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11 aprile 2016

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Olio di palma: tutta la verità, nient’altro che la verità


In molti avranno notato lo spot che gira in tv e sul web, nel quale l’olio di palma viene presentato, con tanto di belle immagini e musica rilassante, come un ingrediente di origine naturale, sano e anche sostenibile per l’ambiente. Di certo «naturale» lo è visto che è un olio vegetale, ma sul suo apporto nutrizionale e sulla sostenibilità della sua coltivazione massiva ci sono molti dubbi su più fronti.

Diciamolo subito: il problema dell’olio di palma è la grande quantità di grassi saturi che fornisce all’organismo. E visto che è presente in un gran numero di prodotti alimentari, il rischio di assumerne troppi è elevato. Meglio quindi fare attenzione alle indicazioni riportate in etichetta. Una posizione che di recente ha espresso anche l’Istituto superiore di sanità. A fare più attenzione (sempre secondo l’Iss) devono essere i bambini tra i 3 e i 10 anni: quelli cioè che consumano più merendine. Se vuoi sapere quali sono le merende più equilibrate o quelle dove non è presente l’olio di palma puoi consultare il nostro servizio online per confrontare le merendine.

Da quando è diventato obbligatorio indicarlo esplicitamente in etichetta, senza camuffarlo più dietro la generica scritta «oli vegetali» si è scatenato un dibattito infuocato e confuso tra chi lo condanna e chi, invece, lo difende. Da un lato i promotori della petizione Stop olio di palma che, sulla base di recenti studi, ci hanno parlato dei potenziali rischi per organismo e ambiente, dall’altro Aidepi (Associazione delle industrie del dolce e della pasta italiane), che ha reagito alla condanna con una intensa campagna pubblicitaria.

Di cosa stiamo parlando
L’olio di palma è l’olio vegetale più usato al mondo, non solo in prodotti alimentari, ma anche nel settore cosmetico, energetico, farmaceutico e persino nella produzione di mangimi. Le ragioni del boom derivano dal fatto che, sia per i coltivatori sia per i produttori, è una vera manna: la pianta da cui deriva – coltivata in Malesia e Indonesia in primis (86% della produzione globale) – rende moltissimo, per cui il raccolto su una certa superficie di terreno dà molto più olio rispetto ad esempio alla soia o al girasole che richiederebbero più spazio. Ha un ulteriore vantaggio per l’industria alimentare: è un grasso solido come il burro e quindi rende gli alimenti cremosi senza influenzare i sapori e permette anche di conservarli più a lungo.

FA MALE ALLA SALUTE?
Non è un veleno: dal punto di vista nutrizionale è senz’altro meglio dei grassi idrogenati, prima molto usati nell’industria alimentare. Ma da qui a pensare che non presenti nessun rischio per la salute il passo è lungo. L’olio di palma non ha colesterolo, questo è vero, ma esattamente come il burro contiene una quantità di acidi grassi saturi molto elevata rispetto ad altri oli: dei grassi presenti in 100 grammi di olio di palma, 47,1 grammi sono saturi, contro i 48,8 grammi del burro e gli appena 16,3 grammi dell’olio di oliva. I rischi per cuore e circolazione, quindi, ci sono eccome se si assume in grande quantità. E il rischio c’è visto che l’olio di palma è praticamente dappertutto ed è facilmente accumulabile durante la giornata. A porre l’accento sul rischio di accumulo è anche l’Istituto superiore di sanità:«Il problema non è l’olio di palma in sé, ma il fatto che rappresenta una rilevante fonte di acidi grassi saturi, cui le evidenze scientifiche attribuiscono – quando in eccesso nella dieta – effetti negativi sulla salute, in particolare rispetto al rischio di patologie cardiovascolari». A fare attenzione devono essere soprattutto i bambini (da 3 a 10 anni), anziani, obesi, ipertesi e persone che hanno avuto in passato problemi cardiovascolari.

Allora quanto se ne può assumere? Le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e le line guida nazionali consigliano un apporto di questo nutriente del 10% dell’apporto calorico quotidiano, circa 22 grammi per una dieta di 2000 kcal.

Cosa fare a tavola?
Attenzione a bilanciare formaggi, carne rossa e prodotti con olio di palma nella dieta quotidiana, in modo da evitare un sovraccarico di grassi saturi. Dal punto di vista delle altre proprietà nutrizionali non è niente di che: antiossidanti, vitamine e carotenoidi del prodotto grezzo vengono in gran parte persi con la raffinazione. E se il produttore vi annuncia di averlo eliminato, attenzione al «con che cosa»: l’olio di cocco, ad esempio contiene molti più grassi saturi (sul totale dei grassi di 100 grammi di olio di cocco i saturi sono ben 86,8 grammi).
(Fonte: Altroconsumo)


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