Non trovano pace le anime di Ilaria Alpi e di Miran Hrovatin, giornalista ed operatore del Tg3, uccisi a Mogadiscio il 20 marzo 1994. Quello che fino ad oggi era stato riconosciuto come il loro assassino ora potrebbe non esserlo più. La Corte d’Appello di Perugia, infatti, ha ammesso nei giorni scorsi l’istanza per la revisione del processo a carico di Hasci Omar Hassan condannato a 26 anni per la morte della giornalista e del suo operatore.
Accolta l’istanza della difesa che chiedeva l’apertura di un processo di revisione. L’udienza è stata rinviata al 5 aprile prossimo per sentire i primi testimoni. Il collegio presieduto da Giancarlo Massei ha ammesso tutte le deposizioni chieste dalla difesa e dalla procura generale. Presenti in aula lo stesso Omar Hassan (che ha scontato 16 anni di reclusione ed è ora affidato ai servizi sociali) e la madre di Ilaria Alpi, Luciana. «Prima di andarmene voglio dare verità e giustizia a Ilaria e Miran», sono state le parole di Luciana Alpi che, alla colpevolezza di Hassan, non ha mai creduto.
«Né io né mio marito abbiamo mai creduto alla colpevolezza di Hassan», ha aggiunto Luciana Alpi «il testimone chiave non è mai apparso di persona a dire: quello è uno del commando. Noi che non siamo avvocati abbiamo capito perfettamente che c’era qualcosa che non funzionava e abbiamo sempre sostenuto questo ragazzo, tanto che ogni tanto dal carcere ci telefonava. Adesso è felice e se non altro almeno è fuori, in una comunità. Speriamo che con il processo di revisione possa uscire definitivamente ed essere libero».
Hassan, da parte sua, ha da sempre sempre rivendicato la propria innocenza, e, come la madre di Ilaria Alpi, molti hanno continuato a credere che non fosse mai stata fatta luce su quanto realmente accadde. La conferma è arrivata, alla fine, proprio dall’uomo che, all’epoca dei fatti, puntò il dito contro di lui: sarebbe stato pagato per farlo.
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