Domani verrà annunciato ad Oslo il vincitore del Premio Nobel per la Pace, in un anno che è stato segnato dal guerra in Ucraina, le sue conseguenze economiche globali ed anche il timore, oggi forte più che mai, di una sua escalation nucleare. A molti quindi in questa vigilia appare ovvio che il conflitto in corso nel cuore dell’Europa, non potrà essere ignorato in questa edizione dei Nobel, anche se il processo di presentazione delle candidature si è ufficialmente concluso il 31 gennaio, quindi prima che Vladimir Putin desse l’ordine, il 24 febbraio, di invasione.
Non a caso quindi tra i favoriti vi sono oppositori al regime di Vladimir Putin e a regimi suoi sodali, come la Bielorussia di Alexander Lukashenko. Secondo molti che stanno facendo previsioni in queste ore, come il direttore dell’Istituto di ricerca per la Pace di Oslo, Henrik Urdal, tra i favoriti vi sono infatti la leader dell’opposizione bielorussa, Svetlana Tikhanovskaya, e il dissidente russo, Alexei Navalny, attualmente in prigione in Russia dopo essere sopravvissuto negli anni scorsi ad un tentativo di avvelenamento.
“Entrambi si sono distinti per le critiche all’invasione russa dell’Ucraina – argomenta Urdal – un premio Nobel ad entrambi sarebbe visto come una chiara protesta contro l’invasione russa e il sostegno che ha avuto dalla Bielorussia. E il premio rappresenterebbe un sostegno alle alternative democratiche e non violente a Lukashenko e Putin”.
Poi c’è anche chi, come decine di esponenti politici che lo scorso marzo hanno inviato una lettera al comitato norvegese dei Nobel chiedendo di riaprire l’accettazione delle candidatura, sostiene che domani ad Oslo il premio dovrebbe andare a Volodymyr Zelensky, il presidente ucraino che dal 24 febbraio scorso sta difendendo a tutti i costi l’Ucraina.
Non mancano però dubbi sul fatto dare ora il riconoscimento per la pace ad un presidente che, anche se costretto da un’invasione, in questo momento è in armi. “La guerra continua e questo è un fatto”, spiega Dan Smith, dell’Istituto internazionale di studi per la pace di Stoccolma, suggerendo che “forse” Zelensky potrà essere un possibile candidato nei prossimi anni, se “riuscirà ad ottenere la pace per il suo Paese”.
L’analista comunque non esclude che il comitato tenga conto il fattore Ucraina, magari dando un riconoscimento l’Aiea per gli sforzi che sta facendo per scongiurare un catastrofico incidente nelle centrali nucleari ucraine ormai diventate teatro del conflitto. L’agenzia atomica internazionale è stata già premiata nel 2005, ma questo non costituirebbe un impedimento, dal momento che per esempio la Croce Rossa Internazionale ha ricevuto tre premi Nobel per la Pace.
Anche Smith concorda poi sul fatto che un premio ad attivisti anti-Putin e anti-Lukashenko sarebbe un segnale forte, un particolare a Tikhanovskaya, definendo la leader dell’opposizione che ha sfidato il regime nelle elezioni del 2020 “un’alleata per la pace”. Secondo gli osservatori, il comitato di Oslo potrebbe anche non concentrarsi sulla guerra in Ucraina, ma su una tematica, di altrettanta drammatica attualità, come il clima e l’ambiente, conferendo finalmente il premio a Greta Thunberg, la giovane attivista svedese che ha lanciato il movimento globale Fridays for future, che negli ultimi anni figura sempre nella rosa ristretta dei candidati.
Oppure l’attenzione potrebbe rivolgersi alle violazioni dei diritti umani della Cina, premiando l’economista uiguro Ilham Tohti, che sta scontando una condanna all’ergastolo per accuse di separatismo, o gli attivisti di Hong Kong Agnes Chow e Nathan Law. In tutto per quest’anno sono state presentate 342 candidature, 251 persone e 92 organizzazioni. Si tratta del numero più alto di candidature dopo il record, 376, registrato nel 2016.
Al vincitore andrà un premio di 10 milioni di corone (oltre 917mila euro), solitamente poi devoluto alla causa per cui il premiato si batte. Dmitry Muratov, il giornalista russo premiato lo scorso anno insieme al Maria Ressa “per la loro coraggiosa lotta per la libertà di espressione in Russia e nelle Filippine”, ha deciso anche di mettere in vendita la medaglia del Nobel per raccogliere fondi destinati ai bambini rimasti feriti nella guerra in Ucraina.