, considerato anche che ormai le famiglie delle vittime si sono quasi del tutto ‘estinte’. I parenti rimasti sono disinteressati a questo caso e le persone che hanno subito un dolore così grande vogliono solo dimenticare”. L’avvocato delle famiglie delle vittime di Scopeti punta il dito anche contro il “dark tourism” che da anni si starebbe sviluppando attorno al fenomeno del Mostro di Firenze: “Ci sono gruppi di persone che vanno in gita sui luoghi del delitto, addirittura c’è chi fa servizi di accompagnamento, strutture convenzionate, ristoranti che sono al corrente e vengono contattati per le rimpatriate di gruppi dediti alla discussione. Di recente c’è stata una reunion che ha riguardato i cosiddetti ‘sardisti’, ovvero coloro che ritengono che il colpevole dei delitti del Mostro vada ricercato all’interno del cosiddetto ‘clan dei sardi'”.

Per Vieri Adriani, la verità su quella lunga scia di sangue ormai è irraggiungibile: “Non la conosceremo mai. I parenti delle vittime sono rimasti sconcertati dal modo in cui si sono svolte le ultime due udienze. La magistratura fiorentina non è stata in grado di rintracciare i 17 fotogrammi conservati nella Nikon delle due vittime francesi e neppure di recuperare il testo di una relazione che i Ris di Roma avevano inviato in risposta ai quesiti formulati dallo stesso Pm sulla cartuccia rinvenuta nell’orto di Pacciani. Tutto perso”. I magistrati “hanno avuto un’opportunità grandissima nel 2013: hanno indagato e lasciato a se stesso Giampiero Vigilanti, finché non è morto. Devo dare atto al Pm Canessa che ci ha messo anima e corpo fino a che non è andato in pensione: ma dopo il suo pensionamento è finito tutto. La verità non la sapremo mai, possiamo dirlo senz’altro”.

(di Antonio Atte)


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