E questo perché al tavolo ci sarebbero stati alcuni distinguo, soprattutto perplessità della Lega su una proroga delle misure che copra per intero il mese di aprile. Per evitare che il fronte tra ‘aperturisti’ e ‘rigoristi’ diventasse rovente, il premier avrebbe proposto il check a metà mese.
Al termine della conferenza stampa lo stesso presidente del Consiglio ha lasciato intendere che non sono affatto esclusi cambiamenti nelle prossime settimane. “Noi faremo un decreto sui dati disponibili oggi e continueremo a seguirli, io non escludo cambiamenti in corso – le sue parole -. La situazione è così complessa che va monitorata giorno per giorno, settimana per settimana”.
D’altronde la Lega non nasconde le proprie perplessità sul mese di aprile. “Se con contagi alti e ospedali pieni si chiude – fanno trapelare fonti del Carroccio nel tardo pomeriggio – con contagi bassi e ospedali a posto si apre. Semplice. Siamo perfettamente d’accordo. Diciamo solo che non è possibile decidere adesso che per tutto aprile, qualunque cosa accadrà, tutto rimarrà comunque chiuso. Salute e lavoro non sono nemici”.
Ma soprattutto, a conferenza stampa del premier in corso, Matteo Salvini aveva provveduto a mettere le cose in chiaro. “E’ impensabile tenere chiusa l’Italia anche per tutto il mese di aprile. Nel nome del buonsenso che lo contraddistingue – e soprattutto dei dati medici e scientifici – chiediamo al presidente Draghi che dal 7 aprile, almeno nelle regioni e nelle città con situazione sanitaria sotto controllo, si riaprano (ovviamente in sicurezza) le attività chiuse e si ritorni alla vita a partire da ristoranti, teatri, palestre, cinema, bar, oratori, negozi. Qualunque proposta in Consiglio dei Ministri e in parlamento avrà l’ok della Lega solo se prevederà un graduale e sicuro ritorno alla vita”, mette in chiaro il segretario leghista.
Parole, le sue, che non sembrano cogliere impreparato il premier, che, interpellato sulla stoccata di Salvini, risponde sicuro, accennando anche un sorriso: “Pensabile o impensabile dipende solo dai dati che vediamo. Dopo un anno di sofferenza si sa qualcosa di più sulle fonti di contagio, un anno di sofferenza ha mostrato che queste regole non sono campate per aria. E’ desiderabile riaprire, questo lo è anche per me, dopo di che quando, se e come dipende dai dati che abbiamo a disposizione”. Dati che a metà aprile, riferiscono fonti di governo, ci diranno se il governo tirerà dritto con la linea dura o anticiperà le aperture.
A condividere la linea del premier, il il presidente dell’Emilia-Romagna e della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini. Per quanto riguarda la riapertura delle attività economiche, “come ha detto il presidente Draghi si dovrà guardare passo passo l’andamento dell’epidemia. Inutile adesso illudere qualcuno se non si sarà in grado di avere una curva epidemiologica sotto controllo e al ribasso”, ha affermato Bonaccini. “Nella mia regione, ad esempio – spiega – abbiamo avuto oggi un Rt tra i più bassi d’Italia” anche se “i reparti sono pieni”. L’Emilia-Romagna, ricorda Bonaccini, aveva anticipato le zone rosse in province come Modena, Bologna e la Romagna, rispetto alla decisione del Governo “e stiamo iniziando a vedere timidamente i risultati”. “Per la prima volta oggi abbiamo un segno meno nei ricoveri – sottolinea il governatore – e mi auguro che questo presupponga, nelle prossime settimane, numeri più bassi e quindi a vedere via via riaperte le attività. Ma credo che faccia bene il presidente Draghi a usare prudenza”, “pronti ad aprire laddove si potrà verificare una consistente diminuzione contagi”.