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21 dicembre 2021

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Oggi Solstizio 2021: misteri, curiosità e tradizioni della festa dell’Inverno


Oggi 21 dicembre, esattamente alle 16,58 cadrà il solstizio d’inverno 2021. Il giorno del solstizio è quello che ha meno ore di luce dell’anno. A Roma durerà 9 ore e 6 minuti, con l’alba fissata alle 7:32 e il tramonto alle 16:38. A Milano la luce sarà presente per 8 ore e 42 minuti, a Bologna 8 ore e 50 minuti, a Firenze per 8 ore e 55 minuti, a Napoli 9 ore e 14 minuti.

Il solstizio, dal latino sol (sole) e stitium (sistere cioè fermarsi), ci porta ufficialmente nella stagione invernale ed è in astronomia il momento in cui il sole, nel suo moto apparente lungo l’eclittica, raggiunge il punto più basso all’orizzonte, dando luogo al giorno più breve dell’anno. Dal 21 dicembre in poi però, e fino al solstizio d’estate del 2022, le ore di luce inizieranno di nuovo pian piano ad aumentare.

Il solstizio d’inverno ancor oggi così come nell’antichità, continua ad avere un fascino misterioso e a rappresentare un momento molto importante nella vita di tutti, una sorta di passaggio dal buio alla luce, dalla morte alla vita, che veniva celebrato in epoca precristiana dalle popolazioni di ogni latitudine del mondo con rituali trasformati poi nelle tradizioni natalizie che ancor oggi conosciamo.

Erano culti di concezione solare, dai Celti con i loro rituali che si svolgevano presso i monoliti di Stonehenge, Yule degli antichi popoli germanici fino al Sol Invictus dei pagani, ai Saturnalia dei Romani e al Natale dei cristiani.

Il nome “Yule” proviene dal vecchio “jól” norvegese e “géohol” in inglese antico, che indicava la stagione di caccia dopo la raccolta di dicembre poi associata al Solstizio d’Inverno. La festa di Yule durava 12 giorni con rituali sacri e cibi particolari e segnava l’inizio del nuovo anno.

Soprattutto dei Saturnalia romani, secondo Catullo i giorni più belli dell’anno, e quindi allo scorrere del tempo, troviamo tracce importanti nelle nostre tradizioni natalizie. Dal 17 dicembre fino a gennaio nell’antica Roma c’erano le feste di Eponalia, Opalia, Sigilllaria, Divalia, Larentalia e altre ancora.

In quei giorni era concesso di tutto, in un clima di otium piuttosto goliardico: grandi mangiate, addirittura degli schiavi coi padroni, scambio di auguri, piccoli doni, figurine in terracotta e cera e pane di tante qualità. E nelle case, illuminate da candele che stavano accese per tutto il tempo della festa, si trascorrevano le giornate fra banchetti a base di maialini arrosto, bagni caldi e lunghe partite a dadi.

Annamaria Persico


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