Non è solo un gioco delle parti. La posta in gioco è sempre più alta e l’intrigo del gas, arricchito da un colpo di scena che sembra aggiungere un atto di terrorismo alla lunga lista di oscenità prodotte dalla guerra in Ucraina, complica ancora lo scenario. Sul piano economico e su quello delle relazioni internazionali sembra annunciare un’escalation.
Le prime conseguenze sono sul prezzo del gas. Dopo l’impennata di ieri, seguita alle notizie che sono arrivate dal Mar Baltico, risale al mercato di Amsterdam sopra quota 200 euro al megawattora segnando un rialzo dell’8% per cento sulla chiusura di ieri. Poi c’è il fattore tempo. La Danimarca sottolinea che ci vorrà una settimana o due prima che le perdite sul Nord Stream possano essere esaminate scendendo in profondità. Nel governo tedesco crescono i timori che Nord Stream 1 diventi inutilizzabile per sempre dopo le perdite alla pipeline che transita per il Mar Baltico. In ogni caso, il rischio che i gasdotti non possano rientrare in funzione prima dell’inverno è concreto. Venerdì arriveranno le decisioni da Bruxelles per contenere il caro energia e i fatti di questi giorni potrebbero suggerire decisioni più drastiche. Anche perché, tra mille dubbi, c’è una certezza: sarà più difficile ottenere gas dalla Russia.
Le relazioni internazionali, già compromesse da mesi di guerra in Ucraina, si stanno riducendo ai minimi termini, considerando i rapporti tra Russia, Ue e Usa. “E’ chiaro che ogni danneggiamento deliberato dell’infrastruttura energetica dell’Ue è assolutamente inaccettabile e riceverà una risposta robusta e unitaria”, sintetizza il vicepresidente esecutivo della Commissione Europea Valdis Dombrovskis.
Con i riservisti che hanno iniziato il loro addestramento in Russia, gli Stati Uniti e l’Europa che preparano nuovi invii di armi in Ucraina, e la guerra del gas giocata sempre più in campo aperto, gli spiragli per l’inzio di negoziati veri tra le parti sembrano sempre più ridotti. (di Fabio Insenga)